L’appuntamento al contrario: ci si incontra nudi per salutarsi vestiti
Complici film romantici e serie-tv durate stagioni lunghissime, abbiamo dato per scontato che il primo appuntamento debba avere dei rituali standard da rispettare per coronare un nostro personale ideale amoroso. E tra le primissime cose a cui pensiamo c'è di certo l'outfit. Quante volte ci si può cambiare in una sera? Lo sa solo il nostro specchio in camera da letto, al massimo chi si trova a condividere con noi l'appartamento. Più casual o elegante? Camicia che fa subito uomo d'affari o meglio una classica t-shirt e puntare sull'ironia? Tacchi alti o ball… no, le ballerine no. L'obiettivo è (era?) solo uno: piacere, piacersi… fare innamorare, innamorarsi.
E poi via a immaginare, accostare il suo cognome al nostro nome o viceversa, chiedersi come sarà il primo bacio, approccio da macho o lasciarsi conquistare? E poi il secondo appuntamento e poi… insomma, ci siamo tutti fatti i film di noi protagonisti, lì a raccontare le favole ai nipoti: siamo onesti! Ma le generazioni cambiano e l'era dei social media ha sconvolto anche le nostre vite sentimentali. Niente più sospiri da lontano o incontri casuali: se l'hai postato su Instagram io so dove sei e guarda caso comprerò un porta-pranzo verde che non mi serve, proprio di fronte al tuo ufficio e proprio all'ora di pranzo, sì.
E quando la cena è finita, ecco che i pensieri si confondono addirittura tra di loro e ci sentiamo in bilico, cercando di decifrare nell'altro uno sguardo complice o un due di picche in agguato. Il post-appuntamento è, se vogliamo, ancora più “spaventoso” dell'incontro in sé. Abbiamo superato un paio di silenzi imbarazzanti e siamo passati sopra al fatto che a lei piaccia l'avocado toast senza avocado, ma il momento di scoprirsi fisicamente è una cosa seria. Si porta dietro un carico di insicurezze che quasi sempre sono infondate, ma in fondo non lo sappiamo mai finché l'altro non ci sussurra un complimento. Eppure quanto sarebbe più liberatorio se questa incombenza ce la togliessimo subito dalla testa e il nostro intero primo appuntamento fosse… spogliati? Niente “non ho nulla da mettermi” (mica male), nessuna pretesa di dover apparire perfetti o perfette (con che parametri?), insomma: eat that frog, come direbbero gli anglofoni. Ossia: fa' subito la cosa più difficile.
Ecco, se il primo appuntamento iniziasse dalla fine, dall'esatto momento in cui ci spogliamo e ci annusiamo senza costruzioni, quante inutili pressioni ci potremmo risparmiare? Come esseri umani ci vestiamo da migliaia di anni, non solo per un comune senso del pudore, ma anche per praticità, condizioni climatiche e poi per farci riconoscere: per riflettere all'esterno un po' della nostra personalità. Eppure è anche un modo per nasconderci, per coprire quello che di noi non ci piace o percepiamo come “difetto”. Mettersi a nudo, in tutti i sensi, è un atto liberatorio ed estremamente conciliante con sé stessi e gli altri. Vuole ribadirlo Naked Attraction Italia, il dating show prodotto da StandByMe e disponibile su discovery+. Condotto da Nina Palmieri e giunto alla seconda stagione, si basa proprio sul concetto di appuntamento al contrario: incontriamoci nudi e poi, scegliendoci così, senza maschere e pressioni, decidiamo di conoscerci senza (pre)giudizi. La nudità non è solamente un preludio malizioso a una notte di fuoco, può essere la costruzione di una cultura più libera e inclusiva che ci accetta e ci ama così come siamo, per finire magari a pensare proprio questo: “Siamo nudi, è fatta: io ti piaccio e tu mi piaci, oppure io non ti vado a genio e il tuo profumo non mi fa venire le farfalle nella pancia. Però lo sappiamo ed è bello essere qui a sentirci allo stesso modo.”