Dall’agricoltura una risorsa per produrre energia
Il 2022 ha visto come temi protagonisti del dibattito pubblico e delle preoccupazioni sociali la crisi energetica, portando sotto i riflettori anche un ampio ventaglio di ipotetiche soluzioni, dal discusso ritorno alle centrali a carbone a risposte più innovative e amiche dell’ambiente. Appartiene a questo secondo gruppo l’impiego dell’agroenergia.
La nuova strada tracciata dall’agroenergia
L’enciclopedia Treccani definisce l’“agroenergia” come l’“Energia ricavata da processi e prodotti dell’agricoltura”. Approfondendo l’argomento, emerge che i tipi più diffusi di agroenergia oggi sono i biocarburanti, il biogas e le bioenergie, ottenuti dalla lavorazione di biomasse derivanti appunto dai processi agricoli.
La ricerca e lo sviluppo corrono veloci, insieme ovviamente ai dibattiti che ogni nuova tecnologia porta con sé, e sul mercato già si parla di biocarburanti (cioè biodiesel e bioetanolo) di seconda e terza generazione, che impiegano nei processi produttivi legno, ma anche alghe e arbusti diversi. L’impiego dei prodotti dell’agroenergia diviene una possibilità di concreto aiuto per il mondo nel raggiungimento entro il 2050 del necessario e ambizioso traguardo della transizione energetica, ossia dell’abbandono dei combustibili fossili in favore di soluzioni rinnovabili, meno impattanti e inquinanti.
I big del settore approcciano l’agroenergia
Vista l’importanza di rispettare questi impegni, nell’interesse del contenimento del surriscaldamento globale, molte aziende stanno investendo in ricerca e sviluppo, per mettere a punto processi virtuosi di applicazione anche dell’agroenergia, che abbiano effetti concreti sulla riduzione delle emissioni. Benedetta Camilli, Responsabile Agroenergy Initiatives and Programs di Eni, ha dichiarato in proposito: “Da agronomo sono rimasta molto sorpresa di entrare a far parte di un’azienda dell’energia che mettesse al centro anche l’agricoltura, ma da qualche anno Eni ha avviato un cambiamento radicale nell’ambito del processo di transizione energetica, perché la strategia dell’azienda vede l’integrazione della sostenibilità in tutte le sue attività”. Un notevole cambiamento per Eni, segno che anche i big del mercato stanno concretamente agendo per modificare il proprio approccio alla produzione dell’energia, prediligendo soluzioni green e accettando la sfida di mettere a punto sistemi produttivi innovativi e rivoluzionari.
Eni: un impegno concreto verso il 2050
Camilli spiega l’intento del progetto di Eni basato sull’utilizzo dei prodotti ricavati dall’agroenergia: “L’idea è quella di contribuire alla decarbonizzazione del settore dei trasporti, producendo biocarburanti, che riducono le emissioni e sostengono un modello di economia circolare”. L’obiettivo, sicuramente ambizioso per una branca dell’azienda nata nel 2021, è quello di arrivare a rigenerare nel 2030 800.000 tonnellate di olio vegetale, producendo così un tangibile cambiamento e un impatto positivo nell’ottica del contenimento delle emissioni.
Una rivoluzione che corre veloce, proprio perché Eni ha la ferma intenzione di rispettare la deadline fissata per il 2050 e l’impegno verso i propri utenti, ma più in generale verso il mondo, di cambiare radicalmente il volto del mercato dell’energia.