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Tre modi per aiutare i civili intrappolati ad Aleppo

Una città sotto assedio e centinaia di migliaia di persone intrappolate. In attesa che le diplomazie facciano il loro dovere, vi segnaliamo tre organizzazioni da supportare.
A cura di Davide Falcioni
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Stephen O’Brien, sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, ha recentemente fatto sapere che ad oggi 974mila siriani vivono sotto assedio, contro i quasi 400mila di un anno fa e i 486mila di sei mesi fa. Dopo oltre cinque anni di guerra, la situazione nel paese sembra aggravarsi giorno dopo giorno soprattutto a causa dell'assedio portato dalle truppe governative di Bashar Al Assad sostenute dall'esercito russo. Da un mese a questa parte, con il pretesto di voler cacciare i ribelli dai quartieri orientali, decine di razzi, colpi di mortaio e barili esplosivi vengono scaricati su case di civili, scuole e ospedali ogni giorno: centinaia di persone sono state uccise, a migliaia sono invece rimaste ferite. Fornire un dato esatto è pressoché impossibile, dal momento che anche le associazioni di esuli faticano ad avere i numeri della carneficina, ma si calcola con certezza che al momento  275mila persone vivono sotto assedio ad Aleppo con gravi carenze di aiuti umanitari.

In questo quadro è del tutto evidente che spetta alle diplomazie mettersi in movimento sul serio, sedere intorno a un tavolo e negoziare un accordo di pace duraturo. Invece i tempi slittano e la partecipazione di attori di primo livello come Stati Uniti e Russia, entrambi parte del conflitto in posizioni opposte, rende il tutto terribilmente più difficile. Cosa possono fare, quindi, i "comuni cittadini"? Sono diverse le organizzazioni che danno un supporto concreto, ve ne segnaliamo tre a nostro modo di vedere meritorie.

Caschi Bianchi

Candidati al Premio Nobel per la Pace, i Caschi Bianchi – fondati da Raed Al-Saleh – operano prevalentemente nella ricerca e nel salvataggio di vite umane soprattutto nelle zone controllate dai ribelli. Hanno salvato decine di migliaia di persone estraendole dalle macerie di case, palazzi, scuole e ospedali crollati e in molte circostanze hanno pagato anche le protesi per i mutilati. Secondo alcuni critici – soprattutto sostenitori del regime di Assad – i Caschi Bianchi non sarebbero politicamente equidistanti. Quel che è certo è che il loro operato è uno dei più preziosi sul campo. Qui è possibile effettuare una donazione.

Medici Senza Frontiere

Più volte nel mirino delle bombe di Assad, Medici Senza Frontiere fornisce in Siria supporto a quasi 150 strutture sanitarie in zone impossibili da raggiungere direttamente, fornendo farmaci, forniture e attrezzature mediche e contribuendo ai costi per la ricostruzione quando un ospedale viene danneggiato. L'Ong gestisce direttamente sei ospedali e ha aperto una campagna donazioni. Con 100 euro si può acquistare un letto reclinabile, con 60 euro oltre 800 kit per le reidratazione dei degenti.

Save The Children

"Ad oggi abbiamo raggiunto più di 5,3 milioni di persone, di cui 3,3 milioni sono bambini, all’interno della Siria e nei paesi vicini: Giordania, Libano, Egitto e Iraq". Così Save The Children presenta il suo intervento nel paese, dove da anni distribuisce cibo, kit igienici e beni di prima necessità, fornendo ripari alle famiglie, e offrendo protezione soprattutto ai più piccoli all'interno di luoghi sicuri dove possano giocare, imparare e superare il trauma subito. Qui è possibile saperne di più.

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