Oltre duemila uomini delle forze dell'ordine sono state mobilitate questa mattina per proteggere il blitz delle ruspe volto a sfondare barricate e presidi eretti dai manifestanti NO TAV in Val di Susa. La "prova di forza" arriva poco dopo le dichiarazioni del Ministro dell'Interno Roberto Maroni circa la necessità di riaprire i cantieri entro il 30 giugno e di riprendere i lavori per portare a compimento l'opera.
Un'operazione iniziata nella prima mattinata con le forze dell'ordine che hanno bloccato gli accessi, mentre i manifestanti provavavno a "difendere" il presidio permanente ergendo una barricata. Nel frattempo le ruspe cominciavano ad avvicinarsi al cantiere, scortate da poliziotti in assetto anti sommossa che non esitavano a fermare i manifestanti che provavano ad opporsi al cammino dei mezzi meccanici. Poco dopo il blitz, era arrivata anche la notizia dell'emanazione di un'ordinanza da parte del prefetto di Torino che dava alla Polizia la "piena disponibilità dell'area della Maddalena di Chiomonte", sede del presidio degli attivisti che si oppongono alla realizzazione della linea ad Alta Velocità. Una delibera che ha provocato violente reazioni anche da parte dei legali dei No Tav, impegnati in queste ore in frenetiche trattative per bloccare l'avanzata delle forze di polizia, che tra le altre cose, non hanno esitato a disperdere i manifestanti utilizzando gas lacrimogeni e cariche a ranghi serrati.
La situazione resta davvero critica e negli ultimi minuti sembra che i manifestanti abbiano deciso di arroccarsi in cima all'area della Maddalena, mettendo in atto una "resistenza passiva" (mentre si segnalano alcuni tentativi di raggiungere l'area da parte di altri gruppi di manifestanti).