“Quando voi inserite nella legge che rendiamo opere strategiche anche i tubi che servono per portare il petrolio di Tempa Rossa (che è una concessione data alla Total), nonché le infrastrutture che verranno realizzate nel porto di Taranto, stiamo facendo un regalo alla Total. Ci verrebbe allora da chiedere: ma la Total ha soffiato nell’orecchio di qualcuno, che è il Governo, e gli scrive un emendamento? La Total per caso – lo pongo come ipotesi, signora Presidente, mi consenta; sa, «mi consenta» si porta – ha agevolato il percorso per presentare un emendamento a suo favore? La Total ha contribuito economicamente – in maniera trasparente, perché non si possa mai pensare che lo faccia in maniera non trasparente, nel qual caso sarebbe un reato e i reati li accerta la magistratura, ed è il caso che li inizi ad accertare, magari su questa cosa – la Total, dicevo, ha dato dei contributi al Governo che gli fa un regalo?”
Nel dicembre del 2014, durante la discussione degli emendamenti alla legge di stabilità, così si esprimeva il senatore del Movimento 5 Stelle Andrea Cioffi, sottolineando la contrarietà del proprio gruppo a uno dei tanti piccoli aggiustamenti inseriti nel disegno di legge in discussione a Palazzo Madama. L'inserimento in legge di stabilità di un ulteriore benefit per Tempa Rossa era, in ordine temporale, solo l'ultimo intervento dell'esecutivo su un "caso" che già aveva fatto molto discutere durante l'approvazione dello Sblocca Italia.
Parole che sembrano avere un senso particolare se lette ora, quando l’inchiesta che ha portato all’arresto di 5 fra funzionari e dipendenti del centro oli Eni di Viaggiano (l’accusa è di aver messo in atto attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito di rifiuti) ha fatto luce sui rapporti fra il compagno del ministro allo Sviluppo Economico Federica Guidi, Gianluca Gemelli (indagato per “traffico di influenze illecite”), e il dirigente della Total Giuseppe Cobianchi. Un rapporto emerso dalle intercettazioni telefoniche fra i due, che non è precisamente il "cuore" dell'inchiesta che ha portato anche a due decreti di sequestro nel centro oli di Viggiano, in Val d'Agri.
Siamo nel momento della discussione delle modifiche alla legge di stabilità e, come si legge nelle carte dell’inchiesta, Gemelli, “sfruttando la relazione di convivenza che aveva col Ministro allo Sviluppo Economico indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total, le qualifiche per entrare nella bidder list delle società di ingegneria della Total e partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa”. Il compagno del ministro si premurava anche di avvertire Cobianchi delle manovre in atto per far passare un emendamento cruciale al Senato, spiegando: “La chiamo per darle una buona notizia..ehm.. .si ricorda che tempo fa c'è stato casino..che avevano ritirato un emendamento…ragion per cui c'erano di nuovo problemi su tempa rossa … pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al Senato..ragion per cui..se passa…e pare che ci sia l'accordo con Boschi e compagni…(…) se passa quest'emendamento… che pare… siano d'accordo tutti…perché la boschi ha accettato di inserirlo… (…) è tutto sbloccato! (ride ndr)…volevo che lo sapesse in anticipo! (…) e quindi questa è una notizia…”.
Poco prima, Gemelli era stato rassicurato dalla sua compagna, il ministro Federica Guidi, impegnata appunto nel lavoro “diplomatico” sugli emendamenti allo Sblocca Italia: “Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se è d’accordo anche Mariaele (il ministro Boschi, trascrivono gli inquirenti) quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte, alle quattro di notte”.
Insomma, il ministro Guidi avrebbe "anticipato" al compagno il risultato di una mediazione, spiegando di dover convincere anche la Boschi, ministro per i Rapporti col Parlamento e dunque tessitrice delle alleanze necessarie a far passare questo o quell'emendamento. Che ci siano state pressioni o ingerenze sull'esecutivo è ipotesi alla quale saranno gli inquirenti a dare una risposta. Certo è che la credibilità del ministro Guidi rischia di essere fortemente messa in discussione.
L'emendamento ritirato ai tempi dello Sblocca Italia e sostanzialmente riproposto in legge di stabilità è questo:
Ma cos’è Tempa Rossa e perché c’è tutto quest’interesse della Total e di parte dell’esecutivo?
A spiegarlo è la stessa Total, sul suo sito istituzionale: “Il Progetto Tempa Rossa consiste nello sviluppo dell’omonimo Centro Olio ubicato in Basilicata in località Corleto Perticara (PZ) e di proprietà della J.V. Gorgoglione (Total 50%, Shell 25%, Mitsui 25%), dove il greggio verrà estratto e trattato […] Il greggio, che sarà estratto e trattato (2.700.000 t/a), verrà quindi inviato alla Raffineria di Taranto, mediante il già esistente oleodotto Val d’Agri – Taranto per lo stoccaggio e la spedizione via mare". Nuove trivellazioni ed espansione del centro oli, per un aumento fino al 10% del ricavato.
L’area interessata va dalla Basilicata alla Puglia, con il successivo transito dal porto di Taranto del greggio trattato:
Si tratta del “principale progetto privato di sviluppo industriale in corso in Italia”, con un investimento complessivo che supera gli 1,6 miliardi di euro. Come si legge in una relazione parlamentare del settembre 2014, “a regime l'impianto avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 metri cubi di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo. Il progetto di sviluppo riguarda: la messa in produzione di 8 pozzi, di cui 6 già perforati e altri 2 da perforare; la costruzione di un centro di trattamento oli dove gli idrocarburi estratti, convogliati tramite una rete di condotte interrate (pipeline), verranno trattati e separati nei diversi sottoprodotti (petrolio grezzo, gas combustibile, zolfo e GPL) e, successivamente, immessi tramite canalizzazioni interrate; la costruzione di un centro di stoccaggio GPL (2 serbatoi interrati della capacità totale di 3.000 metri cubi) dotato di 4 punti di carico stradale, nonché la costruzione o la modifica di infrastrutture di servizio (adeguamento di strade comunali, realizzazione dei sistemi per l'alimentazione di acqua ed elettricità per il centro di trattamento, connessione alle reti esistenti per il trasporto e la distribuzione degli idrocarburi”.
L’iter burocratico è però stato molto travagliato e non sono stati pochi gli ostacoli che la Total ha dovuto superare per il via libera definitivo. Gli intoppi più gravi erano sorti proprio in relazione al terminale per lo stoccaggio e la movimentazione, l’impianto di raffinazione Eni di Taranto (e non è un caso che la Total abbia sempre parlato di “interventi migliorativi” su tale impianto). La raffineria di Taranto era stata oggetto di una serie di rilievi (qui riassunti dal senatore Stefano) e da più parti si era chiesto al ministero dell’Ambiente e a quello della Salute di porre in essere provvedimenti per impedire l’aumento del carico (e dunque delle emissioni) da parte di tale impianto. La risposta della Total è nota: lo stoccaggio nella raffineria di Taranto costituisce solo la parte terminale del Progetto Tempa Rossa e non comporta alcun incremento della capacità di lavorazione della stessa.