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Studentessa stuprata sul bus, scarcerato uno dei responsabili: proteste in India

Uno degli stupratori della studentessa nota come “Nirbhaya” e morta tre anni fa in seguito a una violenza sessuale è stato scarcerato. All’epoca dei fatti era minorenne.
A cura di Susanna Picone
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Il più giovane degli uomini condannati per lo stupro e la morte della studentessa violentata su un bus in India nel 2012 è stato liberato dal carcere minorile. Il giovane, di cui non si conosce il nome, all’epoca dei fatti non era ancora maggiorenne ed era stato condannato a tre anni nell'agosto 2013, pena massima prevista per questo reato compiuto da minorenni. Anche se adesso è maggiorenne il ragazzo ha dunque dovuto scontare soltanto il triennio di pena presso il riformatorio. La scarcerazione dell’uomo è stata criticata da molti in India, anche dalla famiglia della studentessa nota come “Nirbhaya” e morta in seguito alla brutale violenza sessuale. Molti attivisti e politici hanno rivolto un appello al governo per sospendere il provvedimento. Venerdì il tribunale aveva dichiarato: “Concordiamo che si tratta di una questione grave. Ma dopo il 20 dicembre il giovane non può restare nella residenza speciale per legge”. Il giovane scarcerato faceva parte del gruppo di sei uomini che la sera del 16 dicembre 2012 hanno stuprato su un autobus la studentessa. Quattro sono stati condannati a morte mentre un quinto si è suicidato in carcere.

Nuove proteste a New Delhi – La notizia della liberazione dello stupratore è stata accompagnata dalle proteste nuovamente esplose a New Delhi. Diversi manifestanti sono stati prelevati dalla polizia mentre inscenavano una manifestazione contro il governo nei pressi del monumento ai Caduti dell’India Gate, teatro della rivolta scoppiata nel dicembre 2012 dopo lo stupro della studentessa, diventata suo malgrado simbolo delle violenze sulle donne in India. “Non ho paura di andare in prigione – ha detto ai giornalisti la madre Asha Devi – Oggi si cerca di salvare un criminale e per questo la polizia ha schierato molte forze. Se questi poliziotti fossero impiegati per la sicurezza delle donne, non ci sarebbero più stupri”.

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