Usa, transgender nell’esercito: Pentagono per ora “ignora” l’ordine di Trump
Ieri il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato tramite una serie di tweet che i transgender non potranno servire nelle forze armate americane. “Dopo consultazioni con i miei generali ed esperti militari, informo che il governo degli Stati Uniti non accetterà o consentirà a individui transgender di servire, in qualsivoglia ruolo, nelle forze armate degli Stati Uniti”, ha scritto Trump aggiungendo che i militari “devono concentrarsi su decisive e schiaccianti vittorie e non possono essere oberati dai tremendi costi medici e disagi che comporta avere transgender nelle forze armate”. Una decisione in contrasto con quella del suo predecessore Barack Obama (grazie a Obama i transgender potevano apertamente far parte delle forze armate da poco più di un anno) che ha subito scatenato delle proteste in tutti gli Stati Uniti, ma in ogni caso – almeno per il momento – non cambierà nulla.
Lo Stato maggiore ignora l’ordine di Trump
A comunicare che l’ordine dato da Trump tramite Twitter per ora non è valido è stato il generale Joe Dunford, ovvero il capo dello Stato maggiore congiunto, l'ufficiale militare di rango più elevato delle forze armate statunitensi e principale consigliere militare del presidente. In una nota Dunford ha spiegato che tutto resterà uguale fino a quando il presidente Trump non darà indicazioni formali al Pentagono e il segretario alla Difesa, Jim Mattis, non darà le nuove direttive. “Nel frattempo, continueremo a trattare tutto il nostro personale con rispetto. Ciò che conta è rimanere concentrati sul raggiungimento delle nostre missioni assegnate, visti gli attuali combattimenti e le sfide che affrontiamo”, ha spiegato.
Proteste e manifestazioni dopo l’annuncio di Trump sui transgender
Intanto, dopo i tweet di Trump che annunciavano il no all'ingresso dei transgender nelle forze armate centinaia di persone hanno manifestato in tutti gli Stati Uniti. A New York come a San Francisco in tantissimi hanno manifestato contro l'annuncio del presidente. “Resist”, si leggeva su numerosi cartelli esposti davanti ad una stazione di reclutamento militare a Times Square, nel cuore di Manhattan. In tanti si sono dati appuntamento nella piazza di San Francisco dedicata ad Harvey Milk, icona e simbolo della lotta per i diritti omosessuali, e lì hanno sventolato bandiere rosa e blu cantando “alziamoci e combattiamo”.