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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Sul corpo di Stefano Cucchi c’erano 2 fratture recenti causate da un evento traumatico

Il professore Carlo Masciocchi, ordinario dell’Università dell’Aquila ed ex presidente della Società italiana di radiologia medica, nel corso del processo a carico di cinque carabinieri per la morte del geometra romano, ha ribadito che sul corpo di Cucchi “sicuramente c’erano due fratture vertebrali recenti ” e cioè “prodotte in un arco temporale stimabile in massimo 7-15 giorni”
A cura di Antonio Palma
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Sul corpo di Stefano Cucchi "sicuramente c'erano due fratture vertebrali" a livello lombo-sacrale, entrambe "recenti" e "contemporanee, prodotte da un unico evento traumatico". È quanto ha spiegato oggi in Tribunale, nel corso del processo per la morte del geometra romano, il professore Carlo Masciocchi, ordinario dell'Università dell'Aquila ed ex presidente della Società italiana di radiologia medica. L'esperto radiologo è l'autore della consulenza tecnica  per conto della parte civili che per prima diede indicazioni diverse rispetto al passato per quanto i segni sulla schiena di Cucchi, ora confluite  agli atti del processo che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale.

Secondo l'esperto, sul corpo di Cucchi "sicuramente c'erano due fratture vertebrali, una del corpo S4 (quarta vertebra sacrale) e l'altra nel corpo L3 (terza vertebra lombare)". "La frattura S4 certamente si trattava di una frattura recente, e, quando dico recente, intendo una frattura prodotta in un arco temporale stimabile in massimo 7-15 giorni; la frattura L3 si tratta anch'essa di una frattura recente. Morfologicamente può affermarsi che sono contemporanee, prodotte da un unico evento traumatico" ha sottolineato il professore Masciocchi, spiegando di avere "la forte sensazione che all'epoca sia stato esaminato solo un tratto di colonna vertebrale e sezionato solo un tratto di L3".

Nel corso dell'udienza odierna è stata ricostruita anche la storia delle due diverse annotazioni di servizio dei militari dell'arma sull'arresto di Cucchi, fermato nell'ottobre 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale.  La vicenda, non nuova, è stata racconta in aula dal maresciallo dei carabinieri Davide Antonio Speranza che l'aveva già raccontata ai pm il 18 dicembre scorso. Un racconto fondamentale perché nelle relazioni si leggono indicazioni diverse e contrastanti sulle condizioni di salute di Cucchi durante la sera dell'arresto

"Quando Mandolini lesse la prima annotazione (datata per errore il 16 ottobre 2009 ma che in realtà fu "redatta dopo la morte di Cucchi"), "disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigere una seconda annotazione in sostituzione. Io quella nota però non la feci sparire, anche perché già protocollata. Il contenuto fu dettato da Mandolini, alla presenza di Nicolardi " ha raccontato Speranza la cui firma campeggia su entrambi i documenti. Fondamentale anche il raffronto tra le due relazioni visto che nella prima si legge che "alle 5.25 la nostra Centrale operativa ci ordinava di andare in ausilio al militare di servizio alla caserma della Stazione di Tor Sapienza in quando il sig. Cucchi era in stato di escandescenza", mentre nella seconda si legge che "è doveroso rappresentare che durante l'accompagnamento, il prevenuto non lamentava nessun malore, néfaceva alcuna rimostranza in merito"

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