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Torino, picchiata e fatta prostituire dal marito: doveva chiedere cibo e pannolini ai clienti

L’incubo di una giovane donna segregata e costretta a prostituisti dal marito che le portava via tutti i soldi senza nemmeno occuparsi dei loro due figlioletti. La vittima, obbligata a prostituiti anche in gravidanza, è arrivata al punto di dover chiedere cibo e pannolini per il suo bimbo ai clienti.
A cura di Antonio Palma
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Segregata, brutalmente picchiata e obbligata a prostituirsi dal marito che le portava via anche tutti i suoi soldi tanto che era costretta a chiedere ai clienti cibo e pannolini per il suo figlioletto. È la drammatica storia di sopraffazione e violenza che arriva da Torino dove nelle scorse ore il Tribunale ha condannato in primo grado a 8 anni e 9 mesi di carcere il 39enne Raffaele F. a cui l'accusa contestava i reati di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e induzione e sfruttamento della prostituzione. Gli abusi sarebbero andati avanti per anni, almeno dal 2012 e fino allo marzo dello scorso, e sono emersi solo grazie al concreto intervento del Telefono rosa a cui la donna infine si è rivolta facendo scattare denunce e inchiesta penale.

Come ricostruito dall'accusa, la ragazza, una giovane di origine romena ma cresciuta in Italia, aveva conosciuto l'uomo in un bar ed era stata convinta a lasciare la scuola e la famiglia e a seguirlo. Fin da subito però quello che lei credeva amore si è trasformato in un incubo. L'uomo l'ha segregata e costretta a prostituisti per avere soldi, picchiandola spesso selvaggiamente tanto che i vicini in passato avevano anche chiamato le forze dell'ordine temendo per la sua vita. Le violenze e gli abusi sono proseguiti anche dopo la nascita dei due figli a cui l'uomo non badava affatto. La donna è stata costretta a prostituirsi anche durante la gravidanza. Infine, indotta dalla disperazione, si è rivolta a telefono Rosa. La vittima si è anche costituita parte civile nel processo a carico dell'ex e il tribunale le ha riconosciuto una provvisionale di 60mila euro.

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