Dalla realtà virtuale un aiuto per arginare la violenza domestica

La statistica ci dice che nella maggior parte dei casi la violenza domestica è scatenata dagli uomini di casa, dal partner, ma soprattutto spiega come nel 64,8% dei casi alla violenza assiste un minore. Da novembre a Napoli un dispositivo di realtà virtuale sarà a disposizione di tutti coloro che vogliono sperimentare in prima persona cosa questo significa.
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A cura di Ciaopeople Studios
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In inglese si chiama Assistent Violence, ossia la violenza che fa male solo per il fatto che la si vede e questa è una forma di violenza che i bambini tipicamente subiscono in ambito familiare. La violenza domestica, infatti, statisticamente è molto presente nelle famiglie: dai dati ISTAT del 2015 sembra che i figli abbiano assistito a un atto di violenza nei confronti della madre nel 64,8% dei casi o che ne siano stati addirittura vittima nel 23,7 %. Sono percentuali alte che ben si integrano con i dati relativi al femminicidio che spesso avviene in ambito familiare: basti pensare a quelli del primo semestre del 2020 che hanno visto una crescita degli omicidi di persone di sesso femminile, 59 donne, rispetto al 2019, e 53 sono avvenuti in famiglia. Il periodo del lockdown è stato un periodo difficile per molti motivi per le famiglie dove la violenza viene agita e in genere chi la agisce è la figura maschile.

A Napoli si fa sul serio: VIDaCS

Proprio in questo momento di instabilità e di difficoltà ci si può fermare a riflettere: un attimo prima che sia troppo tardi. Il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ha ideato un progetto, finanziato dalla Comunità Europea, per sensibilizzare e creare consapevolezza negli uomini, come padri e come compagni, sulle azioni che si compiono in casa. Imparare a gestire atti di rabbia o comportamenti inadeguati per il bene di tutti è possibile e lo si può sperimentare da novembre a Napoli in Piazza Nazionale 35 – Centro OLV- Asl Na1 Centro. A sostenerlo la Prof.ssa Arcidiacono dell’Ateneo Federico II, coordinatrice di VIDaCS (Violent Dad in Child Shoes, project founded by European Commission); è “un progetto che ha come obiettivo la costruzione di un serious game che attraverso la realtà virtuale può far sperimentare ai padri quali sono le emozioni e i vissuti dei bambini nel momento in cui vivono situazioni di violenza.” La realizzazione del video game in sperimentazione pilota al Centro OLV è stata possibile grazie a Roots in Action associazione di musicoterapia e Cooperativa Terzo Settore che hanno promosso il lavoro a scuola con i bambini, insieme a Protom srl e Villa delle Ginestre, aziende sempre napoletane, riconosciute nell’uso delle nuove tecnologie per finalità sanitarie e educative.

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Un gioco virtuale da vivere come protagonista per favorire il cambiamento

Il progetto è già stato “collaudato” su alcuni uomini che hanno fatto esperienza del gioco e delle sensazioni che i bambini vivono in un ambiente familiare non sereno. Le reazioni sono state diverse, sia durante il serious game, sia dopo. La sperimentazione della realtà virtuale è molto forte. “La realtà virtuale ti permette di rimanere te stesso ed entrare nei panni di un altro molto più del cinema. Tu entri sulla scena. Sei protagonista, attore, e tutto viene potenziato.”

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Questo gioco ti mette nei panni di un bambino e le sensazioni che si provano sono intense e portano al cambiamento. C’è chi si agita, chi muove la gamba, chi muove la mano, chi inizia a spostarsi sulla sedia, chi inizia a parlare, immedesimandosi nel gioco. Ciò che hanno verbalizzato i primi invitati a giocare con la realtà virtuale è significativo. Chi ha avuto una sensazione di nausea e di pesantezza allo stomaco, chi ha riconosciuto alcune sfaccettature dei propri comportamenti e chi invece lo ha vissuto con gli occhi di quando era piccolo, ricordando la separazione dei genitori e sottolineando da adulto l’importanza di disinnescare i meccanismi di conflitto.

Dalla parte dei bambini e di tutta la famiglia

Perché i bambini capiscono tutto. Perché cercano di proteggersi da soli quando gli adulti non li proteggono dalle loro intolleranze, dalla rabbia e dall’incapacità di dialogo tra adulti. A volte si ritirano nel silenzio, a volte fanno finta di non vedere, a volte si puniscono perché si sentono responsabili di ciò che accade. Allora come adulti abbiamo il dovere di cambiare e di fermarci un attimo prima. Questo gioco fa bene a tutti per guardare la realtà che si è diventati come davanti a uno specchio e riconoscere il momento in cui ci si deve fermare e posticipare una discussione, o per augurarsi di non agire mai in modo violento. Mettiamoci nei panni dei bambini, e guardiamoci con i loro occhi.
Per tutte le informazioni segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/vidacsEU/).

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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