“La persona peggiore del mondo” trionfa a Cannes e sbarca in Italia
Contraddittoria, libera e alla ricerca di sé, “La Persona peggiore del mondo” è una donna: si chiama Julie, ha 30 anni e indossa le Converse. Ma non è solo lei a esserlo: la sensazione di essere "i peggiori del mondo”, nonostante tutte le opportunità della vita, attraversa con garbo e ironia tutti i personaggi del nuovo film del regista norvegese Joachim Trier.
Il film è già un classico
Peter Bradshaw, critico del The Guardian, lo definisce già “un classico, una commedia sentimentale dotata di una freschezza meravigliosa. Trier ha affrontato uno dei generi più difficili che si possano immaginare, il dramma romantico, combinandolo con un altro non facile – il coming of age – e ha finito per creare qualcosa di incredibilmente dolce e seducente, che ci ricorda l’enorme potenziale che ha questo tipo di film”. Ma non è il solo. La stampa estera copre di elogi sia il racconto intimo e fresco delle vicende di Julie, divisa tra l’amore-o-non-amore per Aksel, autore di graphic novel di successo, e quello per Eivind, uno sconosciuto incontrato a una festa che sconvolgerà i suoi piani per il futuro. Mai banale, a volte drammatico, altre lucido e brillante, il racconto si snoda in 12 piccoli frammenti della vita di Julie attorno a Oslo, episodi di un’educazione sentimentale che Trier ci permette di indagare e amare. Perché è Julie con la sua vulnerabilità e intelligenza che ci avvinghia allo schermo.
È nata una stella
A Cannes Renate Reinsve ha colpito per la sua interpretazione matura, per la sua sensibilità ed empatia. E pensare che Trier, considerato tra i più interessanti registi della sua generazione, nel film Oslo 31 Agosto le aveva dato una sola battuta. Ma ne era rimasto colpito dato che confessa di aver pensato al personaggio di Julie proprio per la Reinsve: “Uno dei motivi per cui ho girato questo film è stato Renate. L’ho scritto per lei. La conosco da dieci anni, da quando fece un piccolo ruolo in Oslo, August 31st. Questo è il suo primo film da protagonista e ha dato un contributo fondamentale nella definizione del personaggio di Julie. È un’attrice coraggiosa, che non ha paura di mostrare le sue imperfezioni e che possiede una combinazione unica di leggerezza e profondità.”
Se vi è piaciuto Amélie, adorerete Julie
La stampa americana l’ha definita una “Amélie senza filtri per le nuove generazioni”, con una Parigi in meno ma con la luce delle atmosfere scandinave in più. Come in Amélie si parla di amore in modo ironico e brillante. Del resto anche il titolo è ironico: di fronte alle relazioni sentimentali complesse, quelle divise tra ciò che ci immaginiamo per il nostro futuro e ciò che realmente avviene nella realtà, chiunque può sentirsi la “persona peggiore del mondo”. Trier è partito proprio da questa sensazione di fallimento personale che chiunque può aver sperimentato, per creare un personaggio adorabile, convinto di “poter cambiare la propria identità e il proprio destino, e poi costretto all’improvviso ad affrontare i propri limiti e quelli del tempo che scorre”.
Prima che anche Hollywood decida di incoronare Trier, Renate e la sua Julie, corriamo a vederli al cinema!