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Terremoto nel Centro Italia

Terremoto, gli incubi non se ne vanno: boom di psicofarmaci, ansia e depressione

Tra i terremotati è aumentato a dismisura il consumo di psicofarmaci. Antidepressivi, ipnotici e antipsicotici per molti sono l’unica ancora di salvezza per provare a dimenticare i traumi subiti e ricominciare a vivere. Gli psicologi: “Negli occhi di migliaia di persone paura e smarrimento. Molti hanno perso passato, presente e futuro”. E in questo quadro i ritardi del governo non aiutano.
A cura di Davide Falcioni
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Terremoto nel Centro Italia

Un container bianco nel mezzo di una piazzola a una manciata di metri dalla via Salaria, ad Accumoli, ospita da alcuni mesi la farmacia del dottor Francesco Nigro: calabrese di origine, da tre anni aveva aperto la sua attività nel borgo laziale al confine con le Marche quando il 24 agosto del 2016, alle 3 e 36 del mattino, una violentissima scossa di terremoto ha distrutto tutto. Di Accumoli e delle sue frazioni oggi non restano che macerie e – qua e là – qualche “villaggio Sae” (le cosiddette “casette per terremotati"), un’area adibita a “centro commerciale”, la stazione dei carabinieri – anch’essa ospitata in un container – e, per l’appunto, la sua farmacia. Il dottor Nigro non è però un farmacista comune: quando la sera spegne le luci e chiude le porte del container lo attendono quasi 100 chilometri per raggiungere San Benedetto del Tronto e l’hotel dove alloggia come migliaia di altri sfollati. Prima di entrare nella sua stanza, però, Nigro deve attendere ore: lungo il percorso, infatti, lo aspettano molte deviazioni nelle “casette” e negli altri alberghi, dove consegna “a domicilio”, stanza per stanza, i farmaci che gli erano stati in precedenza richiesti dai suoi pazienti. Le giornate del farmacista cominciato alle 7 del mattino, finiscono alle 10 di sera e persino la pausa pranzo è scandita dalle consegne nelle frazioni dei borghi di montagna.

Comunità e vite in frantumi dopo i terremoti

Dalle settimane immediatamente successive al sisma, però, Nigro non consegna solo “medicinali comuni”: gli ordini di psicofarmaci, infatti, sono aumentati a dismisura così, tra un’aspirina e un paracetamolo, gli antibiotici e le compresse per curare il diabete, ci sono molte confezioni di benzodiazepine, antidepressivi, ipnotici, antipsicotici. Prodotti che da queste parti, tra i Monti Sibillini, erano pressoché sconosciuti prima del 24 agosto 2016. Farmaci consumati in segreto, spesso senza dire nulla neppure ai propri cari per la vergogna di chi si è sempre creduto duro come una roccia e si è scoperto invece fragile e vulnerabile. I terremoti hanno infatti provocato ferite profondissime: ci sono i lutti e le 299 vittime, certo, ma c’è soprattutto la frantumazione di intere comunità in un’area vastissima che conta 140 comuni e quattro regioni colpite. Anche chi, fortunatamente, non ha dovuto vivere lo strazio di perdere amici e familiari da oltre un anno è alle prese con traumi psicologici che nessuna cronaca giornalistica è stata in grado di raccontare perché il più delle volte vengono vissuti in assoluto silenzio: perdere una casa significa perdere il punto di riferimento più importante e lentamente smarrirsi. Spesso il sisma ha fatto perdere anche il lavoro, le sicurezze economiche, le reti sociali consolidate, i paesaggi e ogni altro punto di riferimento solido. Chi è stato costretto a trasferirsi in hotel ha trascorso spesso oltre un anno da “ospedalizzato”: una stanza di pochi metri, nessuna privacy, pasti serviti a orari fissi, nessuna autonomia. L’inedia ha lentamente sostituito la vitalità di queste popolazioni montanare e in molti uomini e donne, giorno dopo giorno, gli sguardi si sono spenti. Gli anziani, soprattutto, provano il dolore di sapere che mai potranno rientrare nelle loro case. Moriranno nelle Sae, molti sono già morti nelle stanze degli hotel.

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Crescita esponenziale del consumo di psicofarmaci tra i terremotati

“Dal 24 agosto negli occhi delle persone leggo un profondo e totale senso di smarrimento e di paura”, racconta il dottor Nigro. “Il terremoto è un evento che ha tolto tutto. Non perdi solo la casa. Perdi il passato, il presente e spesso anche il futuro. Per questo ho notato, come farmacista, un incremento esponenziale del consumo di psicofarmaci, dagli ansiolitici più leggeri agli ipnotici, non solo tra gli anziani ma anche tra i più giovani. Da un anno sono tra i farmacisti che consegna questi medicinali ai terremotati, persona per persona. La differenza nel consumo di questi prodotti tra prima e dopo il 24 agosto è abissale. Se prima del sisma ad esempio mi capitava di vendere poche confezioni al mese di benzodiazepine, ora sono decine e decine, e con il trascorrere dei mesi e i ritardi nella consegna delle casette la situazione è peggiorata”.

Quelle del dottor Nigro non sono evidentemente solo “sensazioni” di un farmacista. Anche il dottor Massimo Mari, coordinatore della funzione psicologica dei servizi alla persona per le vittime del terremoto nella Regione Marche (quella più colpita), conferma il boom nel consumo di psicofarmaci, malgrado non sia ancora disponibile uno studio aggiornato sulla farmaco-economia. “Abbiamo riscontrato, nei mesi successivi alla catastrofe, che il consumo di benzodiazepine, cioè di tranquillanti minori, è aumentato nell’area di Camerino del 70%. Aumenti minori sono stati riscontrati anche per antidepressivi e antipsicotici, rispettivamente del 7% e 3,8%. L’aumento quindi c’è stato. E sì, le persone stanno ancora molto male perché il trauma è stato estremamente violento”.

Anche uno studio condotto dai ricercatori del Gruppo Emidio Di Treviri, progetto di ricerca nato da una call delle Brigate di Solidarietà Attiva che vede la partecipazione di decine di ricercatori, dottorandi e professionisti e che sta conducendo un’inchiesta sociale critica producendo dati di grande rilevanza scientifica, conferma un aumento, soprattutto tra gli anziani, di depressione, malattie cardiache, patologie legate alla stasi e alla perdita di una quotidianità. Serena Caroselli, antropologa e ricercatrice del progetto EDT in uno specifico “Gruppo Salute”, spiega come la permanenza prolungata e “strutturale” negli hotel abbia determinato un netto peggioramento nelle condizioni di salute, anche psicologica, dei terremotati: “Abbiamo riscontrato come il cambio di stile di vita abbia avuto conseguenze sulla salute, soprattutto quella degli anziani, che vivono una condizione di perenne attesa di un ritorno alle loro case. La permanenza negli hotel per un tempo così lungo ha lacerato i rapporti sociali e catalizzato il conflitto tra le persone negli hotel e quelle tornate sui territori. Benché manchino ancora dati definitivi e ufficiali, abbiamo registrato anche un notevole aumento nel consumo di farmaci tra i terremotati”.

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Psichiatri e psicologi: "Le persone stanno cercando di ritrovare una vitalità"

Anche la solitudine, la perdita di reti sociali e di rapporti umani “sani” possono – alla lunga – causare gravi problemi di salute. “Questa situazione – continua il dottor Mari – è determinata da una serie di concause: la perdita di una ‘storia’, delle abitudini di vita, di relazioni normali, la perdita del posto di lavoro o tra i bambini di abitudini scolastiche. E’ importante però non limitarsi a tradurre in diagnosi psichiatrica queste esperienze esistenziali. Certo, potremmo parlare di disturbo post-traumatico da stress, depressione post traumatica, reazione acuta da stress, ma a noi piace pensare che si tratta di dimensioni esistenziali che tentano in tutti i modi di far risorgere una vitalità”.

E se il trauma dovuto all’evacuazione e alla distruzione totale di molti paesi è stato devastante, quello del ritorno rischia di non essere meno importante. Emanuele Sirolli, psicologo del GUS (Gruppo Umana Solidarietà) e coordinatore dei servizi di assistenza alla persona per i terremotati della provincia di Ascoli Piceno, racconta ad esempio come gli sfollati ospiti negli hotel della costa abbiano perso qualsiasi dimestichezza con la quotidianità: “Le persone da un anno ospiti degli alberghi hanno smarrito persino alcune abilità quotidiane basilari, come prepararsi da mangiare e farsi la spesa. L’assistenza continua a 360 gradi ha generato apatia, stati depressivi e molto spesso, collegata al desiderio di entrare in una “casetta”, la paura di ciò che questo comporterà”. E’ proprio Pasquale, un terremotato “rifornito” dal farmacista di Accumoli e da quasi 14 mesi costretto a fare la spola tra un hotel e l’altro, a raccontare benissimo la sua condizione. L’uomo ora vive in una struttura ricettiva di Castel Di Lama (AP) e le sue giornate sono scandite dalla noia, tra “una passeggiata in un centro commerciale al mattino, per vedere un po’ di gente e sentirmi meno solo” e lunghe ore davanti alla tv nella sua stanza. “Vivevo ad Accumoli, in una frazione che si chiama Grisciano che ora non c’è più. Ogni volta che passo da lì mi sento male. Ho perso la voglia di andare avanti, non vedo un futuro per me, che prima del terremoto avevo una falegnameria. Ma quando tornerò nella Sae che mi è stata assegnata cosa mi metterò a fare? Per questo vivo costantemente in uno stato di ansia, la notte non dormo, psicologicamente non mi sento bene”. Come lui anche Domenico, ospite di un’altra struttura. E come lui migliaia di altri uomini e donne psicologicamente annientati.

Le promesse del governo subito dopo i terremoti di agosto e ottobre avevano generato aspettative importanti: molti confidavano che nel giro di pochi mesi sarebbero rientrati nei propri borghi, ma a quasi 14 mesi di distanza i ritardi hanno prodotto delusione e scoramento. E le conseguenze sono drammatiche.

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