Tutela dei bambini, emergenza diritti in Asia
Hanno pochi anni alle spalle, ma una quantità di esperienze che in media un occidentale non fa nel corso di tutta la sua vita. Sono spose, soldati, lavoratori di miniera, eppure hanno dai 5 ai 12 anni di età. Bambini e adolescenti asiatici vedono i propri diritti continuamente violati: dalle violenze in Afghanistan, alle spose bambine in India, passando per i soldati in Myanmar e le fabbriche lager cinesi. Secondo le stime dell’Unicef, solo nell’Asia meridionale sono 612 milioni i bambini che vivono in condizioni di privazione, sfruttamento e violenza.
Malnutrizione e mancanza di igiene
È ancora l’Unicef a fornire i numeri del disagio: nell’Asia del sud il 42% dei bambini sotto i 5 anni soffre di problemi legati alla malnutrizione, mentre 67 bambini su 1000 muoiono prima dei 5 anni. Secondo lo studio di HUNGaMA, nei distretti più poveri dell’India il 42% dei bambini è malnutrito. Geeta Rao Gupta, vicedirettore dei programmi regionali dell’Unicef, ha spiegato che la malnutrizione “per molti inizia ancora prima della nascita, dato lo stato di prostrazione o l’estrema giovinezza delle madri. La situazione nutrizionale si deteriora progressivamente nei primi due anni di vita per la povera qualità della dieta, ma anche per la possibilità di insorgenza di patologie derivanti dalla mancanza di igiene e latrine”.
Analfabetismo
Gli indici bassi di scolarizzazione, che fanno dei paesi dell’Asia gli stati con la percentuale più alta di analfabetismo insieme a quelli subsahariani, sono strettamente legati ad altri problemi dell’area. La povertà delle famiglie rende impossibile il pagamento delle rette scolastiche e spesso suggerisce di impiegare il figlio in un lavoro che contribuisca alla stentata economia domestica. A dimostrazione di quanto incida la povertà nell’allontamento scolastico, ActionAid ha avviato un progetto pilota sull’allevamento di maiali in Vietnam. Agevolando un piccolo prestito per l’acquisto di una scrofa, le famiglie di un villaggio locale sono riuscite a restituire il prestito, a metter su allevamenti di maiali e ad aumentare le proprie entrate. L’abbandono scolastico in quel villaggio è sceso dal 3% allo 0.7%.
Oltre al problema economico, tra le cause dell’alta percentuale di analfabetismo bisogna annoverare anche la discriminazione femminile: il valore umano attribuito alle figlie è minore rispetto a quello dei maschi, tale da rendere lo studio un investimento percepito come inutile rispetto ad un matrimonio o un “lavoro”. Fosse anche la prostituzione.
Lavoro e prostituzione minorile
Secondo l’Unicef il 30-35% della prostituzione nel Sud-est asiatico è esercitata da adolescenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni. Una percentuale che può raggiungere anche valori maggori. In India, ad esempio, il Central Bureau of Investigation ha stimato che il 40% delle persone che si prostituiscono ha meno di diciott’anni. All’origine del fenomeno, come su accennato, ci sono la miseria e la discriminazione femminile (benché esista anche una tratta dei maschi), nonché l’esistenza di un mercato illegale protetto da autorità corrotte e di pratiche tradizionali come il Bacha Bazi, una forma di schiavitù sessuale illegale, ma tollerata in Afghanistan.
Spose bambine
Nel mondo le spose bambine sono circa 60 milioni e in genere vengono costrette al matrimonio tra i 12 e i 14 anni. Come riportato dall’Unicef, “nei Paesi in via di sviluppo (Cina esclusa) circa 70 milioni di ragazze – una su tre fra coloro che oggi hanno un'età compresa tra 20 e 24 anni – si sono sposate in età minorile”. Tra loro il 46% si registra in Asia. Le spose bambine, oltre ad essere ostacolate nella loro libertà, vanno incontro a pericolose conseguenze dopo il matrimonio: l’abbandono scolastico e una gravidanza precoce. La giovane età delle mamme rappresenta un pericolo per sé e per il figlio. Si cotano ogni anno circa 70.000 morti tra le gestanti di 15-19 anni, mentre i neonati hanno il 60% di possibilità in più di morire nei primi mesi di vita rispetto a nascite da madri di età superiore ai 19 anni.
Bambini soldato
Il continente in cui si arruolano più minorenni è l’Africa, ma è il Myanmar (Birmania) il paese con il maggior numero di bambini armati. In un paese composto da più etnie in guerra contro il governo del militare Thein Sein, i bambini arruolati sono più di 75.000 e a far imbracciare loro il fucile sono in primo luogo i generali dell’esercito regolare. I giovani vengono rapiti e costretti ad arruolarsi, oppure decidono di vestire la divisa di propria iniziativa sulla base di esigenze maturate in una guerra lunga sessant’anni. In un simile contesto l’esercito diventa un modo per sottrarsi alla fame, per vendicare violenze e lutti o per proteggersi dalla barbarie vestendo i panni del carneficie, piuttosto che quelli della vittima.
L’arruolamento dei giovanissimi è stato agevolato dalla diffusione di armi leggere, automatiche e di facile utilizzo e viene preferito dai generali per la predisposizione degli adolescenti al pericolo, per le ridotte pretese economiche e per la permeabilità alla propaganda. La militarizzazione dell’adolescenza tende peraltro ad essere un fenomeno pervasivo e crescente, poiché la mobilitazione militare di un bambino cambia la visione stessa dell’adolescenza. Ogni ragazzo, anche se è un civile, è un potenziale soldato, una possibile spia, un eventuale nemico e può dunque diventare vittima delle rappresaglie militari. Un circolo vizioso che porta i ragazzi ad armarsi per potersi difendere dal sospetto con un AK-47.
Oltre al Myanmar, i bambini vengono arruolati in Asia anche in Cambogia, Timor Est, India, Indonesia, Laos, Nepal, Pakistan, Nuova Guinea, Filippine e Sri Lanka.