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Tre tragedie sul lavoro in un giorno: dove sono i difensori dei morti italiani?

Ieri tre morti sul lavoro nel ricco Nord-Est che non hanno fatto notizia. Uno per l’impatto con un rullo alimentare. Uno per il rovesciamento di una macchina operatrice. In Friuli un operaio è morto schiacciato da una gru. Tre morti in un giorno sarebbero all’incirca un migliaio di morti all’anno, numeri da strage che invece finiscono relegati tra i trafiletti di pochi giornali. Dico, dove sono gli italiani per gli italiani?
A cura di Giulio Cavalli
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Ieri a Trento, in Val di Sole è morto per la gravità delle ferite riportate un operaio di cinquantatré anni, Marco Bedani 53 anni di Pejo, rimasto vittima di un infortunio sul lavoro alla Film Solution di Fucine di Ossana. L’uomo è deceduto all’ospedale Santa Chiara di Trento, dove era stato trasportato dopo l’incidente. Secondo le prime verifiche condotte in merito all’incidente, l’uomo sarebbe rimasto ferito in seguito all’impatto con un rullo alimentare.

Sempre ieri un operaio impegnato all’interno di un’azienda di Trevignano, è morto per i traumi riportati nel rovesciamento di una macchina operatrice. Secondo quanto si è appreso la vittima, Renzo Donà, 42 anni, autotrasportatore di Quinto di Treviso, sarebbe stato investito da uno scavatore condotto da un dipendente dell’azienda in una fase di movimentazione del carico.

Sempre ieri un operaio muore schiacciato da gru in Friuli. Un uomo, di 47 anni, è morto all’alba dopo essere rimasto schiacciato dalla gru che stava manovrando. L’incidente sul lavoro è avvenuto in una industria che si occupa di meccanica di precisione, a Maniago (Pordenone), in via Francesco Petrarca.

Tre morti sul lavoro in un solo giorno dovrebbe essere la prima notizia del telegiornale, dovrebbe stare in testa a tutti i sovranisti che ci dicono di occuparci dei nostri morti e non di quelli (sì, vabbè), quelli che si scandalizzano perché dei morti italiani non parla mai nessuno e quelli che continuano a ripetere che ci daremo da fare per la sicurezza sul lavoro. Solo che tutto è diventato un mantra, inutile, quasi melmoso, vuoto com'è vuota la retorica quando viene ripetuta all'infinito. Perché di nuovi strumenti per la sicurezza dei lavori e di migliori controlli sui posti di lavoro si parla ma intanto continuano a mancare i soldi (addirittura diminuiti nell'ultima manovra di governo) e perché la sicurezza sul lavoro viene continuamente vissuto come elemento ostativo a una maggiore produttività che dovrebbe permetterci di rimanere in linea con i trend che ci siamo prefissati.

Tre morti in un giorno sarebbero all'incirca un migliaio di morti all'anno, numeri da strage che invece finiscono relegati tra i trafiletti di pochi giornali. Dico, dove sono gli italiani per gli italiani? Dov'è la politica che finge di non vedere i numeri e al massimo dedica qualche convegno sulle somme di fine anno o sui trend eventualmente in diminuzione? Dove sono i sovranisti di casa nostra che vedono tragedie dappertutto e invece non si accorgono di quello che accade sotto i loro occhi? Dov'è la sinistra, la sinistra quella vera, che intendeva sicurezza sul lavoro solo quando ognuno è davvero sicuro, nessuno escluso, in una giornata come oggi?

Sono tragedie banali, certo, e non accendono la perversa curiosità di un certo giornalismo. Morire sul lavoro significa morire banalmente in qualcosa che si ripete tutti i giorni, il ché drammaticamente significa che si rischia la vita tutti i giorni. E a me fa impazzire che non ne parli nessuno.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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