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Turchia, come si è arrivati al golpe nei confronti di Erdogan

E’ il quinto colpo di Stato nel Paese dal 1960. Il premier Binali Yildirim ha provato a minimizzare, dicendo che si tratta di un’ala dei militari che si sarebbe sollevata. Ma la crisi che sta attraverso la Turchia nell’ultimo periodo non va sottovalutata. E il timore che si possa sfociare in guerra civile è palese.
A cura di Biagio Chiariello
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In Turchia una corrente delle forze armate sta cercando di far cadere il governo del presidente Recep Tayyip Erdogan. Un tentativo eversivo confermato dal premier Binali Yildirim. In serata i militari golpisti, che avrebbero preso in ostaggio i capi dello stato maggiore filo-Erdogan, hanno diffuso un avviso nel quale hanno annunciato di aver "preso il potere" per "ripristinare i diritti costituzionali, lo stato di diritto e la sicurezza nazionale". Tutti gli accordi internazionali, assicurano i golpisti, restano validi.

Nel Paese, tuttavia, la situazione è di grande confusione. A Istanbul sono stati chiusi i due ponti sul Bosforo, mentre su Ankara continuano a volare jet a bassa quota. Anche l’aeroporto Ataturk è chiuso. Nella capitale, secondo i media turchi, si sarebbero anche verificati duri scontri a fuoco. Nel frattempo, le autorità avrebbero deciso di bloccare i servizi telefonici e in parte quelli Internet.  Il capo di stato maggiore delle forze armate turche, il generale Hulusin Akar, sarebbe stato preso insieme ai suoi ufficiali più  fidati. Secondo il ministro della Giustizia, Bekir Bozdag, dietro il tentativo eversivo ci sono "militari seguaci dell'imam Fethullah Gulen", fondatore dell'omonimo gruppo attualmente in esilio negli USA. Il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha assicurato che il suo governo “è ancora al potere in Turchia” nonostante il presunto colpo di Stato in corso.

 

Questo è il quinto colpo di Stato in Turchia dal 1960. Ma come si è arrivati al golpe nei confronti del Presidente? Va detto che i rapporti fra Recep Tayyip Erdogan e lo Stato maggiore sono stati tutt’altro che idilliaci. Per molti la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la recente pacificazione con la Russia, ma il conflitto è molto più radicato. In tal senso bisogna tornare indietro di sei anni, al 2010 col referendum costituzionale che di fatto ha limitati notevolmente il potere dei militari, impossibilitati dalla legge a intervenire nuovamente nella vita dello Stato. Va detto che Akar è un fedelissimo di Erdogan che ha epurato le forze armate, insieme ai giudici, con il processo ‘Ergenekon', il nome dato ad una presunta organizzazione clandestina kemalista (che si rifà alla dottrina laica di Ataturk). Di recente il presidente aveva cercato di creare una nuova collaborazione con le forze armate, soprattutto per tenere sotto controllo il confine con l’aggravarsi della crisi siriana, che ha rappresentato un vero e proprio punto di non ritorno non solo nella politica estera, ma anche nella situazione interna del Paese. Non hanno però giovato i recenti attentati che negli ultimi tempi hanno letteralmente sconvolto la Turchia. L’ultimo, il 28 giugno: 41 morti e 239 feriti all’aeroporto di Istanbul. Erdogan per ora è in salvo in un posto sicuro, ma solo alla fine del golpe si potranno aver notizie sicure. Col timore fondato che si possa sfociare in guerra civile.

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