Il mondo del lavoro: sia nel pubblico che nel privato è rinascimento digitale

Una diretta web sui canali social di Fanpage.it per discutere del presente e del futuro del mondo del lavoro in Italia. Con moderatore Francesco Cancellato, vicedirettore di Fanpage.it, insieme a Ministri, assessori e nomi di spicco dell’imprenditoria nel parterre scelto da Fanpage.it e Cisco per dibattere live nella conference intitolata “Brand New Working”. Ne è emersa un’unità di intenti e di strategie rassicurante per il futuro stesso del Paese.
Immagine
A cura di Ciaopeople Studios
0 CONDIVISIONI
Immagine

La pandemia ha trasformato il mondo del lavoro? E se sì, lo ha fatto solo in via emergenziale, o permanentemente? Fuori dal gioco dell’assegnare etichette, Fanpage.it e Cisco hanno provato a chiamare a raccolta alcuni nomi di spicco sia del pubblico che del privato, per provare a mettere sul tappeto contenuti, obiettivi, strategie. Come stanno cambiando o sono destinate a cambiare le imprese, gli enti, gli spazi, le infrastrutture, le città? Può il digitale diventare strumento di equità e di inclusione? Cosa serve per essere più smart oggi, guardando al domani? Per rispondere a queste domande e a quelle poste live dai lettori, sui canali social Facebook e YouTube di Fanpage.it sono intervenuti durante un incontro live il Ministro per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, il Vice President di Cisco Sud Europa, Agostino Santoni, la Presidente di Asstel Laura Di Raimondo, e Roberta Cocco, Assessora alla Trasformazione digitale e Servizi civici del comune di Milano, con la presenza di Francesco Cancellato, vicedirettore della testata, come moderatore.

Il “la” al dibattito è stato dato proprio da Agostino Santoni: “Noi abbiamo distribuito un questionario chiedendo come gli italiani si immaginassero il loro futuro lavorativo. È emerso soprattutto il desiderio di poter scegliere, di poter dire che lavoro facciamo e non dove. Noi di Cisco non ci immaginiamo una modalità lavorativa solo digitale, ma un futuro ibrido dove, sia nel mondo dell’educazione che del lavoro, le persone avranno la possibilità di scegliere come interpretare la loro attività. A cascata si dovranno ripensare i luoghi di lavoro, che dovranno essere più inclusivi. Pensiamo alle sale riunioni, che dovranno consentire l’intervento anche a chi è al lavoro a casa”. Sulla stessa lunghezza d’onda la Ministra Dadone che sottolinea come si possa lavorare in modo differente, ragionando per obiettivi e non per ore lavorative, anche nel pubblico: “un approccio che aiuta a coniugare al meglio vita privata e lavorativa. Serve mettere a punto un quadro normativo. Introdotto in fase emergenziale, serve ora un diritto nuovo, che disciplini anche nuovi diritti, come il diritto alla disconnessione. Anche se non tutto può essere normato con le leggi”.

Che non sia una questione solo di leggi, ma culturale lo sottolinea anche Laura di Raimondo, presidente di Asstel, l’associazione di categoria che, nel sistema di Confindustria, rappresenta la filiera delle telecomunicazioni. Alla domanda se le imprese italiane siano pronte a questa svolta e se il sistema produttivo ne potrà beneficiare, risponde: “la sfida che abbiamo di fronte è quella di consolidare quanto affrontato fin qui in chiave esclusivamente emergenziale. Bisogna sicuramente completare le infrastrutture tecnologiche. Lo smart working non è un risparmio, ma un reinvestimento di risorse. La presenza non è più un elemento decisivo, anche perché abbiamo visto che non incideva sulla produttività. Lo smart working è una nuova modalità di lavoro, che deve prevedere nuovi diritti, come l’inclusività e il diritto alla disconnessione. Occorre un importante reinvestimento sulle persone e sulle competenze”.

Che le infrastrutture siano un elemento decisivo lo sottolinea anche l’Assessora Cocco che, di conseguenza, pone l’accento anche sulla capacità di programmare da parte degli enti pubblici: “Nessuno, neppure la città di Milano, era pronto per una pandemia. Ma Milano tecnologicamente lo era. Tuttavia, la tecnologia non si improvvisa. Il lavoro fatto nei 4 anni precedenti è stato decisivo, passati sia lavorando sulle infrastrutture che formando il personale. Questo ha fatto sì che all’insorgere della pandemia 7000 dipendenti hanno potuto lavorare da subito in smart working, con punte del 90% dei servizi erogati in forma digitale. C’è stata anche una messa a punto digitale di tutti gli organi che fanno funzionare la città. Non senza fatica, con persone che non avevano mai lavorato in questo modo. Ma di settimana in settimana i servizi non si sono mai interrotti e ne sono stati erogati di nuovi. La formazione è fondamentale in quest’ottica. Bisogna combattere lo stereotipo che il dipendente comunale lavora solo se lo si vede in presenza: anche nel pubblico bisogna ragionare per obiettivi”.

Insomma, pubblico e privato, sembrano definitivamente accomunati dalle stesse problematiche e dalle stesse opportunità. In entrambi gli ambiti, il dibattito è mutato radicalmente. “Si sta finalmente ragionando in termini di aumento di produttività, di competenze, di processi, di tecnologia e di regole”, interviene Santoni, che precisa poi su quali fronti Cisco è particolarmente concentrata: “un servizio che stiamo fornendo è quello dei sistemi di videoconferenza con i servizi di traduzione embedded. Un tema a noi molto caro è anche quello della sicurezza informatica: aumentando il numero dei connessi, aumenta anche l’esposizione agli attacchi informatici”.

Ma chi paga alla fine il conto di tutta questa trasformazione? Il piano Next Generation EU, oggi sul tavolo, cosa prevede? Quali sono le proposte del Ministero della Pubblica Amministrazione per sfruttare questa opportunità di ammodernamento? “L’obiettivo dei processi in atto”, risponde la Ministra, “è proprio quello di preparare l’Italia da consegnare alle prossime generazioni. Investire tanto sulla formazione, mappando le competenze, e preparare i nuovi bandi concorsuali. Che sono da ripensare: occorre sviluppare la capacità di valutare anche le competenze trasversali, e provare a improntare le prove concorsuali con molti casi di studio. Capire con quali persone abbiamo a che fare e non quanto queste abbiano mandato a memoria delle nozioni”. Numerosi gli interventi dei lettori che sollecitano il Ministro proprio sul tema della formazione: “proprio sul fronte dei progetti, stiamo provando a idearne per stimolare la formazione sul campo, superando il format via webinar.

Oltre alla formazione del dipendente, ci sono anche già progetti per promuovere l’esistenza dei servizi digitali già esistenti”.

Insomma, un dibattito assai interessante e soprattutto partecipato. Non a caso la chiusura è affidata a una riposta di Santoni proprio a una sollecitazione del pubblico, a chi ancora mette in dubbio la capacità del digitale di aumentare la produttività. “Basti un esempio palese nel mondo del pubblico: prima dovevamo fare le file, ora possiamo fare tutto da casa. Ci sono davvero tanti esempi di immediata comprensione. Quello che rimane da fare è semplificare sempre di più i tool per aumentare di pari passo sempre di più la produttività”.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views