Torino, scandalo falsi invalidi: in manette due medici. Centinaia di pratiche sospette

Sembra destinata ad estendersi l'inchiesta della Procura di Torino sui falsi invalidi. Sono almeno duecento le pratiche al vaglio degli inquirenti che sarebbero passate per le mani dei due medici arrestati la settimana scorsa settimana dopo che le telecamere dei carabinieri dei Nas del capoluogo piemontese avevano immortalato il passaggio di una bustarella da 2000 euro avvolta nel panino per il pranzo. In manette sono finiti Enrico Maggiore, presidente della commissione medica di verifica del ministero dell'Economia e delle Finanze per il Piemonte e la Valle d'Aosta, ed Enrico Quaglia, dentista e medico legale.
Secondo gli inquirenti, a lui i dipendenti si rivolgevano per ottenere la documentazione che autorizzava l’avvio delle pratiche per le indennità pensionistiche. Cinquemila euro, sempre secondo le indagini degli investigatori, era il prezzo da pagare per assicurarsi un verdetto favorevole. Il 20% della somma andava poi, afferma ancora l’accusa, a Maggiora che nel’indennità. “Erano dei regali che Quaglia mi faceva – ha spiegato il medico – io all’inizio non volevo, ma lui con il tempo mi ha convinto, dicendomi che così eravamo più tranquilli. In fondo le pratiche erano tutte corrette..” Così si è giustificato il medico, dicendo di non aver mai commesso atti contrari ai suoi doveri d’ufficio. La procura nel verbale d’arresto gli contesta la corruzione a partire dall’ottobre del 2014, indicando le due pratiche oggetto della bustarella da 2000 euro e più in generale tutte quelle trattate insieme a Quaglia.
Va detto che quest’ultimo è stato arrestato perché durante la perquisizione sono state trovate dieci munizioni calibro 9 parabellum, insieme ad oltre trecento armi (regolarmente denunciate) di cui è appassionato collezionista. “Ci siamo difesi sostenendo che quelle trovate non erano affatto da guerra, ma munizioni semplici, e come tali non prevedono dunque l’arresto obbligatorio ma quello facoltativo. In questo caso non sussistono poi le esigenze cautelari come pericolo di fuga o di inquinamento probatorio, tantomeno quello della pericolosità sociale” ha spiegato il suo avvocato, Guido Crovella.