I diversi volti della discriminazione: parlare di diritti LGBTQIA+ per sensibilizzare e contrastare lo stigma

L’Italia sembra essere un Paese che ha ancora bisogno di crescere in fatto di diritti civili: secondo il Rainbow Report sullo stato dei diritti in 49 Paesi Europei e dell’Asia Centrale, l’Italia è risultata al 35° posto. Questa realtà crea sofferenza, discriminazione e violenza. Per questo sono indispensabili dei luoghi fisici per supportare tante persone in difficoltà – lo Sportello Iris a Milano è uno di questi -, ma anche i podcast della campagna “Mai più solə” che, raccontando storie di vita vera, ambiscono a sensibilizzare gli italiani su un tema tanto urgente.
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Ascolta qui il podcast Mai più solə

Ci sono voluti oltre 40 anni, un’inchiesta giudiziaria e una giornalistica e persino qualche film per rendere giustizia a un caso di cronaca avvenuto in Sicilia, a Giarre, il 31 ottobre 1980 quando due ragazzi di 25 e 15 anni, Giorgio e Toni, vennero trovati senza vita sotto un pino marittimo. Fu un caso che colpì l’opinione pubblica, e il paese di Giarre in modo particolare, scatenando una reazione forte da parte della comunità LGBTQIA+ che portò alla costituzione del primo circolo Arcigay a Palermo. Sono passati tanti anni e sembra di vivere totalmente in un altro mondo ma il percorso per contrastare l’omotransfobia e acquisire il riconoscimento dei diritti civili è ancora lungo.

Il bisogno di parlare di diritti LGBTQIA+ è ancora attuale

C’è bisogno, ancora e ancora, di sensibilizzazione, di parole, di storie raccontate e di vicende vissute perché questa direzione intrapresa non venga ostacolata. Sono tanti gli episodi di cronaca che descrivono una realtà attuale sfaccettata, ma sono i dati a descrivere un’Italia ancora indietro rispetto ad altri Paesi. Secondo l’indagine Eurobarometro 2019 Discriminazione nella UE, infatti, l’Italia si colloca sotto di 8 punti rispetto alla media europea in merito alla percentuale di cittadini che ritengono che le persone LGBTQIA+ debbano avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali (68% Italia, 76% media UE). Inoltre solo il 59% degli italiani contro una media UE del 72% considera che non vi sia nulla di male nella relazione affettiva fra persone dello stesso sesso.

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Vivere nello stigma sociale

Ma è vero che la discriminazione non è più percepita? A dire che in Italia ancora si sente il peso del pregiudizio è il rapporto dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA), che fra maggio e luglio 2019 ha condotto un’indagine nei 27 membri dell’UE. Questa mostra le difficoltà e le paure che si vivono in questo Paese: il 62% evita di prendere in pubblico la mano del proprio partner e solo il 39% esprime liberamente il proprio orientamento sessuale contro una media europea del 47%, per non parlare della percentuale che ha subito un episodio di molestia nell’anno precedente che tocca il 32%. *

Podcast e sportelli di ascolto e presa in carico: un supporto contro la discriminazione

Contro lo stigma e la discriminazione, purtroppo, c'è bisogno ancora di supporto e di maggior sensibilizzazione. Per questo è nata la campagna “Mai più solə” di LILA Milano Onlus che ha come fine promuovere la presenza di sportelli antidiscriminazione-antiviolenza e case rifugio, a supporto e tutela della popolazione LGBTQIA+.

La campagna, finanziata con il contributo di Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), si avvale di un nuovo strumento di comunicazione transgenerazionale, il podcast, per raccontare in forma anonima le storie delle vittime di violenza o discriminazione che hanno chiesto aiuto allo Sportello antidiscriminazione/violenza Iris di Milano. Questo è stato attivato nell’aprile 2022 e tuttora è un luogo prezioso per poter raccogliere le richieste di aiuto. In meno di un anno lo Sportello Iris ha preso in carico 37 persone, di cui la metà ha denunciato di avere subito uno o più episodi di violenza, di varia natura: violenza fisica, psicologica, sessuale, economica, assistita, stalking. Inutile rimarcare che per la maggior parte dei casi queste violenze si sono verificate in casa e sono state compiute dalle persone più vicine, quali i genitori, i partner o ex partner. È il caso di dire che la violenza domestica colpisce la popolazione LGBTQIA+ in modo molto simile a quella eterosessuale, ma spesso presenta una motivazione diversa quale quella dell’omofobia e della transfobia.

Reinventare la propria vita in tutta libertà: un obiettivo raggiunto grazie allo Sportello

Ma contro questa violenza c’è chi agisce e propone strade positive. Grazie allo Sportello Iris le persone prese in carico si sono sentite accompagnate nel gestire ogni implicazione di questa violenza: in un anno sono state erogate 463 consulenze di diverso genere, dalla consulenza legale e psicologica a quella per l’orientamento/inserimento lavorativo, dall’accompagnamento sanitario al raggiungimento dell’autonomia abitativa e alla mediazione linguistica-culturale. Un lavoro impegnativo che permette alle vittime di ritornare a essere artefici della propria vita.

(*) https://politichecoesione.governo.it/media/2968/strategia-nazionale-lgbtplus_2022-2025.pdf

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