Trivelle, ministro Costa: “Sono per il no. Mi sfiduciano? Torno a fare il generale”
"Sono per il no alle trivelle, le trivelle passano per la valutazione di impatto ambientale, e io non le firmo. Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri, lo dico con franchezza". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, intervenendo a un evento a Pescara con il candidato alla presidenza della Regione Abruzzo per il M5s alle elezioni del 10 febbraio prossimo, Sara Marcozzi. Ma la Lega non ci sta, e il braccio di ferro continua. Su Facebook è spuntato un vero e proprio manifesto, una foto del ministro con la scritta: "Sono per il no alle trivelle, anche se la Commissione Via-Vas dà parere positivo. Io non firmo", messaggio poi rilanciato anche su Twitter e Instagram. "Le alternative ci sono – ha scritto il ministro sul social network – Si chiamano ‘energie rinnovabili' se bisogna investire, è quella la direzione. Ricordo che un miliardo di euro investito in rinnovabili ed efficientamento energetico crea fino a 13 mila posti di lavoro", ha proseguito il ministro, sottolineando: "È anche una questione economica: vogliamo puntare sulle fossili, che impoveriscono il territorio e che creano pochi posti di lavoro o sulle rinnovabili, perseguendo gli obiettivi di sostenibilità europei, aiutando il clima e creando tanti posti di lavoro? Mi farò dei nemici? Saranno gli stessi nemici dell'ambiente e del Paese". E i commenti sotto al post sono quasi tutti positivi.
I due partiti della maggioranza hanno deciso di rinviare a domani l'esame del decreto Semplificazioni nelle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato in attesa che si trovi una soluzione sulla questione trivelle, dopo che oggi i lavori al Senato si sono interrotti a causa dell'assenza di un'intesa. Il tema riguarda le autorizzazioni: la Lega sarebbe anche favorevole a uno stop di 18 mesi, come è richiesto nell'emendamento presentato dal M5S, ma pretende che l'aumento dei canoni sia compatibile con la tenuta delle aziende coinvolte. L'emendamento che prevede la sospensione per 18 mesi – per preparare un Piano che definisca le aree del Paese in cui potranno operare le trivelle – ha già ottenuto l'ok della Ragioneria dello Stato e della Commissione Bilancio. Secondo i leghisti, ci sarebbero centinaia di posti di lavoro a rischio, in siti come quello di Ravenna. Una delle proposte della Lega, respinta per ora dal M5s, sarebbe quella di presentare un emendamento che recepisca il testo del referendum del 2016 che vietava nuove trivellazioni entro 12 miglia dalla costa. Il compromesso comunque si dovrà trovare in Parlamento.
Al ministro dell'Ambiente ha replicato il sottosegretario leghista all'Economia, Massimo Garavaglia. "Bisogna distinguere il piano: c'è un piano politico e un piano tecnico. Se il Parlamento politicamente prende una decisione, quale che sia, il ministro non può che prenderne atto", ha detto l'esponente del Carroccio. "Lo stallo", ha aggiunto Garavaglia, "va risolto politicamente: deciderà il Parlamento. Noi l'attenzione che poniamo è a trovare una posizione equilibrata che eviti la chiusura di siti produttivi e quindi conseguentemente la perdita di posti di lavoro. L'importante è non fare danni".
Sul tema è intervenuto anche il presidente della Camera, Roberto Fico. "Dobbiamo investire nelle rinnovabili, nel futuro. Il passato e le tecnologie obsolete, lasciamoceli alle spalle", ha scritto Fico su Facebook. "Non si può pensare di vivere il presente e progettare il futuro restando ancorati a modelli del passato. Viviamo un'epoca di transizione energetica che può solo andare avanti e non ammette passi indietro. Un momento di evoluzione e trasformazione che riguarda l'energia e i modelli di sviluppo e che detta la strada da seguire, quella delle fonti rinnovabili, con l'abbandono progressivo delle fonti fossili. In questo quadro di rivoluzione economica ed energetica vanno sospese le ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi, a partire dalle trivellazioni in Italia".