Al via #NextBreathChallenge: una sfida social per sostenere chi soffre di asma
Una candela da spegnere soffiando delicatamente sullo schermo del telefonino mentre si registra un video o si scatta una foto. È #NextBreathChallenge, la nuova sfida che da oggi corre sui social per sensibilizzare gli utenti sull’asma proprio nella giornata mondiale dedicata a questa malattia: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, colpisce più di 339 milioni di persone in tutto il mondo.
I dati sull’asma in Italia
In Italia a soffrirne sono circa tre milioni, quasi il 5% della popolazione. Un paziente su dieci è un bambino in età prescolare e scolare. I sintomi possono essere invalidanti e, nella forma più grave, che colpisce dal 5% al 10% degli asmatici, questa malattia, caratterizzata da un’infiammazione cronica delle vie aeree che rende difficile la respirazione, se non adeguatamente trattata può portare a frequenti attacchi, riacutizzazioni, visite in pronto soccorso o ospedalizzazioni.
I sintomi possono comparire all’improvviso
Sibili, mancanza di respiro, senso di costrizione toracica e tosse che varia nel tempo e di intensità. Spesso i sintomi compaiono all’improvviso e, nelle forme gravi, in maniera dirompente e pericolosa. In tutti i casi incidono non solo sulla salute, ma anche sulla sfera psicologica dei pazienti, che spesso si trovano a dover rinunciare anche alle più banali attività, come andare a scuola oppure al lavoro, o praticare sport.
La forma più grave
Nella forma più grave, poi, i sintomi sono persistenti e difficili da controllare con la terapia standard a base di corticosteroidi inalatori. Le visite al pronto soccorso sono frequenti, come i ricoveri in emergenza. Molti pazienti perdono anni per arrivare a una diagnosi corretta e, non essendo sufficientemente consapevoli della propria condizione e non sapendo come affrontarla, vivono un disagio quotidiano pesante e un forte senso di sconforto che ne compromette la qualità della vita.
I disagi di chi ne soffre
A lamentarlo sono 9 pazienti su 10, secondo la prima indagine specifica sull’asma grave svolta per Sanofi, che da anni è impegnata a sensibilizzare su questa malattia. In particolare, il 65% degli intervistati ha dichiarato di dover assentarsi dal lavoro o di essere talvolta poco produttivo a causa di frequenti visite dal medico o in ospedale, del tempo da dedicare alla somministrazione dei farmaci o per gli effetti delle medicine assunte. Il 37% ritiene che l’asma sia un limite per poter fare carriera e addirittura il 33% ha rinunciato a proposte di lavoro o di studio.
Per questo è sempre più importante sostenere quotidianamente i pazienti, promuovere un migliore coordinamento tra le figure sanitarie coinvolte nella loro presa in carico e garantire l’accesso a cure innovative. Soprattutto, poter controllare questa infiammazione grazie a nuove terapie mirate può essere un grande aiuto per trattare le forme più gravi e invalidanti dell’asma.
La sfida #NextBreathChallange
Proprio per sensibilizzare sull’importanza di un adeguato controllo di questa malattia, il 4 maggio sui canali social di Sanofi si è svolto l’evento in streaming “Senza fiato”, con la partecipazione della campionessa mondiale di apnea Alessia Zecchini e di esperti del settore. E oggi, in occasione della Giornata Mondiale dell’Asma, Sanofi ha lanciato la campagna social #NextBreathChallenge, che offre lo spunto per informare i pazienti sulla possibilità di controllare l’asma a lungo termine, agendo sulle cause profonde di questa patologia infiammatoria cronica delle vie respiratorie.
Partecipare è semplicissimo: dopo aver attivato il filtro #NextBreathChallenge nella libreria dei filtri sul proprio profilo Instagram oppure in alto a sinistra nelle storie di Facebook pubblicate dagli altri utenti, al centro del proprio schermo apparirà una candela. La “sfida” consiste nello spegnerla soffiando delicatamente mentre si registra un video o si scatta una foto. Il vero obiettivo è condividere il video o l’immagine nelle storie per dimostrare il proprio supporto a chi convive con l’asma e sensibilizzare sull’importanza di un’adeguata presa in carico di questa patologia cronica.