Tutankhamon e il mistero della tomba maledetta: superstizione o scienza?
Da sempre la leggenda del faraone Tutankhamon affascina gli appassionati di storia, archeologia e letteratura, perché collegata a una presunta maledizione che si sarebbe scatenata all’apertura della tomba. E così, mentre lunedì 22 e martedì 23 maggio su Focus andrà in onda in prima tv il kolossal ‘Tutankhamon', per la regia di Peter Webber, oggi la miniserie è stata presentata in anteprima al Museo Egizio di Torino, lasciando intatti i dubbi sulla razionalità o meno del mistero.
La serie racconta la storia di una delle scoperte archeologiche più importanti mai realizzate dall'uomo: quella che il 27 novembre 1922, grazie dall’egittologo Howard Carter e al mecenate Lord George Herbert, conte di Carnarvon portò alla scoperta della tomba intatta del faraone d'Egitto Tutankhamon, figlio di Nefertiri. Il quale a soli diciotto anni morì per cause ancora oggi misteriose, quindi non ebbe modo di passare agli annali per le gesta di politico, ma diventò famoso grazie alla scoperta del suo sepolcro che portò ad una maggiore conoscenza della vita nell’Antico Egitto. Ma come nasce la leggende della maledizione della sua tomba?
La tomba maledetta: avvoltoi, cobra e black out
Secondo alcune testimonianze, al ritrovamento della tomba, Howard Carter avrebbe rimosso un sigillo con incisa la scritta:
La morte cada con ali veloci su colui che profana la tomba del faraone.
Tale avvertimento, secondo la leggenda, era stato voluto dal faraone per tenere lontano i depredatori. Tutto nascerebbe, quindi, dallo scatenarsi di eventi inattesi dopo l'apertura del sepolcro. Alcune fonti sostengono che furono visti volare sopra le rovine branchi di avvoltoi e che un cobra entrò nella tenda di Carter, dove sbranò il canarino porta-fortuna del famoso egittologo, a cui seguì un black out su tutta la città del Cairo.
Le morti sospette tra i collaboratori di Carter
A seguito di questi eventi, dopo la scoperta, iniziarono a morire in circostanze sospette tutti i più stretti collaboratori di Carter che lavorarono agli scavi: nel 1923 la morte dell’archeologo canadese La Fleur, nel 1924 di Evelyn White, figlia di Lord George Herbert, poi di Douglas Archibald Reed, lo studioso inglese che aveva analizzato la mummia del faraone dal vicino. In seguito, morirono anche il papirologo Bernard Pyne Grenfelle, l’egittologo Arthur Cruttenden Mace e il catalogatore dei tesori Richard Bethell, tra cui la famosa maschera.
La vendetta di Tutankhamon per la profanazione
L’unico a non morire in maniera prematura fu proprio Howard Carter, che ci lasciò nel 1939 all’età di 65 anni. Secondo i sostenitori della leggenda, Carter sarebbe stato l'unico a non depredare i gioielli presenti nella tomba del faraone al momento della sua apertura. Questa combinazione di strani elementi ha portato più d'un giornale dell'epoca a sostenere che la maledizione della tomba del faraone consisterebbe in nient'altro che nella vendetta di Tutankhamon per la profanazione dovuta agli scavi archeologici.
Le spiegazioni razionali: chimica, religione e politica
Le spiegazioni meno leggendarie del mistero della tomba maledetta di Tutankhamon afferiscono a questioni più scientifica, secondo cui per difendersi dai profanatori di tombe gli antichi egizi posizionavano veleni di vario genere per vendicarsi dei ladri profanatori o che le spore prodotte dal cibo lasciato a marcire nella tomba avrebbero portato con sé diverse malattie. Dei funghi nocivi, insomma, avrebbero colpito i bronchi e il sistema immunitario degli archeologi al momento dell'apertura, portandoli nel giro di poco tempo alla morte.