Ogni anno le donne rinunciano a 36 giorni di eventi: è il cosiddetto “period day gap”

Il ciclo mestruale non è una scelta, eppure per tantissime persone affrontarlo ogni mese e partecipare attivamente alla vita pubblica è un lusso. Secondo un report, le donne ogni anno si ritrovano a non poter partecipare a più di un mese tra eventi, lavoro, studio e attività fisica a causa proprio delle mestruazioni.
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Le mestruazioni arrivano ogni mese a circa 1,8 miliardi di persone, sono un complesso fenomeno fisiologico che caratterizza tutto il periodo fertile della donna e sono importantissime per la salute ormonale dell’organismo. Ma allora perché si portano dietro così tanti tabù e discriminazioni? Questo periodo delicato è per tantissime anche complicato, doloroso e dura in media quarant’anni, una grande fetta della vita di una persona. Per questo è essenziale parlarne, per abbattere lo stigma e mettere le mestruazioni al centro del dibattito sulla parità di genere. 

Tra i “gap” che separano uomini e donne (pensiamo al divario salariale, o alla scarsa rappresentazione nei luoghi di potere) c’è infatti anche quello mestruale. Secondo uno studio del 2023 condotto da Censuswide, prendendo in considerazione 1500 donne di tutto il Regno Unito, le donne si ritrovano costrette a rinunciare in media a 36 giorni tra eventi pubblici, sport, giornate di lavoro o studio proprio a causa dei sintomi dolorosi del ciclo mestruale. I giorni salgono addirittura a 60 per chi convive con l’endometriosi, un’infiammazione ginecologica che colpisce fino al 20% delle donne e che aumenta in modo significativo il dolore mestruale.

In poche parole, crampi, spossatezza, dolore generalizzato e flusso abbondante sono i motivi più comuni per cui le donne sono in qualche modo obbligate a dover annullare appuntamenti già fissati (il 34% delle intervistate) o perfino a stare a casa dal lavoro (il 59%). Il “period day gap”, però, non è l'unico disagio che ruota intorno alle mestruazioni: benché queste non siano una scelta, per tante è un lusso, tra congedi lavorativi non retribuiti e un costo eccessivo dei prodotti per l’igiene, il dibattito sul divario di genere è ora importante e urgente.

Dal 1 gennaio 2024 l’IVA sugli assorbenti in Italia è passata dal 5% al 10%, un significativo passo indietro rispetto ad altri Paesi che li considerano “beni essenziali” e quindi esenti dall’imposta sul valore aggiunto. Non solo, secondo una direttiva UE, bisognerebbe impegnarsi per eliminare la cosiddetta povertà mestruale, garantendo assorbenti gratuiti a chiunque si trovi in una condizione di indigenza.

Se i governi sembrano poco interessati al dibattito, però, comitati di cittadini e aziende virtuose si stanno impegnando sempre di più: l’iniziativa lanciata da Franzy’s Online, l’e-commerce italiano che ha in catalogo oltre 20.000 prodotti per la cura della casa e della persona, ne è un chiaro esempio. Da venerdì 8 marzo 2024 chiunque effettui un ordine su franzysonline.it riceve in omaggio due confezioni di assorbenti a scelta tra i marchi più venduti. Attualmente nel nostro Paese Franzy's Online è il primo store a regalare beni di prima necessità per la salute mestruale, un messaggio forte e chiaro contro la discriminazione di genere: di media, infatti, un pacco di assorbenti da 10 costa 3,50€ e, al mese, ne servono almeno due, una spesa annuale che arriva per ogni donna a superare i 120€!

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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