L’euro che doni viene speso così (INFOGRAFICA)
Agiscono in tutto il mondo a sostegno di emarginati, poveri e indifesi. A volte devono opporsi a regimi, più spesso alla diffidenza della gente abituata in questo mondo a dubitare di chi dà senza chiedere nulla in cambio. Sono le organizzazioni non governative (ONG) che basano il proprio lavoro su strutture di coordinamento leggere, sull'impegno dei volontari e sui fondi che provengono soprattutto dai privati. A volte i fondi su cui fanno affidamento queste organizzazioni sono cifre a sette zeri che ai più sospettosi fanno storcere il naso, senza pensare che quei fondi servono a promuovere progetti su scala mondiale finalizzati ad offrire servizi gratuiti che gli stati direttamente interessati – a volte paesi occidentali "ricchi" – non sono riusciti a garantire. Interessate prima di tutto loro alla trasparenza dei propri conti, le organizzazioni pubblicano il bilancio annuale in maniera molto dettagliata e facilmente accessibile (spesso online), mostrando il difficile equilibrio tra la missione umanitaria in senso stretto (la fornitura di uno specifico servizio) e l'esigenza di raccogliere ogni anno i fondi necessari. Per dimensioni dell'organizzazione e trasparenza, spieghiamo come si trasformano le donazioni benefiche partendo dal bilancio di Save the Children Italia, il cui capitolo "spese" è sintetizzato efficacemente dall'infografica in apertura.
Entriamo nel dettaglio:
Provenienza dei fondi
I principali contributori di Save the Children Italia sono le persone fisiche, il cui sostegno aumenta di anno in anno sia in valori assoluti che relativi. Alla base dell'ampliamento della base di microfinanziatori c'è una particolare strategia di marketing che andremo ad analizzare successivamente, ma basti dire per il momento che il loro contributo per il 2013 è stato di 47,6 milioni di euro, equivalenti al 79% dei fondi totali (solo due anni fa era di 32,7 milioni, praticamente 15 milioni di euro in meno).
L'incremento dei fondi da singoli individui è passato da 224.000 contributori nel 2011 (100.000 una tantum e 124.000 regolari) a 287.000 nel 2013 (106.000 una tantum e 181.000 regolari). Un ulteriore 14% proviene sempre dal settore privato: aziende e fondazioni che per il 2013 hanno contribuito con 8,4 milioni di Euro. Per quanto riguarda i finanziamenti di enti ed istituzioni (3,6 milioni nel 2013) 1,8 milioni provengono dall'Unione Europea, 0,7 milioni da Organizzazioni e altre istituzioni, 0,5 dal Ministero degli esteri e altri 0,5 dal Ministero degli Interni.
3 centesimi
Stando al bilancio di Save the Children, per ogni euro donato tre centesimi vengono utilizzati per sostenere le spese generali. In questa voce vanno inseriti anche i costi fissi dell'organizzazione (affitti ed utenze) e parte del personale che vi lavora. Come da grafica in alto, il personale di Save the Children Italia è quasi raddoppiato in un quinquennio, passando dalle 86 unità nel 2008 alle 166 nel 2013. Il 98,7% del personale è impiegato in Italia, l'1,3% all'estero. Nello stesso lasso di tempo, il numero di volontari è più che quadruplicato arrivando a 900 unità nel 2013 dalle 200 del 2008. Per questo esercito di volenterosi, organizzato in trenta gruppi, è necessaria un'efficiente attività di coordinamento, mentre più della metà (550 volontari) ha seguito corsi di formazione.
19 centesimi
In quanto organizzazioni senza scopo di lucro, le ONG necessitano ogni anno di nuovi finanziamenti, ragion per cui parte dei fondi (il 19%, ossia 19 centesimi per ogni euro donato a Save the Children) viene impiegata per consolidare la base di donatori e accrescerne il numero. L'efficacia del marketing di Save the Children ha permesso – come visto precedentemente – un aumento costante dei donatori che si è tradotto in una crescita dei fondi e dunque delle attività di sostegno. Dal 2004 al 2013 la visibilità dell'organizzazione è aumentata del 1000% se calcolata sulla base delle uscite sui mass media, che all'inizio del periodo preso in considerazione erano 1.038 contro le 11.400 dell'anno scorso, distribuite nel modo seguente:
La forte presenza dell'organizzazione sui nuovi media si è tradotta in una crescita della user base dei principali social network che contano più di 171.000 follower su Twitter e 136.000 fan su Facebook. Il risultato è evidenziato dalla grafica che apre questo paragrafo, che ricorda che 20 centesimi di euro investiti in pubblicità rendono un euro di raccolta fondi. Di cui il 78%, come illustriamo di seguito, viene destinato a progetti di beneficenza.
78 centesimi
Sostenuti i bassi costi di sostentamento e massimizzati quelli di marketing, la maggior parte dei fondi di Save the Children viene spesa per la realizzazione della propria missione, che è la lotta per i diritti dei bambini e il miglioramento delle condizioni di vita. Per realizzare tali obiettivi, l'organizzazione promuove in tutto il mondo progetti che vengono raggruppati in cinque aree di intervento (Salute e nutrizione, Educazione, Risposta alle emergenze, Protezione, Contrasto alla povertà e sicurezza alimentare). Nel 2013 i progetti realizzati da Save the Children Italia sono stati 160, di cui 36 in Italia ma con un impegno che ha interessato 32 paesi in cui i primi dieci sono – per risorse economiche utilizzate – Italia, Malawi, Nepal, Etiopia, Mozambico, Egitto, Bolivia, Albania, Haiti ed Afghanistan. In totale, i paesi in cui interviene Save the Children sono 120 attraverso 30 organizzazioni nazionali indipendenti (tra cui, per l'appunto, Save the Children Italia).
Mentre in Europa le attività dell'organizzazione sono incentrate prevalentemente su progetti di protezione e contrasto alla povertà, fuori dai confini del Vecchio Mondo gran parte delle risorse (il 46%) è impiegato per educazione e salute (29%). A partire dal 2014, inoltre, un esempio significativo delle modalità di intervento dell'organizzazione nel nostro paese è dato dai Punti Luce della campagna "Illuminiamo il futuro", nei quali ragazzi da 6 a 16 anni possono sottrarsi alle condizioni precarie di vita legate al territorio in cui crescono e dedicarsi ad attività educative e sportive.
Per cosa viene speso, dunque, l'euro che doni? Per mantenere le promesse, specie quando i bilanci sono trasparenti, semplici da leggere e disponibili on line.