Unioni civili, ora 40 senatori ricorrono alla Consulta per bloccare la legge
Altra giornata di polemiche e tensioni intorno al disegno di legge in materia di unioni civili che porta la firma della senatrice Monica Cirinnà e che è attualmente in discussione al Senato della Repubblica. Poche ore fa l’Ufficio di Presidenza del Senato ha confermato che la discussione generale si concluderà nella giornata di martedì 9, anticipando la convocazione dell’Aula alle 12 e premettendo che il dibattito andrà avanti senza orario di chiusura. Si tratta sostanzialmente di un modo per garantire una tempistica certa al voto finale sul disegno di legge, come chiesto in particolare dal Partito Democratico.
Una vittoria del fronte del sì al disegno di legge, che però dovrà fare i conti con un nuovo ostacolo. I senatori Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello, Luigi Compagna, Mario Mauro e Andrea Augello (Idea per l’Italia) hanno infatti annunciato un ricorso alla Corte Costituzionale perché, a loro modo di vedere, il percorso del disegno di legge avrebbe violato le prerogative dei parlamentari.
Spiega il Corriere della Sera:
L’iter, secondo i ricorrenti, avrebbe violato l’articolo 72 della Costituzione, che prevede che i disegni di legge siano esaminati prima in commissione e poi in aula. La commissione Giustizia non ha esaurito l’esame sulle unioni civili. Sul ddl Cirinnà — hanno aggiunto i senatori —, che è stato congiunto a quelli in precedenza depositati, non c’è stata alcuna discussione in commissione. Di qui le ragioni del ricorso: i singoli parlamentari non hanno potuto svolgere la loro funzione assegnatagli dalla Carta. I ricorrenti se la prendono con il presidente del Senato Pietro Grasso. Giovanardi ha detto di aver sollevato la questione con Grasso sia con una lettera che in Aula. «Grasso — ha ricordato Quagliariello — è stato eletto dal Pd e da M5s; faccio appello a lui perché tuteli i diritti delle minoranze, specie di quelle che non lo hanno eletto».