Tutte le volte che un figlio pensa che il papà sia un eroe e tutte le volte che lo è davvero
Che tu sia alto o basso, muscoloso o esile, calmo o irrequieto, barbuto o senza peli; poco importa. Per i tuoi piccoli sei l’eroe, l’esempio, il dispensatore di beni e il paziente compagno di giochi. Così, mentre in camera ti slacci le scarpe dopo una giornata di lavoro sappi che dallo stipite della porta tuo figlio ti spia… e vede l’Uomo tigre seduto sul letto, alle prese con i suoi stivali da wrestler. Punti di vista, che si estendono a tutti gli ambiti del quotidiano.
Di notte
Tuo figlio gioca, mangia, ri-gioca e dopo – più dopo che può – dorme. Ha paura dei mostri che abitano gli armadi e dell’ombra del lampadario, teme i fantasmi e il grembiule appeso. Si addormenta solo perché al sonno, prima o dopo, si cede. Poi ci sono i genitori, che non temono nulla e che, se necessario, irrompono nella stanza stile Ghostbusters e catturano il cattivo. Papà è un impiegato di giorno e un eroe di notte.
Tu, una volta arrivato a casa, cerchi quiete, vorresti metterti comodo e null’altro. Invece no: giochi come puoi, aiuti, poi assisti il pargolo che non vuol dormire. Gli racconti una storia, due, canti la ninna nanna, mantieni la manina. Impiegato di giorno, bambinaia di notte.
Aggiusta-tutto
Tuo figlio usa macchinine come aeroplani, bambole come contorsioniste, tablet come racchette. Tuo figlio rompe, e non necessariamente in senso figurato. Poi si avvicina, si prende il rimprovero a capo basso, ma protende la mano che regge il gioco rotto e mendica un po’ di magia paterna.
Tu ricordi quando facesti saltare la macchinina d’epoca di papà giù dal letto al castello per vedere come fa un’auto quando si sfascia. Quindi ora è giusto così: prendi il gioco non più funzionante che ti porge tuo figlio e speri solo che ripararlo sia facile. Tiri fuori un cacciavite (da quando sei padre, ce n’è uno in ogni stanza), apri un vano, cambi le pile. Funziona: sei davvero un mago.
Un cuoco stellato
Tuo figlio non ha capito come mai, ma la mamma impiega troppo tempo per cucinare… per non parlare poi di quella mania per le cose verdi e disgustose. Non capisce perché l’organizzazione familiare debba essere tanto inefficiente, affidando un compito così delicato a una persona che non ha i requisiti giusti. Sarà che nessuno vuol offendere la mamma, la quale – va detto – può vantare altre qualità…
Tu hai imparato da poco a fare la pasta al burro. Quando tua moglie esce, la rassicuri sfoggiando il sorriso più affabile e ammiccando con sicurezza: “Vai tesoro, ci penso io qui”. Chiudi la porta alle sue spalle, poi corri verso la cucina. Ti ricordi delle patatine e pensi “sono carboidrati, vale come primo”. Per chiudere il pasto strafai: tostatrice, pancarré, maionese e prosciutto cotto. Poi vai all’incasso: “Sei proprio un bravo cuoco, papà!”.
“Difendiam la terra dall’ombra della guerra”
Tuo figlio ha intuito che la vita è difficile. L’ha capito molto presto, quando si è dovuto confrontare con il divieto di portare giocattoli all’asilo. Per fortuna papà – quando non lavora e non canta ninna nanne – combatte per un mondo più giusto. Capita che non torni per cena, perché impegnato a prendere decisioni importanti nelle stanze del potere.
Tu che non ami parlare, tu che non ami contrattare, tu che non vorresti ascoltare tante voci tutte insieme, tu che – ne sei convinto – sei nel giusto, ti trovi tuo malgrado a partecipare a riunioni di condominio. Con lo stomaco che brontola per il supplizio della cena rimandata e dell’ira repressa, ascolti l’importante ordine del giorno. Solo dopo ore di confronti e preventivi deliberate che il massetto dei balconi deve essere color salmone, non rosa.
La forza che disseta
Tuo figlio confida di essere un giorno come te: forte abbastanza da sollevare le montagne e rispettoso dell’ordine naturale al punto tale da non spostare alcunché. Intanto ti ammira quando, emettendo appena qualche sospiro, sollevi pesi immensi e li trasporti per mezza città.
Tu che non hai mai fatto un giorno di palestra, sai quanto sia dura la vita del padre. Con il piccolo che chiede di essere lanciato in aria (“più in alto, più in alto”) e tutti i suoi giochi da trasportare in una sola mano, un po’ di “fisico” è sbocciato. Non puoi spostare le montagne, ma queste casse d’acqua sì, emettendo appena qualche lamento mischiato a cattive parole.
A te basta la buona volontà e lo sguardo ammirato di tuo figlio, ma in alcune parti del mondo essere dei papà amorevoli non basta. Ci sono padri e madri che, nonostante gli sforzi e l’amore, non riescono a dare l’essenziale ai propri figli. Sebbene per i piccoli continuino a essere eroi anche quando arrancano, i genitori vogliono la salute dei propri figli, prima ancora che il loro amore. Perché i padri riescano a dare ai figli tutto ciò di cui hanno bisogno, in queste parti del mondo è necessario un piccolo supplemento d’amore: una sorta di superpapà che aiuti i genitori ad aiutare i propri figli: nella Festa del papà, diventa un superpapà.