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Su Bradley Manning interviene l’ONU: “trattamento crudele e disumano”

L’ex analista dell’esercito statunitense, accusato di essere stato una fonte di WikiLeaks, è prigioniero dal luglio del 2010, rinchiuso prima nel carcere militare di Quantico, in Virginia, successivamente a Fort Leavenworth, in Kansas. L’incaricato speciale ONU che ne ha verificato le condizioni di detenzione ha concluso che la situazione patita da Manning è vicina a potersi definire “tortura”.
A cura di Nadia Vitali
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L ex analista dell esercito statunitense, accusato di essere stato una fonte di WikiLeaks, è prigioniero dal luglio del 2010 nel carcere militare di Quantico, in Virginia. L'incaricato speciale ONU che ne ha verificato le condizioni di detenzione ha concluso che la situazione patita da Manning è vicina a potersi definire tortura.

Qualche settimana fa Bradley Manning è stato formalmente incriminato dinanzi alla Corte Marziale degli Stati Uniti d'America; a Fort Meade, nel Maryland, ha udito dalla voce di un procuratore i 22 capi d'imputazione che costituiscono il suo atto di accusa, tra cui il più grave «collusione con il nemico» quello che, a questo giovane di 24 anni, gli ultimi due dei quali trascorsi da prigioniero dietro le sbarre, potrebbe costare addirittura il carcere a vita. La sua storia è tornata così a far parlare di sé dopo che il fenomeno WikiLeaks era sceso dai prestigiosi primi posti nell'informazione mondiale fino a divenire una notizia quasi datata di cui, comunque sia, nessuno ricorda la conclusione. Solo perché, in verità, le conclusioni sono ancora ben lungi dall'essere scritte e per Manning, sospettato di essere una talpa di Julian Assange e di aver passato a questi decine di migliaia di documenti riservati, solo il primo atto della sua tragica vicenda volge al termine.

Collateral Murder, quando la denuncia diviene reato – Una vicenda drammatica che comincia in una terra sventurata, l'Iraq, dove il 12 luglio del 2007 due elicotteri Apache sparano assassinando un reporter della Reuters Namir Noor-Eldeen ed il suo autista; un video documenta l'evento, mostrando la crudeltà con cui i mitraglieri si accaniscono contro coloro i quali erano intervenuti per cercare di aiutare i feriti, per un bilancio di una dozzina di civili disarmati uccisi. Uno dei tanti episodi abbandonati all'oblio più oscuro che lì travolge tutto quello che trova in nome di improbabili «missioni di pace» e «guerre umanitarie»; di cui probabilmente non si sarebbe saputo nulla se il video non fosse divenuto tristemente celebre nel maggio 2010 con la sua pubblicazione, mostrando ad un vasto pubblico di utenti le meschine, e banalmente sadiche, atrocità commesse in virtù dell'alibi della divisa militare. Trascorrono pochi giorni e Manning finisce in carcere: inizia da lì il proprio cammino tra le mura di diversi istituti penitenziari, con l'accusa di aver scaricato una immensa mole di files grazie al suo incarico di analista informatico mandato in servizio in Iraq, trasferendoli poi a WikiLeaks.

«Trattato in modo crudele, inumano e degradante» – Detenuto prima in Kuwait per due mesi, fu trasferito nel luglio del 2010 nel carcere militare di Quantico in Virginia e, successivamente, a Fort Leavenworth nel Kansas, proprio a causa delle forti pressioni internazionali subite dal governo americano per le condizioni di detenzione in cui il giovane era tenuto, soprattutto senza essere stato a tutt'oggi ancora non condannato per alcun reato. La vicenda, che corre il rischio di essere dimenticata al pari di quella dei detenuti del carcere di Guantanamo, prigionieri silenti in attesa del giudizio di un'America che viola arbitrariamente i diritti umani, è stata seguita con interesse dalle stesse Nazioni Unite che hanno, infine, accusato il governo statunitense di aver adottato nei confronti di Bradley Manning un comportamento «crudele, inumano e degradante, imponendo condizioni punitive gravissime ad una persona non riconosciuta colpevole di alcun crimine, in violazione dei suoi diritti, della sua integrità fisica e psicologica». Tenuto in isolamento per 23 ore al giorno, con la giustificazione che tale regime aveva lo scopo di evitare eventuali danni dei quali, però, non è stato possibile conoscere l'entità; costretto a dormire con le luci accese, svestito e coperto da un tappeto; nel corso delle proprie visite Juan Mendez, l'inviato speciale ONU incaricato di verificare, non ha ricevuto il permesso di avere dei colloqui privati con Manning: e anche questo rientra nelle violazioni dei diritti umani. Così, mentre la battaglia per la verità prosegue con la recente pubblicazione dei Global Intellingence Files di WikiLeaks, mentre i segreti e gli intrecci più oscuri del potere vengono rivelati a chi ha orecchie per sentire, la storia del giovane Bradley Manning, lo scontro da un onnipotente governo americano contro il resto del mondo, è ancora in attesa di essere scritta del tutto: e il pericolo che finisca nell'oblio è terribilmente forte.

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