Tangenti Mose, trovato il “tesoro” di Galan: 6 indagati, sequestrati 12,3 milioni di euro
Dopo anni di indagine attraverso accertamenti contabili e rogatorie internazionali, la Guardia di finanza di Venezia è riuscita finalmente a mettere le mani sul cosiddetto "tesoro" di Galan, ovvero sui soldi derivanti dalle tangenti che venivano intascate per la costruzione del Mose. Nelle scorse ore infatti le Fiamme Gialle del nucleo di Polizia economico finanziaria di Venezia, su ordine del Gip del capoluogo veneto, hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni per ben 12,3 milioni di euro nell'ambito di un indagine per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria avviata proprio per individuare il reinvestimento all'estero delle tangenti incassate dall'ex presidente del Veneto Giancarlo Galan per la costruzione del Mose.
I sequestri interessano sei persone e riguardano denaro depositato presso banche venete, due imprese, quote di società e 14 immobili. Indagando sui soldi del Mose, infatti, le Fiamme Gialle hanno scoperto un vasto giro di riciclaggio di denaro nero che coinvolge altri imprenditori veneti e due commercialisti per un totale di sei persone indagate. Secondo quanto scoperto dai militari coordinati dalla Procura della Repubblica di Venezia, attraverso due commercialisti padovani, ingenti somme proventi dell'evasione fiscale realizzata da imprenditori veneti venivano dirottate in diversi conti correnti esteri, prima in Svizzera e poi in Croazia, intestati a società di Panama e delle Bahamas e gestiti da due fiduciari elvetici. Dopo il lungo giro, infine, i soldi rientravano successivamente nella disponibilità dei proprietari che li hanno utilizzati per effettuare investimenti anche di natura immobiliare sia in Italia che all'estero.
Nel corso di alcune perquisizione negli uffici di una società fiduciaria elvetica, infatti, è spuntata fuori una lista contenente i nomi di numerose società italiane che avevano affidato la gestione dei capitali in nero ai professionisti svizzeri. Per quanto riguarda Galan, le indagini hanno consentito di accertare che tra il 2008 ed il 2015 i due commercialisti, tramite il loro studio, avevano garantito l'intestazione fiduciaria di quote di una società veneziana che dalle indagini sul Mose era risultata essere di fatto riconducibile all'ex ministro ed ex governatore del Veneto.