Fino al 2022 in Italia la disoccupazione sarà ai massimi livelli. Bisogna aiutare i più fragili.

A lanciare l’allarme è stata l’Istat qualche mese fa: “A causa della pandemia, un milione e mezzo di persone ha perso il lavoro”. Adesso Confindustria conferma: “Siamo in ripresa, ma fino al 2022 il tasso di disoccupazione rimarrà alto”. A pagarne le spese sono soprattutto le categorie più fragili. Mutti si impegna per aiutarli.
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Un milione e mezzo di persone in Italia ha perso il lavoro durante il primo anno di pandemia. A lanciare l'allarme è stata l'Istat nell'aprile scorso. Oggi Confindustria conferma che, nonostante negli ultimi mesi sia iniziata la “ripresa”, nel nostro Paese la disoccupazione rimarrà alta fino a tutto il 2022. Sono dati che fanno riflettere, perché ogni posto di lavoro perso significa una persona la cui vita è stata stravolta, se non improvvisamente distrutta. Perdere la propria occupazione vuol dire ritrovarsi all'improvviso senza più niente, non poter pagare un mutuo o una bolletta, perdere la propria casa, non riuscire a sfamare la propria famiglia. È un cammino che porta dritto all'indigenza, e spesso si finisce per perdere ogni speranza. Specie se a essere colpite sono persone che, già prima, vivevano situazioni di disagio: donne vittime di violenza, giovani che hanno abbandonato la scuola, migranti e rifugiati il cui viaggio verso una vita migliore naufraga, all'arrivo in Italia, di fronte allo scoglio della lingua e alla difficoltà di ottenere i documenti e inserirsi nella comunità.
Per questo, oggi più che mai, è importante darsi da fare per aiutare le categorie più fragili della società. Lo sa bene Mutti, che cerca concretamente di fare la propria parte insieme a UNHCR, l'Agenzia ONU per i Rifugiati, e ad Associazione Next, che offre percorsi di formazione professionale finalizzati all'inserimento lavorativo di persone fragili e sviluppa progetti di inclusione sociale per favorire l'incontro tra imprese e soggetti marginalizzati, in cerca di una collocazione lavorativa.
Grazie alla collaborazione con UNHCR e con l'Associazione Next, Mutti ha aiutato molte persone appartenenti alle categorie più fragili della società a ritrovare i propri sogni e la fiducia in un futuro migliore. Disoccupati a causa della pandemia, vittime di violenza, migranti e rifugiati: ciascuno di loro ha potuto avere accesso ai percorsi di formazione professionale organizzati nelle sedi dell'associazione Next e poi, per alcune settimane, anche negli stabilimenti Mutti. Così hanno imparato a seguire alcune fasi della lavorazione del pomodoro, a monitorare le giacenze, a seguire gli ordini di consegna.
Coltivare nuove relazioni, imparare i segreti di un nuovo lavoro, crescere attraverso opportunità di formazione è diventato per loro un cammino a 360 gradi che in Mutti ha trovato respiro grazie alla cura e alla dedizione delle figure che nell’azienda operano all’insegna della sostenibilità, della ricerca della qualità e della compartecipazione.
Al termine di questo percorso fatto anche di sorrisi recuperati, autostima ritrovata e una crescente fiducia nelle proprie capacità, alcuni lavoratori sono stati inseriti direttamente da Mutti nei propri stabilimenti durante la campagna di trasformazione del pomodoro, altri sono riusciti a ricollocarsi altrove grazie alle competenze acquisite. La loro ritrovata felicità è la prova di quanto, grazie all’impegno di Mutti, dalla terra possano nascere non solo pomodori, ma lavoro, dignità e un futuro.
Ma da sempre l'azienda è impegnata a favore di una sostenibilità etica, soprattutto nei rapporti e nelle pratiche condivise con la propria filiera. Instaura con gli agricoltori relazioni trasparenti, fatte di rapporti contrattuali equi, condivisione di conoscenze e strumenti tecnologici innovativi che agevolano il lavoro nei campi e lo rendono più sicuro. La raccolta dei pomodori conferiti all'azienda è completamente meccanizzata, così da contrastare alla radice il rischio di sfruttamento della manodopera. Mutti, infatti, da sempre è impegnata nel contrastare il fenomeno del caporalato.
Scegliere la raccolta meccanica significa investire per l’acquisto di macchine raccoglitrici all’avanguardia, effettuare molti più controlli lungo la filiera produttiva, assumere solo personale qualificato e retribuirlo adeguatamente. Significa, dunque, costi più elevati per Mutti che, anche per questo, ogni anno paga ai propri agricoltori un prezzo più alto della media di mercato, per permettere loro di sostenere questi investimenti e produrre qualità a 360 gradi. Nel 2021 Mutti ha pagato un prezzo più alto del +12,1%, inclusivo del prezzo della materia prima e degli incentivi economici riconosciuti per la qualità del pomodoro.
E proprio tra gli incentivi, il più importante è il “Pomodorino d’Oro”, con il quale ogni anno, a partire dal 2000, Mutti premia l’impegno dei suoi 64 migliori agricoltori con un riconoscimento in denaro da reinvestire nelle aziende agricole. Ai primi tre classificati delle categorie “Pomodoro Tondo”, “Pomodoro Lungo” e “Pomodoro Ciliegino”, Mutti assegna anche l'iconico trofeo d’oro.
Tutti questi miglioramenti si traducono alla fine in una migliore qualità dei pomodori, dando origine a una situazione di win-win, vantaggiosa per tutte le parti coinvolte. È il segreto di una catena che lega tutti i componenti della filiera fino al consumatore finale, che può così assaporare un pomodoro dal gusto unico, originato da pratiche virtuose, impegno, sacrifici e valori che è bello condividere a tavola con le persone che si amano.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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