Terremoto all’Aquila, il prefetto Iurato: “Ho finto commozione tra le macerie”
Un’altra risata in una città sconvolta dal terremoto, dopo quelle più che note dell'imprenditore Francesco Maria Piscicelli. È quella del Prefetto dell’Aquila Giovanna Iurato che, si ascolta in una telefonata, appunto “scoppiava a ridere ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bimbi rimasti orfani”. Succedeva poco dopo il suo insediamento nella carica di Prefetto, la telefonata è del 28 maggio 2010. I magistrati di Napoli, titolari dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza nell’ambito della quale Giovanna Iurato è indagata per turbativa d’asta, fanno riferimento a questa telefonata tra lei e il prefetto Francesco Gratteri. "Commentando la sua prima giornata ufficiale – scrivono i pm – nella città martoriata dal terremoto (definita dalla Iurato "una città inesistente, che non c'è"), scoppiava a ridere, ricordando come si era falsamente commossa davanti alle macerie e ai bambini rimasti orfani. Una risata non giustificabile dalle circostanze e dagli eventi tragici di quelle ore, che avrebbero imposto al rappresentante del Governo di assumere comportamenti ben diversi e non certo (a proposito di cinismo) legati alle predisposizioni di condotte e strumenti atti a prevenire e/o scongiurare indagini in corso". Nei confronti del Prefetto Iurato il gip di Napoli Claudia Picciotti ha firmato un’ordinanza di interdizione dai pubblici uffici, per lei e per Nicola Izzo, entrambi indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per la sicurezza.
I familiari delle vittime: “Disprezzo per questa donna” – I legali del prefetto intercettato, nel commentare il tono della telefonata, hanno affermato che si tratta di “frammenti fuorvianti” e che “nei due anni di presenza a L’Aquila Giovanna Iurato ha dato ampia prova di attenzione, rispetto e grande senso di abnegazione nei confronti dei cittadini così duramente colpiti dalla tragedia del terremoto”. Ma la reazione di quanti a l’Aquila hanno perso tutto è chiaramente di indignazione ma anche, fanno sapere i familiari delle vittime della Casa dello Studente, di “pena e di disprezzo”. “Se questi sono gli uomini dello Stato bisogna trovarne altri. Questi soggetti rappresentano solo fame di potere. Non sono rappresentanti delle istituzioni", così Antonietta Centofanti. Il sentimento di una donna che nel sisma perse suo nipote è – dice – di grande solitudine ma c’è anche "disprezzo per questa donna, che forse è anche una madre, e forse anche un po' di pena perché ci troviamo di fronte ad una figura di scarsissimo spessore", così conclude la rappresentante dei Familiari delle Vittime della Casa dello Studente.