Tutte le bufale sul crollo del ponte Morandi a Genova
Secondo quanto riporta in una nota stampa il direttore del Cnr-Itc Antonio Occhiuzzi quanto avvenuto a Genova col crollo del ponte Morandi potrebbe essere parte di una sintomatologia ben più ampia, che riguarda il pessimo stato di salute delle infrastrutture in Italia. Così non è difficile trovare nella Rete una valvola di sfogo dove urlare contro quelli che sembrano essere i responsabili e lamentarsi delle solite negligenze. Il passo immediatamente successivo è quello delle fake news. C'è chi a poche ore dalla tragedia si improvvisa analista dei Servizi, scoprendo attraverso filmati di scarsa qualità l'esistenza di un complotto volto a demolire il ponte con cariche esplosive, o forse erano armi a microonde? Sono numerose anche le immagini autentiche ma decontestualizzate, come quella della presunta bimba trovata nelle macerie, o i dettagli di quelli che sarebbero stati i segni evidenti di un cedimento strutturale a diversi giorni dal crollo. Abbiamo raccolto le principali bufale in circolazione nella Rete che dovreste evitare di condividere.
Il ponte si sta ancora muovendo?
Quel che dovrebbe dimostrare l’immagine qui sopra è che il ponte Morandi si starebbe ancora muovendo, minacciando di colpire tutti gli edifici antistanti. Sembra che non ci sia spazio per interpretazioni alternative: quello è proprio un pezzo di cemento armato che si è conficcato sulla facciata di un edificio. Invece no. I colleghi di No alle bufale sono stati i primi a smascherare questa trovata di pessimo gusto, che è solo un assaggio rispetto al mare di sciacallaggio che sta animando la Rete a seguito del crollo. Basta dare infatti un’occhiata su Google street view per accorgersi che un condominio situato in via Fillak corrisponde al dettaglio della foto, ed effettivamente è sempre stato “compenetrato” con la struttura.
Demolizione controllata con esplosivi, o armi microonde
Come da copione i teorici del complotto sono riusciti a vedere una “demolizione controllata” anche nella tragedia del ponte di Genova. Alcuni di questi autori sono proprio gli stessi che sostengono altre tesi cospirazioniste; sia sull’attentato dell’11 settembre 2001, sia riguardo ai presunti “false flag” negli attentati fondamentalisti avvenuti in Europa. Sempre secondo una prassi che sembra ormai consolidata, il verdetto di questi “ricercatori indipendenti” avviene sempre nelle prime ore della tragedia, in virtù di quel che riescono a vedere attraverso fonti indirette alla portata di tutti, per lo più le immagini di scarsa qualità trasmesse dagli stessi media (evidentemente distratti), che sarebbero parte del complotto volto a nasconderci la verità. Insomma, il ponte Morandi secondo i complottisti sarebbe stato fatto cadere scientemente, forse dai Massoni, qualcuno ha anche ipotizzato il metodo: c’è chi parla di esplosivi, chi di armi a microonde. Questo perché nelle immagini del crollo si vedrebbero dei lampi. Ma i filmati in sé non dimostrano alcun che. Se invece volete farvi un’idea di cosa si può vedere o sentire durante la reale demolizione di un ponte mediante cariche esplosive, trovate già diversi esempi interessanti in Rete. Potrete constatare che le differenze sono notevoli.
La bimba salvata dalle macerie
L’immagine che mostra una bimba salvata dalle macerie del ponte è indubbiamente "autentica", nel senso che effettivamente la situazione rappresentata è molto simile, ma riguarda un’altra tragedia. Il veicolo privilegiato di questa fake news è WhatsApp, applicazione che si è già dimostrata da tempo il mezzo privilegiato delle bufale virali. Stavolta non ci sono scuse, tutti quanti possiamo verificare la provenienza della foto usando il motore di ricerca fotografica di Google. L’immagine riguarda il salvataggio di "un bimbo". Venne estratto dalle macerie dopo il terremoto di Ischia il 22 agosto 2017.
La foto pre-crollo del ponte Morandi
Cominciano a circolare anche una serie di immagini che mostrerebbero evidenti segni di cedimento del ponte a diversi giorni dal crollo, tutte scattate provvidenzialmente prima della tragedia. Se ne sono occupati per primi David Puente e Paolo Attivissimo. Anche in questo caso una banale analisi dell’immagine mediante lo strumento che Google ci mette a disposizione ci permette a tutti di verificare le date in cui tali immagini sono state scattate, constatando che una di queste risale addirittura al 2011, si tratta di un altro ponte, quello di Ripafratta. Altre invece riguardano proprio il ponte Morandi ma fanno parte di un tratto rimasto intatto.
La lettera del padre a Marta Danisi
Una delle vittime della tragedia si chiamava Marta Danisi. Ha cominciato a circolare – soprattutto su Facebook – una commovente lettera del padre, questa ovviamente non ha faticato molto nel divenire virale. Ma il testo oltre a presentare grandi analogie con un’altra lettera fake in circolazione dal 2015 riguardante l’attentato al Bataclan, non poteva proprio essere stato messo in circolazione dal genitore, perché è già morto da tempo di tumore.