Studenti in piazza in 70 città, primo sciopero contro l’alternanza scuola-lavoro: “Basta sfruttamento”
Studenti in piazza in 70 città italiane per protestare contro l’alternanza scuola-lavoro introdotta dalla riforma della Buona Scuola del 2015. È il primo sciopero in assoluto contro il percorso di affiancamento al lavoro nelle aziende previsto per gli studenti del terzo, quarto e quinto anno del ciclo di scuola superiore. Gli studenti in piazza indosseranno delle tute blu contro lo sfruttamento e chiedendo un’alternanza definita di qualità. La manifestazione è stata convocata dall’Unione degli studenti e aderirà anche Link, l’associazione universitaria che vuole denunciare i “tirocini-sfruttamento”.
“Oggi abbiamo convocato il primo sciopero dell’alternanza scuola-lavoro. Chiediamo al ministero dell’Istruzione che fine abbia fatto lo statuto delle studentesse e degli studenti in alternanza scuola-lavoro e il codice etico per le aziende? Siamo stanchi di aspettare!”, dichiara Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell'Unione degli studenti. "Come studenti – aggiunge – viviamo sulla nostra pelle i disagi di questo modello di alternanza scuola-lavoro, noi siamo studenti, non merce nelle mani delle aziende”. In piazza anche la Rete degli Studenti Medi: "Si parla di rilancio del paese, di pil e di crescita, ma il dato che rimane costante è il sottofinanziamento della scuola pubblica – dichiara il coordinatore nazionale Giammarco Manfreda – Vogliamo una scuola gratuita, accessibile a tutti, che ci stimoli nel nostro percorso di crescita e non siamo più disposti a scendere a compromessi". Secondo Manfreda, "l'alternanza scuola-lavoro continua a presentare le criticità che denunciamo da ormai due anni alle quali il ministero tarda a dare risposte concrete. Ad oggi continuano a mancare regole e criteri che definiscono chi può e chi non può ospitare queste esperienze e siamo stanchi di dover sentire di nostri compagni umiliati in esperienze che di formativo non hanno nulla".
Anche gli universitari scenderanno in piazza “per denunciare i tirocini-sfruttamento: siamo stanchi di vedere i nostri percorsi di studio degradati a manodopera a basso costo per enti, privati e imprese”, sostiene Andrea Torti, coordinatore nazionale di Link. “Con la campagna Formazione Precaria – spiega ancora – abbiamo lanciato un'inchiesta, con lo scopo di portare alla luce lo sfruttamento che gli studenti e le studentesse vivono nei loro percorsi accademici”. Martina Carpani, coordinatrice nazionale di Rete della Conoscenza, chiede al governo di “stanziare maggiori risorse in Istruzione e Ricerca. Le risorse regalate alle aziende con gli sgravi fiscali vanno invece investite per un'istruzione gratuita e di qualità. La scuola e l'università non devono essere asservite al profitto degli sfruttatori, semmai devono cambiare il mondo del lavoro. L'istruzione deve essere garantita a tutte e tutti abolendo il numero chiuso all'università e istituendo il reddito di formazione universale”.
Le manifestazioni di oggi nascono non solo dalla protesta contro l’alternanza scuola-lavoro e ai casi di percorsi che poco hanno a che vedere con gli studi dei ragazzi e delle ragazze degli istituti superiori, ma anche per mettere al centro della discussione le scarse risorse riservate alla scuola pubblica e le condizioni dell’edilizia scolastica. Negli scorsi giorni la Rete degli Studenti Medi ha invece presentato un dossier nel quale ha fornito alcuni dati riguardanti l'alternanza scuola-lavoro e ha sottolineato quali sono gli aspetti di questo percorso che funzionano meno a due anni dalla riforma che l'ha resa obbligatoria.
Fedeli: ‘Al lavoro per migliorarne la qualità'
La ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli ha commentato la manifestazione degli studenti scesi oggi in piazza sottolineando come quella dell'alternanza scuola-lavoro sia "una innovazione didattica importante, uno strumento che offre la possibilità di acquisire competenze trasversali e consente di orientarsi con più consapevolezza verso il loro futuro di studi e lavorativo". La Fedeli ribadisce che il ministero crede "profondamente" nell'alternanza e sta lavorando per "elevare ulteriormente la qualità dei percorsi offerti, mettendo al centro, le nostre ragazze e i nostri ragazzi". "Su questo punto – aggiunge – garantiamo il massimo impegno e anche la massima fermezza di intervento in caso di situazioni in cui il patto formativo che sta alla base dell'alternanza sia violato, impedendo a studentesse e studenti di fare un percorso significativo, innovativo e di qualità. Stiamo mettendo in campo strumenti concreti che vanno in questa direzione e che ci consentiranno un costante monitoraggio e controllo perché la qualità formativa è decisiva". La ministra dell'Istruzione parla inoltre di un ampio confronto sul tema che avverrà il 16 dicembre: "Organizzeremo come ministero gli Stati Generali dell'alternanza con tutti gli attori in campo, a partire dai rappresentanti delle ragazze e dei ragazzi. Prima di allora lanceremo due strumenti importantissimi: la piattaforma di gestione dell'alternanza e la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza che sono strettamente connesse fra loro".