Ucraina, Putin: “Possibile uso della forza”. Ma dagli USA alzano la voce
Ore 20.30 – Russia testa missile intercontinentale Topol – Le forze militari russe hanno effettuato oggi un lancio di prova di un missile balistico intercontinentale RS-12M ‘Topol'. Lo scrive l'agenzia Ria Novosti il portavoce del ministero della Difesa di Mosca, Igor Iegorov, sottolineando come il lancio sia avvenuto dal poligono di ‘Kapustin Iar', nella regione di Astrakhan, presso il Mar Caspio.
Ore 19.45 – Kerry e Obama contro la Russia: "Viola le norme internazionali" – "La comunità internazionale ha condannato le azioni della Russia". Con queste parole Barack Obama critica Mosca: "C'è una convinzione che la Russia – continua il Presidente USA – abbia violato le norme internazionali. Stiamo monitorando da vicino gli sviluppi. L'azione della Russia non è un segno di forza". Anche il segretario generale americano punta il dito contro Mosca: "La Russia vuole invadere l'Ucraina. Sta solo cercando un pretesto per poterlo fare".
Ore 16.10 – Dopo aver annunciato che, "per il momento", non userà la forza in Ucraina, Vladimir Putin sembra intenzionato ad incontrare domani i vertici della Nato. La riunione straordinaria tra il presidente russo e il capo dell'Alleanza Atlantica è stato comunicato dall'Associated Press e potrebbe rappresentare un ulteriore significativo passo verso una soluzione diplomatica della crisi. Nel frattempo John Kerry, segretario di Stato americano, è arrivato oggi a Kiev per una breve visita in sostegno al nuovo governo: sostegno che potrebbe tradursi in aiuti economici per un miliardo di dollari.
Update: Vladimir Putin ha affermato, nel corso di una conferenza stampa al Cremlino, che quello avvenuto in Ucraina è stato un colpo di stato incostituzionale e che la Russia non pensa assolutamente all'annessione della Crimea, ma prospetta la sua autodeterminazione, un po' come accaduto con il Kosovo. Il presidente ha anche dichiarato di non avere nessuna intenzione di ricorrere all'uso della forza, ma che riserva comunque il diritto di farlo se la situazione dovesse continuare a peggiorare. Non è mancato un attacco diretto a Nato e Stati Uniti: "Non hanno rispettato le risoluzioni dell'Onu nelle guerre in Libia, Afghanistan e Iraq".
La Russia non sembra minimamente impensierita dalla prospettiva di uno stop ai rapporti commerciali con gli Stati Uniti. Un consigliere del Cremlino, infatti, ha affermato che "il tentativo di imporre sanzioni commerciali alle Russia porterebbe al crollo del sistema finanziario americano". L'agenzia Ria Novosti, che ha raccolto la dichiarazione, ha tuttavia fatto sapere che non si tratterebbe della posizione ufficiale del governo di Mosca, bensì di un'opinione personale di un funzionario.
La crisi ucraina è arrivata a una svolta decisiva. Dopo il giallo sull'ultimatum dato dalla Russia all'Ucraina – smentito seccamente dal ministro degli esteri Lavrov – gli Stati Uniti passano alle vie di fatto interrompendo alcuni rapporti con Mosca. In particolare la Casa Bianca ha fatto sapere di aver "sospeso tutti i legami militari" con il Cremlino, comprese le "esercitazioni e riunioni bilaterali". A renderlo noto è stato il portavoce della Difesa Usa, John Kirby: "La sospensione è stata decisa alla luce dei recenti sviluppi in Ucraina" malgrado il Pentagono abbia un interesse nelle relazioni militari con la Russia "per rafforzare la trasparenza, migliorare la comprensione reciproca e ridurre i rischi". Washington negli ultimi anni ha beneficiato del supporto russo per l'imponenete logistica dell'esercito in Afghanistan: più nel dettaglio, ha mantenuto nel Mar Nero la fregata USS Taylor che, tuttavia, dopo l'aggravarsi della crisi ucraina è stata spostata in un porto in Turchia.
Oltre alla collaborazione militare gli Stati Uniti hanno sospeso con la Russia anche le trattative per incrementare gli scambi commerciali. Secondo il Wall Street Journal, infatti, il segretario al Commercio americano, Michael Froman avrebbe dichiarato: "Alla luce degli eventi in Ucraina, abbiamo sospeso le trattative bilaterali commerciali e di investimento con il governo russo che puntavano a una più stretta collaborazione commerciale".
In seguito al rapido evolversi della situazione Vladimir Putin ha ordinato il rientro nelle basi permanenti dei militari russi mobilitati – con esercitazioni "a sorpresa" – lo scorso 26 febbraio nelle aree occidentali del paese, quelle più prossime all'Ucraina. Ad annunciarlo è stato Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, secondo cui le disposizioni in merito sarebbero state impartite dal presidente, nonché comandante in capo delle forze armate, in seguito all'evoluzione positiva delle trattative. La mobilitazione militare aveva coinvolto un imponente schieramento: 150mila soldati, 90 aerei da guerra, 120 elicotteri, quasi 900 carri armati, oltre 1200 mezzi di vario genere e sino a 80 navi della flotta del Nord e del Mar Baltico.