Il Piano Mattei è legge: l’Italia si candida a diventare un ponte tra l’UE e l’Africa
Dopo mesi di trattative e qualche slittamento il governo ha approvato il Piano Mattei: il piano di cooperazione e sviluppo Italia-Africa che dovrà aiutare questa parte di mondo spesso dimenticata dalle politiche internazionali. Sulla carta il partenariato è un progetto necessario e urgente, che metterà il nostro Paese in una posizione di “ponte” tra due continenti. L'Italia si è già trovata nella condizione di dover mediare tra gli stati membri dell'UE e i Capi di Stato africani, soprattutto riguardo a temi caldi come l'immigrazione, ecco che una nuova governance potrebbe dare il via a un dialogo più efficace, ma sarà davvero così?
Sul Piano Mattei si sa ancora poco, se non che per lo sviluppo e il supporto a 54 Paesi dell'Africa sono stati per ora stanziati poco meno di 3 milioni, prelevati dal Fondo Italiano per il Clima. Una circostanza che ha di certo indispettito l'opposizione, ma che ha aperto anche il dibattito tra le ONG e le associazioni umanitarie attive sul territorio. Secondo Guglielmo Micucci– Direttore di Amref Italia “Se il Piano dovesse avere come priorità il fermare i flussi migratori e il reperimento di energia per l’Italia, potrebbe non essere in grado di raggiungere gli obiettivi e di cogliere le reali sfide del futuro comune. Se davvero, come spesso dichiarato in riferimento a questo progetto, si vuole lasciare alle spalle vecchi schemi coloniali bisogna pensare ad un Piano con l’Africa e non per l’Africa.”
Il Governo Italiano ha promesso di svelarne i dettagli durante la conferenza Italia-Africa del 28 e 29 gennaio. In previsione dell’appuntamento, Amref Italia, con Ipsos, ha indagato l’attenzione degli italiani su questi temi. Dall'indagine "Africa e salute: l'opinione degli italiani" (3a edizione) emerge che l'interesse per l'Africa è un punto fermo per gli italiani ma solamente il 12% degli 800 intervistati ha sentito parlare del Piano Mattei e si ricorda per cosa è stato pensato, e sono in molti a non conoscerlo per nulla (42%). Per il 42% l'Italia dovrebbe fare di più per aiutare il continente, e solo per il 20% l'Europa sta facendo abbastanza. Ma gli aiuti economici non bastano e dovrebbero concentrarsi soprattutto sull'accesso alle cure sanitarie (36%), il miglioramento delle infrastrutture scolastiche (33%) e il contrasto alla malnutrizione (21%).
Continua Micucci “Affinché obiettivi così ambiziosi vengano raggiunti pensiamo sia fondamentale il coinvolgimento diretto e fattivo di attori strategici, come, per esempio, l’Unione Africana . Sicuramente sarà altrettanto importante che vengano valorizzate le molte azioni che la Cooperazione Italiana sta già portando avanti con successo e che partecipino anche i rappresentanti di queste realtà”.
Di recente, ad esempio, Amref – la più grande organizzazione sanitaria africana, con casa madre a Nairobi – sta raccogliendo i frutti del progetto “Trasformare le problematiche socio-sanitarie in Etiopia in opportunità di reddito", supportato dal Ministero degli Interni italiano e attivo dal 2021, che tiene insieme le leve dell’occupazione giovanile e della salute. Il progetto sta supportando 2000 giovani disoccupati della capitale etiope, Addis Abeba, a trovare lavoro nella gestione dei rifiuti, nella manutenzione del sistema idrico o delle strutture sanitarie pubbliche.
Le storie di rivalsa sono tante, come quella di Yerom Mulgeta, una madre di 39 anni che prima di accedere alla formazione sulla gestione finanziaria e d'imprenditoria aveva provato a emigrare, mentre oggi è assunta in una cooperativa e può sostenere la sua famiglia. “Sento che il mio futuro sta diventando luminoso e ho intenzione di crescere e di impegnarmi nel trattamento dei rifiuti.”- fino a dicembre 2023, infatti, più di 5000 famiglie e 22mila persone erano già state interessate dai servizi della gestione dei rifiuti, un'attività che garantisce un compenso dignitoso.
O come quella di Asfaw Ashinafe, un giovane di 29 anni che dopo la laurea in ingegneria idraulica faticava a trovare occupazione. Dopo 4 anni di disoccupazione ha iniziato un lavoro in proprio: “Amref mi ha fornito una formazione specifica contribuendo alla mia attività emergente, e oggi mi mantengo facendo l'idraulico.” Il futuro del mondo, per chi conosce l'Africa e opera lì è chiaro, e deve partire dalla solidarietà e da uno sviluppo che miri sia alla crescita economica che alla lotta alle disuguaglianze. Una strada che passa anche per la salute. Un piano così ambizioso non può che iniziare da qui, ma per farlo bisogna “ascoltare l’Africa” e imparare dalle sue storie, come quelle di Yerom e Asfaw.