Farsi prossimo: la nostra firma promuove il lavoro etico e l’inclusione
L’articolo 1 della Costituzione dice che “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, eppure ancora oggi per molti quel diritto all’autosufficienza sembra negato o raggiungibile solo attraverso lo sfruttamento. Intervenire nelle aree più colpite dalla disoccupazione o dall’ingiustizia creando realtà virtuose, che permettono a chi è tagliato fuori dal mondo del lavoro di guadagnarsi da vivere è un progetto ambizioso e molto importante da sostenere.
Occupazione in Italia, un quadro preoccupante
Da decenni, quando si affronta il tema dell’occupazione in Italia, il quadro che viene dipinto non è mai idilliaco: i dati Istat relativi al 2022, nonostante qualche lieve aumento nella squadra degli occupati, descrivono comunque un Paese in fase di stallo e parlano di 525mila persone che in dieci anni hanno lasciato il Mezzogiorno per trasferirsi al Nord, mentre nel 2022 si contano più di 30mila emigrati all’estero, di cui circa la metà laureati. Chi rimane a volte non ha scelta e si trova a dover accettare condizioni sfavorevoli pur di lavorare oppure a soggiacere a rapporti lavorativi estranei alle norme contrattuali che preludono a forme di sfruttamento. Basti pensare al fenomeno del caporalato, diffuso soprattutto nel settore agricolo.
La verità è che l’alternativa c’è e la possiamo costruire insieme, con un gesto semplice ma assolutamente non piccolo: la firma che destina l’8xmille alla Chiesa cattolica. Può apporla chi compila la Dichiarazione dei redditi, ma anche chi non è obbligato a farla può esprimere la propria preferenza.
Ridisegnare la filiera agricola è possibile
Con la firma che destina l’8xmille alla Chiesa cattolica i contribuenti, unendo le forze, hanno modo di intervenire sulla realtà e migliorarla, aiutando chi ne ha bisogno nei luoghi dove c’è più necessità, nelle aree colpite dalla disoccupazione e dallo spopolamento, soprattutto giovanile, e dove le condizioni sembrano più aspre per creare un circolo virtuoso. È quello che è successo con Opera Seme e Opera Seme Farm, fondate ad Alliste, in Salento.
Tutto ha inizio con un’attenta analisi dello status quo: una situazione emergenziale in cui si decide di intervenire, per sottrarre terre e persone al caporalato. “L’Opera è nata nel 2019 a seguito dell’analisi dei dati che arrivavano alla Caritas diocesana dai centri di ascolto”, spiega Roberto de Donatis, referente progetti 8xmille Caritas diocesana, “che segnalavano una situazione allarmante in relazione all’occupazione”.
Partendo dal lavoro etico nei campi, aperto ai giovani che faticano a trovare un impiego e a quei lavoratori che non riescono a ricollocarsi, si è potuta ridisegnare una filiera che pone al centro l’uomo e il territorio. Si è voluto supportare quelle realtà provate da problematiche sociali ed economiche, rivalutando l’agricoltura: se si toglie lo sfruttamento dall’equazione, lavorare i campi è un modo per onorare la propria terra, ricca di possibilità dal punto di vista agroalimentare.
La carità creativa: come reinventare il mondo
Don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas di Nardò-Gallipoli, la definisce “carità creativa”, perché per aiutare chi è in difficoltà non basta fornire aiuti, ma occorre creare insieme una realtà nuova, adatta al contesto in cui si vive, perché il vero aiuto è mettere le persone nelle condizioni di tornare a essere indipendenti e autonome. Sempre don Venneri spiega: “Il nostro obiettivo consiste nel rivalutare l’agricoltura come strumento di sviluppo con un’attenzione ai valori anche per dimostrare che si può fare economia senza caporalato nel rispetto di un lavoro etico”.
Un’attenzione quindi al territorio, che nel Salento non è solo fortemente legato al turismo, ma anche alla filiera agroalimentare che così viene rimessa nelle mani delle persone e dei lavoratori. Una “carità creativa” che ha piano piano investito anche altri settori limitrofi, come quello della ristorazione e del commercio al dettaglio, permettendo ad altre figure di impegnarsi in attività etiche e rispettose, ma anche ad altri bisognosi di ricevere un servizio qualitativamente migliore.
Nutrire gli altri: i nuovi orizzonti di Opera Seme
Così come un seme che dà frutti, allo stesso modo questo impiego etico ha creato un effetto a cascata che ha investito diversi aspetti della comunità. Dai campi, il cambiamento è arrivato sulle tavole delle famiglie in difficoltà, che si affidano alle mense sociali: qui i prodotti del lavoro della terra vengono trasformati in pasti nutrienti e bilanciati, portando così un ulteriore effetto positivo nella vita delle persone, perché il cibo è anche cultura e amore verso se stessi e gli altri. “Di solito alle mense arrivano le eccedenze alimentari. Noi abbiamo voluto operare un cambio di rotta […] È un circolo virtuoso di cui siamo molto orgogliosi, che crea sistema e promozione del territorio”, spiega Don Venneri.
Grazie ai fondi 8xmille destinati alla Chiesa cattolica raccolti nel 2022, con Opera Seme Farm sono stati coltivati circa 13mila chili di prodotti ortofrutticoli, quasi 3mila chili di legumi e sono stati distribuiti 50mila pasti sani alle mense e ai centri di ascolto.
Un effetto a catena che si fa via via più ampio, ma che, a ben guardare, è partito da un gesto davvero semplice: una firma.