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Università, dati Ocse: pochi laureati in Italia. Meno di 1 su 2 continua dopo le superiori

Non arrivano buone notizie dal dossier Education at a Glance 2015. Nella maggior parte delle graduatorie prese in considerazione l’Italia è nella parte bassa. Un dato su tutti: solo il 42% dei diplomati si iscrive “all’università”, siamo terzultimi dopo il Lussemburgo e il Messico.
A cura di Biagio Chiariello
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In Italia abbiamo pochi laureati e sempre più “Neet”, giovani disoccupati che non sono neanche in un percorso di formazione. L’università che non assicura un lavoro attrae sempre meno gli studenti italiani che finiscono per ingrossare le fila degli inattivi. E’ quanto si evince dal Rapporto "Uno sguardo sull'istruzione" elaborato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, presentato oggi nella sede del Miur a Roma. Uno dei dati più significativi che emerge dalla ricerca è la carenza sotto il profilo della professionalizzazione. Anche se “negli ultimi anni l’Italia ha compiuto progressi importanti per creare programmi di istruzione terziaria che preparino gli studenti a un rapido ingresso nel mondo del lavoro”, riconosce l’Ocse, creando gli istituti tecnici superiori e la raccomandazione è di “rafforzare questo tipo di programmi”, nel nostro Paese solo lo 0,2% degli studenti è iscritto a un ciclo terziario breve professionalizzante (questa la dizione tecnica) contro l'11% Ocse. Se si passa alla laurea di primo livello la percentuale italiana si ferma al 28% contro il 36% Ocse. La situazione cambia per la laurea specialistica con un 20% italiano contro il 17%.

Meno di 1 su 2 continua dopo le superiori

Nell'insieme, secondo i calcoli dell'Ocse, "si prevede che in Italia solo il 42% dei giovani si iscriverà ai programmi di istruzione terziaria, la minore quota d'iscrizione rispetto all'insieme dei Paesi Ocse, dopo il Lussemburgo e il Messico", afferma il Rapporto, secondo cui "nel complesso il 34% dei giovani italiani dovrebbe conseguire un diploma d'istruzione terziaria, rispetto a una media Ocse del 50%".

Università italiana poca attraente per gli stranieri

Nel complesso le università italiane non sembrano interessare agli studenti degli altri Paesi Ocse, anche per la carenza di insegnamenti in lingua inglese: nel 2013 meno di 16mila studenti stranieri di aerea Ocse risultava iscritto negli atenei italiani, rispetto a circa 46mila studenti in Francia e 68mila in Germania. Va anche detto che l’Italia, insieme con la Spagna e l’Irlanda ha registrato uno dei punteggi più bassi in termini di lettura e comprensione tra i titolari di un diploma universitario, che hanno partecipato alo studio dell’Ocse sulle competenze degli adulti.

Calano i laureati che trovano lavoro

Cala anche il numero dei laureati italiani che trovano occupazione. L’Ocse, nel rapporto presentato oggi al Miur, afferma che nel 2014 solo il 62% dei laureati tra i 25 e i 34 anni era occupato in Italia, 5 punti percentuali in meno rispetto al tasso di occupazione del 2010. “Questo – affermano gli esperti Ocse – è un livello paragonabile a quello della Grecia ed è il più basso tra i Paesi dell’Ocse. Il tasso di occupazione è particolarmente basso tra coloro che hanno i genitori non laureati e meno probabilità di accedere a una rete di relazioni sociali. La crisi economica del 2008-2009 non è l’unico fattore che spiega la scarsità di lavoro: secondo l’Ocse spesso i titoli di studio “non coincidono con l’acquisizione di competenze solide, sollevando interrogativi circa la qualità dell’apprendimento”.

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