Vajont, oscurato il sito sulla strage. Il giudice: “Offesi Paniz e Scilipoti”
Ricordi e testimonianze della strage che nel 1963 costò la vita a 1910 persone nella Valle del Vajont, in Friuli, quando una diga che cedette sotto il peso di una frana inondò i villaggi sottostanti. Tutto documentato da un sito, vajont.info, di cui il gip di Belluno Aldo Giancotti ha disposto la chiusura preventiva per una frase ritenuta offensiva della reputazione dei parlamentari Domenico Scilipoti e Maurizio Paniz. Il provvedimento coinvolge anche 226 provider italiani, che hanno l’obbligo di impedire l’accesso al portale da parte degli internauti.
L’ORDINANZA DEL GIUDICE – I documenti che, almeno per il momento, sono spariti dalla rete sono molteplici: fotografie, interviste, testimonianze dell’epoca, finanche rappresentazioni teatrali come quella tenuta a febbraio da alcuni ragazzi: “Chi si ricorda del Vajont”, basata sul film del 2001 girato da Renzo Martinelli, a sua volta ispirato al monologo di Gabriele Paolini del 1997. L’ordinanza, infatti, non si limita a indicare la rimozione della frase incriminata, ma impone, ai provider italiani, di “inibire ai rispettivi utenti l’accesso all’indirizzo web www.vajont.info , ai relativi alias e ai nomi di dominio presenti e futuri rinvianti al sito medesimo, all’indirizzo IP statico che al momento dell’esecuzione del sequestro risulta associato al predetto nome di dominio e ad ogni ulteriore indirizzo IP statico che sarà associato in futuro ( interdizione alla risoluzione dell’indirizzo mediante DNS)”.
SEQUESTRO PREVENTIVO – Una novità quasi assoluta per la giurisprudenza italiana visto che, come sottolinea il giurista Fulvio Sarzana di S. Ippolito sul suo blog, sino ad oggi “la magistratura aveva sempre esitato nell’imporre ai provider lo strumento dell’inibizione all’accesso per i cittadini italiani in occasione di un sequestro preventivo dei portali e dei blog per diffamazione”. Anche in caso di chiusura preventiva, insomma, gli utenti di internet potevano continuare a navigare sul sito in questione finché non si fosse giunti a sentenza definitiva. Il sequestro preventivo di oggi, invece, costituirà un importante precedente per il mondo giuridico italiano che, conclude S. Ippolito, potrà “ledere gravemente i diritti all’informazione dei cittadini italiani, che potrebbero veder scomparire dalla rete interi quotidiani, blog e portali informativi in virtù di una o più frasi ritenute lesive dei diritti di un singolo cittadino”.