Tentata strage di Macerata, la difesa di Traini: “Era incapace di intendere e volere”
Quando il tre febbraio scorso Luca Traini, il neofascista di Macerata, seminò il panico per le strade di Macerata sparando contro sei immigrati con una pistola Glock per "vendicare" l'omicidio di Pamela Mastropietro, avrebbe potuto essere incapace di intendere e di volere. E' quanto emerge, secondo fonti giudiziarie, da una consulenza affidata dal difensore del 28enne di Tolentino a uno psichiatra di Bologna. La Procura di Macerata nel frattempo, sulla base della ‘Legge Mancino', ha chiesto per Traini un giudizio direttissimo. L'uomo è accusato di strage, tentato omicidio e danneggiamenti aggravati dai motivi di odio razziale. Il procedimento giudiziario dovrebbe avere inizio ai primi di maggio di fronte alla Corte d'Assise ferma restando la possibilità per la difesa di chiedere il rito abbreviato.
Luca Traini, 28 anni, prima della tentata strage di Macerata era incensurato e viveva a Tolentino, cittadina dell'entroterra. Attivista di estrema destra, anche se non iscritto a nessun partito, nel 2017 si candidò con la Lega Nord alle elezioni amministrative di Corridonia, non prendendo nessuna preferenza. Da sempre simpatizzante neofascista, negli ultimi anni Traini aveva radicalizzato le sue posizioni e – secondo i suoi familiari – non avrebbe perso occasione di partecipare a numerose iniziative organizzate da movimenti di estrema destra del territorio. Sulla tempia destra Traini ha un tatuato il simbolo di Terza Posizione, organizzazione neofascista eversiva fondata negli anni 70 da Roberto Fiore, oggi segretario nazionale di Forza Nuova.
Traini dopo aver aperto il fuoco su degli immigrati per le vie di Macerata è sceso dall'auto, si è tolto il giubbotto, ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle, salendo sui gradini del monumento a Caduti, quindi si è consegnato ai carabinieri senza opporre resistenza.