Turchia, in piazza striscione contro opposizione: “Vi impiccheremo tutti”
"Feto (Gulen, ndr), cane del diavolo, impiccheremo te e i tuoi cani al vostro stesso guinzaglio": sono le parole impresse su un enorme striscione, di molti metri quadrati, appeso sulla facciata del centro culturale Ataturk, a piazza Taksim a Istanbul, a ennesima dimostrazione che il "regolamento di conti" dopo il fallito golpe di venerdì scorso è solo agli inizi e che la repressione di Erdogan e dei suoi seguaci sarà ancora estremamente lunga. A fianco allo striscione, a scanso di equivoci, campeggiano due maxi ritratti del presidente Recep Tayyip Erdogan. Dopo il golpe fallito, la piazza, simbolo della metropoli sul Bosforo, è stata occupata ogni sera da folle islamiche nazionaliste a sostegno del presidente.
Turchia: chiuse 24 radio e tv
Nel frattempo proseguono le purghe anche tra i mezzi di informazione: sono infatti almeno 24 le radio e televisioni turche chiuse a seguito del provvedimento emanato ieri dal Consiglio supremo per la radio e la televisione (Rtuk), che ha revocato le licenze ai media ritenuti vicini a Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere il mandante del colpo di stato. Per le stesse ragioni, la Direzione generale per l'informazione (Byegm), che dipende dalla Presidenza del Consiglio, ha revocato gli accrediti stampa a 34 giornalisti turchi. Il provvedimento arriva insieme a quello assunto dal Consiglio per l'alta educazione (Yok), che ha imposto un divieto di espatrio a tutti i professori universitari turchi. Lo riferisce la tv di stato Trt. Ieri lo stesso ente aveva chiesto le dimissioni dei 1.577 rettori delle università, mentre il Ministero dell'educazione di Ankara ha revocato la licenza d'insegnamento a 21 mila docenti che lavorano in scuole private, molte delle quali sono ritenute vicine alla rete di Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere dietro il fallito golpe. Prima, però, era stata annunciata la sospensione di 15.200 insegnanti delle scuole pubbliche. Come se non bastasse oggi altri 6.358 dipendenti della scuola sono stati sospesi mentre Andrew Gardner, analista di Amnesty International, ha reso conto di "estese torture" contro militari detenuti in isolamento presso la centrale di polizia di Ankara.
Gulen: "E’ ridicolo pensare che io abbia a che vedere con il golpe fallito”.
Secondo Erdogan, dunque, dietro il tentativo di colpo di stato in Turchia della scorsa settimana ci sarebbe l’imam turco Fethullah Gulen, principale rivale politico del presidente. Gulen ha chiesto a Washington di non essere estradato e definito “ridicole” le accuse mosse nei suoi confronti circa l’organizzazione del golpe. “Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dimostrato ancora una volta che farà qualsiasi cosa sia necessaria a rafforzare il suo potere e a mettere a tacere le voci critiche – ha detto Gulen – Chiedo al governo degli Usa di respingere qualsiasi tentativo di abusare del processo di estradizione per mettere in atto vendette politiche”. L'uomo, che dal 1999 vive negli Stati Uniti in esilio politico volontario, ha aggiunto. ”E’ ridicolo, irresponsabile e falso pensare che io abbia qualcosa a che vedere con questo orribile golpe fallito”.