Transizione energetica: il vento delle buone notizie

Si parla tanto di transizione energetica, ma come funziona davvero e a che punto siamo? Importante capire il meccanismo degli obiettivi decennali, quelli già raggiunti e quelli ancora da raggiungere.
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Ora gli occhi sono puntati alle prossime scadenze – al 2030, 2040 e al 2050 – quando finalmente potremo dire che l’Europa sarà il primo continente ad altissima efficienza energetica.

Un’occasione per la crescita economica e tecnologica

In questi anni è nata una coscienza collettiva che ha portato gli europei a darsi l’obiettivo di diventare leader mondiali di efficienza energetica. Il Green Deal prevede una serie di linee di azione parallele che convergono verso uno scopo comune: energia pulita, economia circolare, efficienza degli edifici, agricoltura di qualità, protezione della biodiversità, aria pulita, il tutto tenendo conto della giustizia sociale. Ogni azione dipende dai progressi dell’altra: ecco la difficoltà di “sincronizzare” gli interventi e renderli praticabili. Ma quella cruciale, da cui può partire tutto, è la transizione energetica, intesa come progressiva emancipazione da gas, petrolio e carbone. E su questo tema le buone notizie sono tante.

Gli obiettivi dell’Italia nel 2020

La prima è quella relativa al raggiungimento degli obiettivi del cosiddetto “Pacchetto 20-20-20” approvato dall’UE che stabiliva di raggiungere complessivamente il 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Per l’Italia l’obiettivo era il 17% e l’abbiamo centrato in anticipo rispetto alla richiesta, già nel 2014. Con l’Italia anche altri Paesi come la Svezia, la Croazia, la Bulgaria e l’Estonia. Entro il 2030 l’Europa ha stabilito di raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 55% delle emissioni di gas effetto serra e di investire nella crescita della produzione delle rinnovabili. Con la crisi energetica di questi anni si è assistito a un’accelerazione di questi progetti, grazie a misure come il RePowerEU che costituisce un “booster” di risorse economiche per aumentare la capacità produttiva delle rinnovabili e ridurre la dipendenza dal gas russo. All’Italia basterebbe destinare ai pannelli un’area pari solo al 4% dell’edificato attuale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico al 2030. Non dovrebbe essere fuori dalla sua portata.

Le rinnovabili in Italia: un dato su cui riflettere

Nel 2023 la percentuale di energia da fonte rinnovabili (da sole, vento, geotermia, e da idroelettrico) immessa nella rete e utilizzata ha raggiunto il 44% del totale dell’elettricità consumata in Italia: una cifra che ci fa ben sperare di raggiungere in fretta i prossimi obiettivi.

Industrie ed efficienza energetica

L’Italia è anche uno dei Paesi europei con il sistema energetico più efficiente. Forse in pochi ci crederanno, ma in tema di efficienza energetica precediamo anche la Germania. Siamo un Paese con una forte vocazione manifatturiera, quindi abbiamo bisogno di “più energia” rispetto a Paesi dediti al terziario come Regno Unito o Irlanda. Eppure, in fatto di intensità energetica, ovvero energia consumata per unità di prodotto interno lordo, l’Italia guida la classifica UE tra le grandi economie.

Effetto green: più lavoro qualificato

Questa “rivoluzione verde” ha tante ripercussioni anche a livello occupazionale. La transizione energetica richiede nuove competenze, nuove specializzazioni per coprire nuovi mansioni di settori in crescita. Secondo Irena – Agenzia internazionale per le energie rinnovabili – nel World energy transitions outlook 2023 (secondo volume), entro il 2050 si andranno a formare altri 40 milioni di posti di lavoro aggiuntivi nel settore energetico nel mondo.

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