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Si suicida capo ultrà Juve: era stato ascoltato su infiltrazioni della ‘ndrangheta

Raffaello Bucci poche ore prima era stato ascoltato come testimone nelle indagini sui possibili rapporti tra ‘ndrangheta e curve Juventine che hanno già portato all’arresto di 18 persone accusate di associazione mafiosa.
A cura di Antonio Palma
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È mistero a Torino  dopo il ritrovamento del corpo senza vita di uno dei capi storici degli ultrà della Juventus, Raffaello "Ciccio" Bucci, morto suicida lanciandosi da un viadotto a Fossano. Il 40enne Bucci infatti non solo era capo tifoso dei Drughi, uno dei club della tifoseria della Juve, e uno dei responsabili ufficiali dei collegamenti tra la società e le tifoserie, ma era anche uno dei testimoni nell'inchiesta sui possibili rapporti tra ‘ndrangheta e curve Juventine. Dolo due giorni prima del suicidio Bucci infatti era stato ascoltato in Procura dal magistrato di Torino Monica Abbatecola come persona informata dei fatti nelle indagini che hanno già portato all'arresto di 18 persone accusate di associazione mafiosa.

Anche se al momento non sembrano esserci dubbi sulla dinamica del suicidio, la magistratura ha aperto un fascicolo sul suo caso incaricando la polizia di ricostruire tutti i movimenti e i contatti di Raffaello Bucci prima della morte. Secondo una prima ricostruzione, il capo ultrà avrebbe guidato la sua auto fino ad un viadotto dell'autostrada Torino-Savona, accostando la vettura e buttandosi di sotto. Il fatto è che l'uomo non ha lasciato alcun biglietto di spiegazioni e nessuno riesce a comprendere il motivo dietro all'estremo gesto. Del resto Bucci viene descritto come persona allegra ed ultimamente molto contento per il nuovo incarico fiduciario di "Supporter Liaison Officer" che era arrivato direttamente dai dirigenti della squadra.

Proprio la mancanza di motivi apparenti dietro al suicidio e la circostanza del suo interrogatorio in un'indagine delicata ha fatto nascere il sospetto che le due cose siano collegate. Non è escluso infatti che dopo l'interrogatorio qualcuno lo abbia avvicinato  con minacce tali da indurlo al suicidio. Bucci, di professione guardia giurata, non aveva mai avuto guai con la giustizia e non era indagato, ma erano stati appurati suoi contatti frequenti con alcuni dei personaggi dell’inchiesta coordinata dall’antimafia torinese.

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