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Turchia al voto: Erdogan verso la maggioranza assoluta, scontri tra curdi e polizia

A spoglio avanzato il partito di Recep Tayyip Erdogan ha superato il 50% dei suffragi. Affluenza altissima: ha votato oltre l’87% dei 54 milioni di turchi chiamati alle urne.
A cura di Davide Falcioni
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Ore 20 – Il risultato delle elezioni turche, che vede al momento il presidente Erdogan in netto vantaggio, ha portato a scontri tra manifestanti curdi e polizia. Secondo media locali, a Diyarbakir, città a maggioranza curda nel sud est del Paese, le forze dell'ordine hanno sparato lacrimogeni contro militanti che lanciavano pietre. Si parla inoltre di incendi e barricate nelle strade.

Ore 18.40 – Erdogan verso la maggioranza assoluta. Secondo i primi dati che arrivano dalla Turchia il partito Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan ritroverebbe la maggioranza assoluta nel Parlamento turco. Secondo la Cnn Turk con il 77% dei seggi scrutinati, il partito di Erdogan avrebbe il 50,9% dei suffragi. Il partito filo-curdo Hdp sarebbe al 10,5%, ancora sopra la soglia di sbarramento per entrare in Parlamento. Il partito socialdemocratico Chp sarebbe al 23,8% e il nazionalista Mhp all' 11,7%. Tutti i partiti di opposizione a Erdogan farebbero quindi registrare un calo. Leggermente diversi i numeri della tv di Stato secondo cui il partito di governo è in testa con il 53.8% con l’80% delle schede scrutinate. Altissima l’affluenza alle urne pari all'87,2% dei 54 milioni di turchi aventi diritto. Le urne per le elezioni politiche anticipate si sono chiuse in tutta la Turchia alle 17 (15 ora italiana). Le operazioni di voto si sono svolte in un clima di alta tensione soprattutto nel sud-est turco a maggioranza curda.

E' il giorno della verità per  il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan: si tengono infatti oggi le elezioni anticipate e inevitabilmente gli occhi del mondo, soprattutto quelli dell'Europa, sono puntati sul paese asiatico, vero ponte tra il Vecchio Continente e il Medio Oriente, oltre che fondamentale membro della Nato. Dopo le consultazioni dello scorso 7 giugno, che hanno portato il Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) a vincere ma non trovare la maggioranza, il paese affronta di nuovo il nodo del voto dopo mesi di tensioni e un'ultima settimana caratterizzata dall'occupazione, da parte della polizia, di alcuni giornali e tv vicini all'opposizione a Erdogan.

Ma le elezioni rappresentano forse l'ultimo, disperato tentativo di Erdogan di riappropriarsi del potere: il clima nel paese è dominato da un'incertezza determinata dagli eventi degli ultimi mesi, con il presidente che ha avviato misure fortemente repressive contro i curdi, un'ondata di attentati sanguinari e per finire il "bavaglio" a molti mezzi di informazione. Dopo le consultazioni dello scorso giugno, che hanno consegnato a Erdogan una maggioranza risicata e l'impossibilità di formare un governo, appare impossibile stabilire gli scenari futuri. L'ultimo parlamento era formato da quattro partiti: oltre all'Akp, erano stati assegnati seggi a Chp (Partito repubblicano del popolo, primo partito d'opposizione), Mhp (Partito di azione nazionalista)  e Hdp (Partito filo-curdo democratico dei popoli). Con ogni probabilità saranno ancora queste quattro organizzazioni a contendersi il potere, con variazioni percentuali più o meno significative.

La convinzione di molti analisti è tuttavia che ancora una volta nessuno riuscirà a conquistare la maggioranza assoluta, composta da 276 seggi su 550. In tal caso non è da escludere che tra qualche mese si possa tornare per la terza volta al voto. Un'eventuale vittoria dell'Akp, che appare comunque come il partito favorito, consegnerebbe invece a Erdogan le chiavi di un nuovo governo e probabilmente il passaggio da repubblica parlamentare a presidenziale, con ulteriori nuovi poteri per il primo ministro.

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