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Bombe sotto le case di Prodi e Cofferati, 7 arresti tra gli anarchici del Fai

Vasta operazione della Polizia di Stato contro la Fai – Federazione anarchica informale. Agli arrestati è contestato il reato di associazione con finalità di terrorismo e viene attribuita l’esplosione di tre ordigni.
A cura di Susanna Picone
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Dalle prime ore dell'alba è in corso un’operazione della Polizia di Stato denominata “scripta manent” contro la Fai (Federazione anarchica informale).  La Digos di Torino, coordinata dal Servizio centrale antiterrorismo della Direzione centrale della Polizia di prevenzione, su disposizione della Procura della Repubblica del capoluogo piemontese, ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette persone mentre altre otto sono indagate e oltre 30 sono state perquisite in diverse regioni della penisola. L'operazione della Polizia di stato contesta ai sette arrestati il reato di associazione con finalità di terrorismo e attribuisce agli stessi l'esplosione di tre ordigni: uno presso il quartiere Crocetta di Torino del 5 marzo 2007 e due ordigni presso la caserma allievi carabinieri di Fossano del 2 giugno 2006. In entrambi i casi le bombe erano programmate per esplodere a breve distanza l'una dall'altra per arrecare grave danno all'incolumità delle forze dell'ordine intervenute sul posto.

Oltre trenta perquisizioni in varie regioni – L'operazione “scripta manent” trae origine dal procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Torino a seguito del ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare, per mano di appartenenti al cosiddetto “Nucleo Olga”, espressione del cartello eversivo Fai-federazione anarchica informale. L'indagine della Digos di Torino, attraverso l'analisi di un'enorme quantità di documentazione ideologica, ha permesso di ricostruire la struttura associativa e l'evoluzione internazionale della Fai. La polizia, con l'ausilio di unità cinofile antiesplosivo, ha sottoposto a perquisizione oltre trenta persone e ventinove abitazioni in diverse regioni italiane, tra cui Piemonte, Liguria, Lazio, Emilia Romagna, Lombardia, Sardegna, Abruzzo, Campania e Umbria.

Tra i 7 arrestati due già condannati per attentato ad Adinolfi – In carcere sono finite, tra gli altri, due donne, e tra i sette arrestati compaiono anche Alfredo Cospito e Nicola Gai, già condannati in appello per l'attentato all'ingegnere Adinolfi. Nei loro confronti, sostengono gli investigatori, è stato riscontrato il “grave pericolo di inquinamento probatorio”.

Quasi 50 azioni in 13 anni di attività – Come espressamente affermato nel programma criminoso stilato dai “soci fondatori”, ricostruito dagli investigatori, le azioni erano finalizzate a realizzare la “distruzione dello Stato e del capitale” portando l'attacco alle strutture del “dominio”. Tra gli obiettivi privilegiati dall'associazione quelli istituzionali, come carabinieri, polizia, vigili urbani, istituzioni politiche e amministrative, ma anche giornalisti, strutture aziendali e università. Il Fai non disdegnava però anche luoghi pubblici e/o zone residenziali. In 13 anni di attività il gruppo si sarebbe reso responsabile di 50 episodi di “natura terroristico ed eversiva”. Tra gli episodi contestati l’ordigno collocato al palazzo Ducale di Parma nel 2005; l’invio di un pacco bomba all’ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati, nel novembre 2005; i pacchi esplosivi del 2006 all’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino e altri ancora. Gli investigatori hanno ricostruito anche la storia del gruppo, partendo dal documento costituivo nel 2003, in cui oltre a rivendicare l’esplosione di due cassonetti dei rifiuti nei pressi dell’abitazione di Romano Prodi, formalizzavano la costituzione del Fai.

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