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Strage di Ustica

Strage Ustica, Ministeri Difesa e Trasporti condannati a pagare 12 milioni di euro

Il tribunale di Palermo con tre distinte sentenze ha conferma la tesi secondo la quale l'”aereo fu colpito da un missile”. Risarcimenti per 31 familiari delle 81 vittime della strage avvenuta il 27 giugno ’80.
A cura di Biagio Chiariello
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A distanza di oltre 35 anni dalla tragedia di Ustica, arrivano tre nuove sentenze del tribunale di Palermo che condannano i ministeri della Difesa e dei Trasporti a pagare quasi 12 milioni di euro di risarcimento a 31 familiari delle 81 vittime del disastro del Dc-9 Itavia precipitato al largo di Ustica il 27 giugno '80 mentre da Bologna andava verso il capoluogo siciliano. Con tre distinte sentenze, emesse il 13 e il 19 gennaio, che si vanno ad aggiungere a quelle già emesse nel capoluogo siciliano, alcune delle quali confermate anche in appello e in Cassazione. Per i due dicasteri, non è la prima condanna al risarcimento: il 9 ottobre 2014 il giudice monocratico di Palermo, Sebastiana Ciardo, ha condannato Difesa e Trasporti a risarcire con 5 milioni e 637.199 euro altri 14 familiari.

Per la Cassazione il veivolo era stato abbattuto da un missile

Secondo i giudici della terza sezione civile, Giuseppe Rini e Paolo Criscuoli, il dramma di Ustica fu causato con “elevata probabilità” da un missile o da una “quasi collisione” con un altro aereo “intruso”, perciò da un evento esterno alla carlinga del Dc-9 Itavia. Restano confermate le conclusioni della sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore che nel 1999 sentenziò che il velivolo fu abbattuto nel corso di una battaglia aerea e che la sua rotta era stata disturbata da caccia militari di diversi Paesi ancora da identificare. Anche in questa occasione il tribunale di Palermo ha accertato che proprio quelle analisi e quelle perizie condotte durante l’istruttoria Priore sono sufficienti per affermare che il Dc-9 fu abbattuto.

Ustica, processo prosegue in sede penale

La battaglia legale ora continua in sede penale, con un'inchiesta che deve fare chiarezza sulla nazionalità degli aerei che quella notte, anche secondo la Nato, si trovavano inspiegabilmente troppo vicini al volo Itavia. "Ci rammarica – ha concluso l'avvocato Osnato – solo della intervenuta prescrizione del depistaggio, fatto comunque acclarato dal tribunale di Palermo, ma deplorevole e certamente gravemente scorretto. Depistaggio accertato, ancora una volta, soprattutto a carico degli allora vertici della nostra Aeronautica militare".

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