Ecco il trucco usato nella truffa delle 3 campanelle (VIDEO)
Capita spesso di incontrarli lungo le strade delle grandi città italiane: da Napoli a Torino ma anche in alcune zone di Roma e Milano. Il "kit" è sempre lo stesso: un tavolino di legno leggero, di quelli stretti e alti che arrivano a mezzobusto, alla bisogna rapidamente ripiegabile e trasportabile. Sul tavolo un panno di stoffa bianca o di altro colore che si confonda perfettamente con la micro pallina di plastica utilizzata, e le immancabili tre campanelle d'ottone tirate a lucido. Dietro a questo gioco, così apparentemente innocuo, c'è una delle truffe più note in Italia. Più note e al tempo stesso più gettonate, visto che sono tantissimi quelli che ancora ci cascano.
La truffa delle 3 campanelle
Anzitutto, nella truffa delle campanelle, è fondamentale guardare. Come insegnano Henry e Johnny ne "La Stangata", l'importante non è guardare le mani, ma quello che si muove intorno. E anche in questa truffa – perché di truffa si tratta – è importante guardare attentamente. Certo, la velocità della manipolazione delle campanelle non aiuta per nulla. Il "banco" muove le tre campane con abilità. Tiene la pallina – il cui colore, lo ricordiamo, è quasi identico a quello del tappetino, rendendo ancora più difficile individuarla, sotto una delle campanelle. Sposta la campanellina rapidamente, con abilità da prestigiatore. Ad un certo punto, scatta il trucchetto. La pallina finisce rapidamente fra le dita del "banco" che sposta con ancor più celerità le campanelle. Quindi in pochi secondi la truffa è servita. Si tratta di una truffa, perché c'è un raggiro ma soprattutto perché scommessi dei soldi e la cosa è illegale. Periodicamente le forze dell'ordine vanno a "pizzicare" questi truffatori che si annidano per lo più davanti alle stazioni ferroviarie e nelle aree limitrofe, spalleggiati da "comparse" che fanno finta di scommettere ma in realtà reggono solo il gioco e , nei casi più drastici, proteggono la fuga del banco con i soldi e i "ferri del mestiere". Ma, come diceva Totò "i fessi sono in esubero". E finquando c'è qualcuno che ci casca, c'è sempre qualcuno che ci prova.