Talking Health: comunicare la scienza nella pandemia
“Le parole servono per informare, per comunicare, servono per accarezzare ma possono anche ferire, creare confusione o aiutarci a tracciare dei sentieri che poi spetta a noi percorrere.” Con queste parole, Saverio Tommasi ha aperto l’ultimo appuntamento di Talking Health, il format di live events ideato da Fanpage.it in collaborazione con Fondazione Roche, che si è tenuto mercoledì 20 ottobre alle 17. Il live, che ha visto la partecipazione di esperti di comunicazione e scienza, è stato dedicato a “Le parole della pandemia”, al rapporto tra comunicazione, informazione e scienza durante l’emergenza sanitaria.
Pandemia e infodemia?
A entrare nel vivo del live ci ha pensato il Segretario Generale di Fondazione Roche, Francesco Frattini, che ha ricordato l’origine e la mission del format: parlare di salute con semplicità e competenza per dar concretezza a uno dei diritti fondamentali del cittadino, il diritto all’informazione. “Tantissimi hanno parlato in questo anno e mezzo di pandemia, forse troppi. Si dice che oltre alla pandemia abbiamo vissuto anche l’infodemia: hanno parlato scienziati, operatori sanitari, politici, sociologi e perfino gli opinionisti. C’è stata tanta quantità, ora vogliamo parlare di qualità.”
Le “parole” della pandemia
Il suo intervento autorevole ha portato il focus sul valore delle parole, tema affrontato egregiamente da un divulgatore come Federico Taddia, che si è raccontato nel doppio ruolo di fruitore e anche di “generatore” di informazione. Le difficoltà della narrazione della pandemia sono consistite soprattutto nell’affrontare ogni settimana termini nuovi e sconosciuti, riuscendo a riconoscere le fonti autorevoli sulle quali far riferimento. Taddia ha parlato del rapporto tra scienza e politica, del valore delle parole, dell’abuso dei termini da repertorio bellico e anche dell’approccio informativo corretto verso destinatari speciali come i bambini.
Il ruolo dei social e degli influencer
Uno spaccato sui giovani l’ha dato la venticinquenne Ludovica Bizzaglia, attrice e influencer da un milione di follower su Instagram, che ha descritto la sua personale esperienza e il suo rapporto coi social, spesso divulgatori di informazioni distorte. Ha sottolineato gli effetti della disinformazione sulle categorie più fragili, come gli adolescenti e i preadolescenti, e del ruolo “morale” che hanno gli influencer nel dover fornire una informazione corretta.
Comunicazione fragile e lenta?
Il Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia, Giovanni Di Perri, ha ripercorso le prime fasi della pandemia rilevando la lentezza della comunicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rispetto alla velocità di diffusione del virus che fin dall’inizio gli esperti avevano intuito si trasmettesse per via aerea: la comunicazione ufficiale di questa modalità da parte dell’OMS arrivò ben sei mesi dopo. Anche questo è stato un problema non irrilevante – non solo per i cittadini, ma anche per gli addetti ai lavori. Ma Di Perri ha parlato anche di anticorpi monoclonali, di rapporti positivi e sinergici tra aziende e Ministero e di fragilità del sistema sanitario e del rapporto medico-paziente.
Regione Lazio: una gestione virtuosa
Si è poi passati, nell’ambito del dibattito, alla velocità e all’efficacia della gestione sanitaria della regione Lazio. Massimo Annicchiarico, Direttore Salute e Integrazione Socio-Sanitaria, ha descritto la positività delle scelte della Regione che ha gestito l’emergenza “accorciando la catena di comando, costituendo una relazione diretta attraverso un contatto quotidiano e ininterrotto tra Assessorato della Regione, Direzione salute e tutte le Direzioni generali delle aziende ospedaliere e Asl e anche delle aziende private accreditate presso il Servizio Pubblico della regione”. Contenendo il numero dei centri decisionali si è riusciti a essere tempestivi e “grazie agli innumerevoli applicativi, la comunicazione nella regione è sempre stata frenetica”. Ma anche Annicchiarico ha rimarcato alcune inefficienze e ombre della comunicazione istituzionale. Dopo di lui, tramite un prezioso contributo video, anche Alessio D’Amato, Assessore Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria della Regione Lazio, ha evidenziato che ciò che si è vissuto è stata “la prima pandemia ai tempi dei social”. Una condizione che, se da una parte ha consentito di comunicare velocemente con un’ampia platea, dall’altra non esime dalla necessità di migliorare la qualità dell’informazione, rendendola puntuale e affidabile da un punto di vista scientifico, migliorando così il rapporto un po’ scucito tra scienza e cittadino.
Per approfondire ancora, l’evento è sempre disponibile in streaming sulle pagine Facebook e sul canale YouTube di Fanpage.it.