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Terrorismo razzista: perché Luca Traini non è un lupo solitario

Luca Traini non era un lupo solitario. Il terrorista fascista di Macerata non avrebbe agito se non avesse avuto un network in cui le sue idee trovavano ascolto, e se migliaia di cittadini non avessero espresso idee razziste e voglia di vendetta. Solo che lui, dalle chiacchiera da bar, è passato all’azione.
A cura di Valerio Renzi
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Luca Traini, già viene chiamato un lupo solitario. Come Gianluca Casseri, l'estremista di destra sostenitore di Casa Pound che nel dicembre del 2011 ha ucciso due senegalesi a Firenze. L'espressione lone wolf viene coniata dalla destra neonazista e suprematista americana negli anni '80 per inaugurare una nuova strategia stragista e terroristica: quella di cellule composte da un singolo militante, pronte a colpire all'improvviso e in maniera imprevedibile. L'espressione si è poi imposta come formula giornalistica, utilizzata anche per il terrorismo islamista.

In un lungo intervento sul Guardian del marzo 2017, il giornalista Jason Burke mette in dubbio che i lupi solitari siano poi così solitari. Non si tratta infatti di semplici squilibrati imbevuti di ideologia e odio, ma di soggetti che maturano le loro azioni all'interno di ambiente in cui alcune idee, espressioni e progetti hanno legittimità e trovano ascolto. Non solo: la maggior parte di loro – secondo diversi studi riportati da Burke – ha rivelato i suoi piani a qualcuno prima di metterli in atto. Sarebbe questo anche il caso di Traini, come raccontato da Fanpage.it.

Insomma: il lupi solitari non agirebbero se non avessero una rete di complicità, almeno ideologica, e un humus in cui trovarsi a proprio agio, un network a cui le proprie gesta sono rivolte per diventare un esempio o trovare un'eco per spingere altri all'azione. Nel caso di Traini si tratta di circuiti vicini a Forza Nuova che il 28enne frequentava – l'organizzazione neofascista invece di prendere le distanze ora si offre di pagare le spese legali additandolo come eroe -, nel caso di Casseri era Casa Pound.

A Macerata l'ambiente e il clima in cui Traini ha deciso di agire non è solo quello della destra più nera, ma anche l'aria che si respira in città dopo l'omicidio di Pamela Mastropietro e l'arresto di un immigrato nigeriano. Il razzismo, la richiesta di vendetta e di giustizia fai da te espressa da migliaia di cittadini, come si può vedere sulla pagina Facebook ‘Sei di Macerata se…' ad esempio, è stata interpretata da Traini che ha deciso di passare dalla chiacchiere da bar all'azione. Purtroppo il terrorista razzista che ha premuto il grilletto era tutt'altro che solitario.

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