Tutto quello che c’è da sapere sul caso rider e sulle lotte per le tutele
Gli annunci fatti da Di Maio sul decreto dignità hanno messo in allarme il mondo delle piattaforme digitali di food delivery, come Deliveroo e Foodora: il vicepremier ha detto di voler introdurre "tutele per i giovani del lavoro 4.0, che non hanno un contratto, né uno status giuridico, che non hanno una tutela assicurativa e hanno seri problemi di precarietà e sicurezza", prospettando una road map serrata, fino al prossimo Consiglio dei ministri utile, entro giugno. Dopo due incontri con i rappresentanti dei rider, e dopo aver ricevuto anche i rappresentanti delle aziende, Foodora, Deliveroo, JustEat, Glovo e Domino's Pizza, il ministro ha fissato alcuni punti: proibire il cottimo, tutele Inps e Inail, salario minimo orario. Ma adesso Di Maio frena e pensa a una strada alternativa al decreto del Governo: "vedremo nei prossimi giorni", se inserire i rider nel Decreto dignità, ha detto, in vista dell'apertura di un tavolo di contrattazione tra i ciclofattorini, diventati il simbolo del nuovo precariato, e i datori di lavoro.
La frattura tra le aziende e il ministero del Lavoro sembra essersi ricomposta dopo la riunione di ieri. Matteo Sarzana, general manager di Deliveroo Italia, ha ricordato che l'azienda ha già previsto un'assicurazione per i suoi dipendenti: adesso non resta che superare la "dicotomia flessibilità-sicurezza a cui oggi ci obbliga il diritto del lavoro".
Domenica, in un'intervista, l'ad di Foodora, Gianluca Cocco, aveva mandato un avvertimento: "Se fossero vere le anticipazioni del decreto dignità che il ministro Di Maio ha fornito alle delegazioni di rider incontrate, dovrei concludere che il nuovo governo ha un solo obiettivo: fare in modo che le piattaforme digitali lascino l'Italia". Dichiarazioni che avevano scatenato l'ira del vicepremier: "Ho tutta la volontà di favorire la crescita di nuove attività legate alla gig economy e nessuno vuole demonizzare queste attività. Ma ho il dovere di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore. I riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato", aveva detto Di Maio, rispedendo al mittente i ricatti.
Riders Union Bologna era intervenuta con un post su Facebook, per commentare l'ipotesi prospettata dalle piattaforme digitali di trasferire l'attività all'estero: "Altro che imprese innovative, alla richiesta di diritti ancora una volta si risponde con i ricatti occupazionali, sostenendo che non è possibile riconoscere la subordinazione in questo lavoro perché non c’è sufficiente margine di guadagno. Eppure, in Germania la stessa #Foodora riconosce i contratti di subordinazione, garantendo ai propri lavoratori diritti e salari più alti di quelli che nel nostro Paese. Perché allora questo non sarebbe possibile in Italia? Non si tratta forse dello stesso lavoro?".
Oggi Cocco, commentando l'incontro di ieri, ha fatto marcia indietro sulla possibilità che Foodora lasci effettivamente l'Italia: "Il nuovo dialogo trasparente e costruttivo impostato dal ministro Di Maio ci permette di accantonare questo scenario". Ma sottolinea, il modello è e rimarrà quello della flessibilità: "Il 92% dei nostri esprime un alto grado di soddisfazione, perché sceglie quando lavorare, se lavorare o rifiutare la consegna". E infatti di stabilizzazioni, che tanto avevano impensierito le piattaforme digitali, Di Maio non ha più parlato.
Sindacati contro Di Maio
Di Maio durante la conferenza stampa tenuta dopo l'incontro si è detto intenzionato ad aprire un tavolo, ma non ha rinunciato a una bordata indirizzata ai sindacati: "Molte di queste persone non si sentono rappresentati dalle sigle sindacali, non sono iscritti e non conoscono sindacati dei riders". E questo messaggio dimostra che Di Maio sta cercando sempre più di svincolarsi dalle forme classiche di rappresentanza, scavalcando di fatto i sindacati.
In Lombardia e in Emilia Romagna alcuni ciclofattorini risultano iscritti alla Cgil. Un contratto nazionale esiste già, dicono dal sindacato, ed è il Ccnl logistica, trasporto merci, in cui è stata inserita la professione del rider, e che al momento è in fase di stesura: "Il rider è un lavoratore ‘dipendente', e come tale nel contratto ci deve essere la previdenza, le malattie, gli infortuni. La sentenza del tribunale di Torino non lo ha definito come lavoratore ‘dipendente' perché mancava appunto un testo di riferimento. Le flessibilità vanno contrattate nelle sedi opportune, dal ministero non hanno scoperto la luna", dicono dalla Cgil. Ma, spiegano ancora, un contratto specifico per questa figura sarebbe un surplus.
Di fronte al tentativo del ministero di agire senza interpellare le associazioni di categoria, storce il naso anche la Cisl: "Il tentativo del Governo è quella di dare una cornice legislativa ma io penso, e sono convinto, che il quadro lo deve dipingere chi ha responsabilità, chi ha rappresentanze e quindi le associazioni datoriali, le aziende che gestiscono le piattaforme digitali e le organizzazioni sindacali", ha commentato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. Bisognerà capire se effettivamente le rappresentanze sindacali verranno chiamate a partecipare alle trattative.
Cosa prevede il documento redatto dal ministero
Il primo documento che è stato sottoposto ai lavoratori prevede un "trattamento economico minimo, proporzionato alla quantità e qualità del lavoro prestato" e in linea con i minimi previsti dai contratti collettivi applicabili alle varie tipologie di attività della gig economy o quelli "del settore o della categoria più affine". E poi l'introduzione del concetto di prestatori di "lavoro subordinato" a cui andrà pagata anche una "indennità mensile di disponibilità" e in proporzione gli istituti di malattia, ferie e maternità, secondo le norme sul lavoro intermittente. Per "lavoratore subordinato" si intende "chiunque si obblighi, mediante retribuzione, a collaborare nell’impresa, prestando il proprio lavoro intellettuale o manuale, alle dipendenze e secondo le direttive, almeno di massima, dell’imprenditore, anche nei casi nei quali non vi sia la predeterminazione di un orario di lavoro".
Viene espressamente vietato il pagamento effettuato esclusivamente sulla base della quantità di lavoro: "Non è consentito retribuire a cottimo, in tutto o in parte, le prestazioni di lavoro svolte tramite piattaforme, applicazioni e algoritmi elaborati dal datore di lavoro o per suo conto". Tra le novità per rider anche il "diritto alla disconnessione". Si legge nel testo: "Non è consentito l’invio di comunicazioni da parte del datore, a mezzo di piattaforme digitali, applicazioni o altrimenti, per un periodo di almeno undici ore consecutive ogni ventiquattro ore, decorrenti dall’ultimo turno di disponibilità completato".
La proposta di Possibile
Possibile sta lavorando a una proposta di legge organica, che modificherebbe il Jobs Act: "Una proposta di legge che modifica il Jobs Act con uno schema di diritti e tutele per tutti i lavoratori, siano essi dipendenti, indipendenti, para-subordinati", ha spiegato la segretaria di Possibile, Beatrice Brignone. La proposta, frutto del lavoro svolto dalla campagna giustapaga.it di Davide Serafin, intende quindi sostituirsi al decreto, e sarà firmata dal deputato Luca Pastorino, che la presenterà nei prossimi giorni: "Ci abbiamo lavorato in questi mesi – spiega Brignone – mettendo insieme tre esigenze: anticipare il cambiamento della platform economy, che per ora afferisce a poche forme lavorative ma che nel futuro probabilmente comporterà ulteriori modifiche del nostro modo di intendere il lavoro; introdurre nuove tutele, a cominciare da quella relativa al salario, stabilendo un minimo orario di legge senza interferire con la contrattazione collettiva, ma offrendole il necessario sostegno all'incremento delle retribuzioni; infine, traslare una parte di queste tutele dal lavoro dipendente a quello indipendente con la disciplina dell'equo compenso".
La proposta di legge in tutela dei rider nel Lazio
La giunta regionale del Lazio, prima in Italia, ha approvato oggi la proposta di legge a tutela dei ciclofattorini che operano tramite piattaforme digitali. Si tratta, spiega una nota della Regione, del primo testo di legge "che intende garantire maggiori diritti ai lavoratori della Gig Economy. In particolare, la proposta di legge garantisce la tutela della salute e della sicurezza del lavoratore, quella assistenziale e previdenziale, promuovendo lo sviluppo responsabile dell'economia digitale". I contenuti del provvedimento saranno illustrati domani dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.