Come ampliare le soft skills nel mondo del lavoro? Fanpage.it e McDonald’s gettano uno sguardo nel futuro delle imprese

In un mercato ultracompetitivo valorizzare le proprie esperienze e competenze emotivo-relazionali è l’unica carta vincente. Se ne è discusso in un talk live sulla pagina Facebook, sul sito e sul canale YouTube di Fanpage.it.
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Oggi finalmente è maturata la consapevolezza che, per lavorare e avere successo, bisogna saper sfruttare tante risorse che ciascuno nei propri percorsi di vita ha messo nello zaino in attesa di poterle utilizzare. Abbiamo fatto corsi di teatro per anni? Usiamoli per parlare alla conference aziendali davanti a tutta la dirigenza senza far tremare la voce. Abbiamo fatto anni di animazione per pagare l’università? Ci tornerà utile quando dovremo gestire gli up and down di un team di lavoro.

Ma cosa sono effettivamente queste competenze trasversali che tutti chiamano soft skills? Sono quelle che non si misurano sulla teoria ma solo sull’esperienza. Non è importante quanto si sa di leadership, ma solo se si sa esercitarla. Non è importante quanto si conosce in linea teorica della gestione dello stress, ma quanto si mette in campo durante i momenti più cruciali del lavoro. Tra le soft skills troviamo l’autonomia nel lavoro, l’autostima, la capacità di adattarsi a situazioni diverse, il problem solving, l’intraprendenza e la capacità di pianificare o di aggiornarsi, migliorandosi. Tutte abilità che sono decisive per lavorare bene, per crescere e per far crescere l’azienda in un rapporto di valore biunivoco.

Di tutto questo si è parlato in una live organizzata da Fanpage.it con McDonald’s Italia. Dopo un’introduzione di Francesco Cancellato, Direttore Responsabile di Fanpage.it, nella quale ha spiegato l’importanza delle competenze emotivo-relazionali e quanto contino nel contesto di un’esperienza lavorativa, ha passato la palla a Salvatore Esposito, un tempo “crew” e poi direttore proprio di un ristorante della nota catena americana, oggi con un’importante carriera di attore dietro e davanti a sé: “Io ho lavorato per McDonald's dai 18 ai 24 anni prima di trasferirmi a Roma per studiare recitazione. Ogni giorno che passavo lì mi sentivo in famiglia, avevamo creato un gruppo pazzesco. Le soft skills sono delle abilità anche innate che scopri di avere quando, come è capitato a me in quella occasione, sei messo a capo di un gruppo di lavoro. Abilità che poi sono state fondamentali nella mia seconda carriera nella quale ho dovuto confrontarmi con tantissime persone, dentro e fuori dal set”.

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Con Alessandro Rosina, Ordinario di Demografia presso l’Università Cattolica di Milano, si è poi affrontato il tema dell'importanza delle Soft Skills sul luogo di lavoro: quali siano le modalità entro cui si attivano, cosa deve fare un giovane per allenarle, e quali siano le modalità attraverso cui un datore di lavoro può valorizzarle. In particolare, il docente ha tenuto a precisare che “le competenze digitali sono molto importanti ma, ad esempio, oggi non sappiamo quali saranno utili fra vent’anni. Sappiamo invece che saranno valide oggi fra 30 anni competenze come l’imparare a imparare, mettersi in continuo aggiornamento, o competenze sociali, come il saper prendere decisioni, lavorare in gruppo, imparare dai propri errori. La scuola non è sufficiente per coltivarle, servono invece contesti come, ad esempio, lo sport o il volontariato”. O il lavoro stesso, come ha puntualizzato ancora Esposito: “in McDonald's in fase di formazione mi dicevano «per ogni cliente scontento, ne seguiranno altri 30 per effetto del passaparola» e proprio aver imparato ad ascoltare mi ha aiutato a disinnescare parecchie situazioni allora e nelle mie esperienze lavorative successive”.

Dell’importanza dell’intelligenza emotiva e di come un datore di lavoro può allenarla e valorizzarla ha parlato Antonella D’Amico, psicologa, PHD, Ricercatrice e Docente dell'Università di Palermo: “è proprio il termine «soft skills» a essere fuorviante: queste competenze, infatti, sono spesso molto più importanti di quelle «hard». Le competenze emotive e relazionali non solo cominciano a essere decisive per riuscire a scuola e all’università, ma possono senz’altro essere coltivate già in questi contesti. Non possiamo infatti pensare che escano da scuola completamente privi di queste competenze, col rischio di perdersi nel mondo del lavoro”.

Nadia Bourammane, Field Trainer di McDonald’s Italia, ha raccontato la sua storia e la sua esperienza lavorativa: di quanto essa si leghi con lo sviluppo delle soft skills e di quanto queste siano state utili per crescere all’interno del gruppo: “Dopo un percorso di crescita nei ristoranti McDonald's, dove ho ricoperto diversi ruoli, ora sono trainer; lavorare in un ristorante aiuta a maturare parecchie soft skills, prendere decisioni per se stessi e per gli altri. Saper gestire un team e valorizzarne i membri diventano elementi fondamentali per gestire anche le mansioni che sembrano le più semplici. Una soft skill che ho imparato lavorando nei ristoranti è stata sicuramente la gestione del tempo: individuare le priorità, rispettare le tempistiche, saper organizzarsi. Cosa che mi è stata utile anche per terminare il mio percorso di studi”.

La diretta si è conclusa commentando una considerazione giunta dal pubblico, ovvero che spesso si dispone di soft skills, ma non si sa di averle. Quindi anche saperne valutare l’esistenza diventa importante. “Molti in effetti non sanno di possederle – ha confermato D’Amico – La nostra percezione di competenza deriva infatti spesso e volentieri dal modo in cui veniamo valutati. Quando si chiede a un bambino se ritiene di essere bravo, ad esempio, in matematica, questi risponderà «sì, sono bravo perché la maestra mi ha dato 10». Sulle soft skills, invece, difficilmente c’è un riscontro oggettivo. Una loro valutazione, quindi, è molto importante, ma non per distinguere i bravi dai cattivi, ma solo per aiutare a far acquisire consapevolezza”. Le ha fatto eco Alessandro Rosina: “Le competenze trasversali mettono al centro la persona nelle sue specificità. Mentre le competenze tecniche vengono valutate secondo criteri standard, con la persona che deve adeguarsi all’aspettativa esterna, con le soft skills il processo è ribaltato e conta il percorso personale. Riconoscere la propria diversità e trasformarla in valore, la capacità di imparare dagli errori o saper gestire l’imprevisto sono tutte conquiste capaci di apportare un valore aggiunto che arricchirà tutti. Più quindi che un punteggio dall’esterno, per queste competenze serve acquisire la capacità di autovalutarsi”.

Contenuto pubblicitario a cura di Ciaopeople Studios.
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