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Unioni civili, è scontro: centristi pronti ad affossare il ddl Cirinnà e ricattare il Governo

Lupi parla di “inaccettabile forzatura”, Formigoni per la linea dura, Binetti e Schifani frenano: insomma, i centristi della maggioranza ancora sulla linea del fronte contro il disegno di legge sulle unioni civili che porta la firma di Monica Cirinnà.
A cura di Redazione
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Si riaccende la polemica sulle unioni civili, con lo scontro che per il momento è tutto interno alla maggioranza. Come noto, il provvedimento dovrebbe essere calendarizzato al Senato subito dopo l’approvazione del ddl costituzionale Renzi – Boschi, il cui voto finale è previsto per il 13 ottobre. Dovrebbe, perché in realtà la calendarizzazione non è ancora avvenuta e il ddl Cirinnà è ancora impantanato in Commissione Giustizia, tanto che non si esclude che il testo possa andare in Aula senza relatore. Ciò che resta improbabile, in ogni caso, è che il ddl possa essere approvato in tempo utile, considerando che il 15 comincerà la sessione di bilancio, che ha assoluta priorità.

La polemica è comunque intorno alla “nuova” formulazione del disegno di legge, sottoscritta dall’intero gruppo del Partito Democratico in Commissione Giustizia. Come ricorderete, già ad inizio settembre il testo aveva subito una modifica sostanziale, con l’inserimento delle coppie gay tra le “formazioni sociali specifiche”, in modo da “premettere una distinzione chiara fra il matrimonio e le unioni fra coppie omosessuali”. Una mediazione che i centristi avevano giudicato non sufficiente, continuando a chiedere l’eliminazione di una serie di rinvii al codice civile (che, come vi spiegavamo nella nostra scheda, sono una garanzia per il provvedimento, dal momento che “inseriscono l’unione civile in un sistema di relazioni giuridiche consolidato da decenni di interpretazione”).

La formulazione sulla quale il PD ha trovato l’intesa è riassunta dalla stessa Cirinnà e riportata da Repubblica:

Nell'ordinamento giuridico italiano ci sarà il riconoscimento pieno delle coppie composte da persone dello stesso sesso, questo avverrà attraverso un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico, denominato unione civile. Come ripeto da mesi, nessun passo indietro sul riconoscimento dei diritti sociali. Stepchild adoption (estensione della responsabilità genitoriale sul figlio del partner) e reversibilità della pensione restano previsti, così com'erano. Cosa cambia, quindi? non più un registro ad hoc per le unioni civili, le coppie saranno iscritte, più correttamente, nell'archivio dello stato civile; soppressi alcuni rimandi agli articoli del codice civile che regolano il matrimonio: i diritti e i doveri delle coppie unite civilmente sono elencati negli articoli 3 e 4 che si riferiscono alla vita familiare e agli obblighi di mutua assistenza e di contribuzione ai bisogni comuni e ai diritti sociali derivanti dalla condizione di coppia, sono previsti i diritti successori dei coniugi.

I centristi però fanno le barricate, forti anche del sostegno di Ruini e di parte delle gerarchie ecclesiastiche. È l’ex ministro Maurizio Lupi a riassumere le criticità del provvedimento, mandando un messaggio al Governo: “La nuova versione del ddl Cirinnà sulle unioni civili è una inaccettabile forzatura di cui non comprendo il senso. Introdurre tensioni nella maggioranza continuando ad alzare asticelle divisive non è un buon servizio né al governo né al Paese”. Nel merito è Sacconi a spiegare che gli ostacoli restano “il macigno divisivo della genitorialità e della legittimazione dell'utero in affitto che noi chiediamo anzi di perseguire come ‘reato universale”. E la Binetti chiosa: “Le stepchild adoption come prevista dal ddl Cirinnà, non può che condurre direttamente ad incentivare la pratica dell'utero in affitto, di cui non si ribadirà mai a sufficienza fino a che punto stravolge il naturale senso di maternità, coinvolgendo donne in stato di grave necessità economica”.

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