Una legge sul copyright dei monumenti pubblici? Condividere le foto on line diventa reato
In questi giorni una questione è tornata centrale nelle politiche culturali europee: quella sul diritto d'autore. A riaccendere il dibattito è stata la problematica, in effetti poco nota, sulla "libertà di panorama". Non tutti sanno che in materia di diritti di riproduzione delle opere d'arte esiste una speciale norma, chiamata "libertà di panorama", che consente di scattare e riprodurre fotografie di edifici, opere e luoghi pubblici non infrangendo il diritto d'autore di nessuno. La sua applicazione è diversa nei diversi Stati europei, e a causa di questa "territorialità", un’immagine riprodotta legalmente in un Paese, utilizzando la libertà di panorama, può diventare illegale se distribuita in un altro Stato il cui ordinamento in materia non lo consenta. Per intenderci, il meccanismo che scatta è qualcosa di simile a quello che accade quando visualizzate il messaggio "il contenuto non è disponibile nel tuo Paese" su Youtube. Anche le opere dell'architettura così come quelle della pittura, del disegno e della fotografia, infatti, sono protette dalla legge sul diritto d'autore, di conseguenza solo gli autori originali avrebbero il diritto esclusivo di riprodurle, in qualsiasi forma, anche quella fotografica. La violazione vera e propria (l'uso per scopo personale è consentito), nasce nel momento in cui la fotografia viene caricata su un sito ad accesso pubblico e dotata di una licenza libera (come ad esempio Facebook), diventando potenzialmente riproducibile anche con fini commerciali. A riaprire in modo eclatante la questione è stato il progetto di legge avanzato dall'europarlamentare tedesca Julia Reda che verrà votato a Strasburgo il prossimo 9 luglio, che, se dovesse essere approvato così com'è, eliminerebbe la libertà di panorama uniformando il diritto di ciascun Paese a richiedere specifiche autorizzazioni per ogni singola foto scattata ad ogni singolo monumento.
La proposta di Julia Reda
Le disposizioni europee in materia di copyright risalgono al 2001, e dunque non sono più in grado di tenere il passo con l’aumento degli scambi culturali facilitati ed ampliati enormemente da Internet nell'ultimo decennio. All'epoca, Youtube e Facebook non esistevano neppure. L’attuale regime del copyright, applicato tra l'altro in maniera diversa nei diversi Paesi, rallenta notevolmente la circolazione di contenuti culturali ed artistici: dunque, si rendono necessari aggiornamenti delle norme legislative, per poter adattare la divulgazione e la conoscenza del patrimonio artistico di ogni Stato membro all'infinito mondo qual è quello di Internet. Fin qui, il discorso non fa una piega. L'unione europea sta al passo con i tempi, se volessimo semplificare il discorso, e cerca nuove soluzioni per attualizzare norme che, in alcuni casi, risalgono a più di settant'anni fa (come quelle italiane) e rendono difficile la condivisione nell'era della cultura 2.0. Sin da quando è stata eletta al Parlamento Europeo nel maggio 2014, il parlamentare del Partito Pirata Julia Reda è stata la referente della riforma della Direttiva sul Copyright: la proposta dello scorso 16 giugno è dunque perfettamente in linea con le necessità di aggiornamento, avendo richiesto al legislatore europeo di "assicurare che l'uso delle fotografie, del materiale video o altre immagini delle opere che sono posizionate in modo permanente in luoghi pubblici fisici sia permesso" e che tutti i contenuti diventino ovunque "copyright-free".
La mia bozza di rapporto sottolineava che è anacronistico essere obbligati ad ottenere una licenza per un’attività di tutti i giorni quale il condividere le proprie foto delle vacanze in un sito sociale. La libertà di panorama dovrebbe essere la regola nell'intera Unione europea.
Ma la commissione giuridica ha ribaltato questa proposta, adottando invece il più restrittivo di tutti gli emendamenti sulla libertà di panorama, proposto da Jean-Marie Cavada, che:
Considera che l'uso commerciale delle fotografie, del materiale video o altre immagini delle opere che sono posizionate in modo permanente in luoghi pubblici fisici debba essere sempre soggetto ad autorizzazione preventiva dell'autore o dell'intermediario che agisce per loro conto.
Il 9 Luglio 2015 il Parlamento Europeo voterà sul rapporto emendato, che, pur essendo formalmente una "propria iniziativa" senza peso legislativo, sarà determinante nel riconfigurare le successive proposte di legge in materia.
Le conseguenze sulla libera circolazione dei contenuti
Si può fare un solo esempio per comprendere l'importanza che ha la garanzia della libertà di panorama e le restrizioni che invece si pongono se questa dovesse essere eliminata: Wikipedia, la più grande enciclopedia on line del web, non accetta immagini che non possano essere riutilizzate per ogni scopo. Wikimedia Commons ha una categoria piena di richieste di cancellazione, e si contano più di 4500 immagini già cancellate; 100 di queste riguardano soltanto la Piramide del Louvre.
Di più: lo status di libri già pubblicati senza queste autorizzazioni diventerà poco chiaro, molte immagini di Wikipedia che riproducono opere d'arte verranno perse, e diventerà più difficile e più costoso pubblicare in futuro libri che trattano estensivamente architettura ed opere d'arte, o anche solo le bozze degli artisti che le riproducono. Questo nuovo emendamento rischia di cambiare la vita di molti fotografi e di cambiare le modalità di condivisione e diffusione dei materiali culturali: Wikipedia ha organizzato, lo scorso 22 giugno, una "protesta": ha oscurato le fotografie di alcune opere d'arte pubbliche, per rendere l'idea dell'entità del cambiamento che comporterebbe l'approvazione del suddetto emendamento.
La libertà di panorama nell'era pre-Reda
Il nucleo della legge sul diritto d'autore in Italia risale addirittura al 1941, ed è dunque notevolmente arretrata rispetto alla situazione mediatica e tecnologica nata negli ultimi anni. Questa normativa non contiene alcuna eccezione per le fotografie scattate in luoghi pubblici: permette la riproduzione fotografica di opere con fini "di critica o di discussione" e "purché non costituisca concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera", ma non si fa alcun cenno alle opere considerate "pubbliche", quelle cioè, accessibili a tutti senza condizioni. Se non esiste una disciplina specifica nel nostro ordinamento, vuol dire che si può considerare diritto di chiunque riprodurre in fotografia soggetti come monumenti o opere situati nelle piazze? Assolutamente no. L'Italia è uno di quei paesi che, non prevedendo alcuna eccezione per le foto di luoghi pubblici, automaticamente "non vieta, ma nemmeno consente" l'esercizio di questo diritto. La legislazione italiana dunque, a differenza di molti altri paesi, non contemplerebbe il cosiddetto "panorama freedom". Dopo un lungo dibattito, nel 2007 si è presa la decisione di restringere l'uso di fotografie raffiguranti opere architettoniche di progettisti ancora in vita, o morti da meno di 70 anni: si è estesa la norma già prevista dalla legge sul diritto d'autore anche alle opere pubbliche. Lo stesso è accaduto in Francia. Questo significa per esempio che, mentre è legale scattare una foto della Torre Eiffel durante il giorno (perché il relativo copyright è scaduto) non è il caso però di notte, perché c’è una protezione del copyright relativa al gioco di luci della torre, di proprietà del progettista.
Si ha a che fare con normative contrastanti, con linguaggi pochi chiari e con problematiche non sempre accessibili a tutti (chi di voi, scattando una foto del Colosseo e mettendola su Facebook, ha mai pensato di dover chiedere il copyright a Vespasiano?), dunque l'eventualità di una semplificazione della questione, e soprattutto dell'omogeneizzazione delle normative dei diversi Paesi (se un turista scatta una foto in un Paese straniero, come deve comportarsi poi se quella foto è ritenuta illegale nel suo?), è un affare serio e anche urgente, data la velocità con la quale il mondo del web cambia il modo di approcciarsi alle cose. Ma se l'emendamento verrà approvato così com'è, non ci sarà nessuna effettiva semplificazione, semmai il contrario: vietando l'uso di fotografie, filmati o altre immagini di opere che si trovano stabilmente in luoghi pubblici se non si ha l'autorizzazione di chi ne detiene i diritti, si obbligheranno tutti a richiedere il permesso e pagare l'eventuale "canone d'uso" ai detentori del copyright. Una cosa impensabile: torna in mente la divertentissima vendita della fontana di Trevi che Totò ha organizzato insieme a Nino Taranto in uno dei suoi film. Paradossale, ma potrebbero crearsi realmente situazioni del genere.